meloni schlein

"LA DIRETTA SOCIAL TUTELA I POLITICI, NON I CITTADINI" – ALDO GRASSO BASTONA MELONI, SALVINI, CONTE E ELLY SCHLEIN – “PREFERISCONO RIVOLGERSI AI CITTADINI DAI PROPRI ACCOUNT PERSONALI, SIA PER SOTTRARSI ALLE DOMANDE DEI GIORNALISTI SIA PER EVITARE LE INTERPRETAZIONI DEI MEDESIMI. COSÌ LA DINAMICA DEL POTERE FRA POLITICA E MEDIA È SBILANCIATA A FAVORE DEI POLITICI CHE SI SENTONO PIÙ “PROTETTI”. MA IL CITTADINO È MENO TUTELATO E SI RISCHIA ANCHE DI…”

Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il Corriere della Sera

 

GIORGIA MELONI diretta social

Quando Silvio Berlusconi inviava le cassette registrate dei suoi interventi ai tg, lo faceva perché non voleva essere «tagliato», reinterpretato. Sosteneva che attraverso l’immagine tv il suo messaggio arrivava «forte e chiaro», senza manipolazioni. Adesso c’è la diretta Instagram. Per questo oggi molti politici, da Giorgia Meloni a Elly Schlein, preferiscono rivolgersi ai cittadini dai propri account personali, sia per sottrarsi alle domande dei giornalisti sia per evitare le interpretazioni dei medesimi.

 

Possono entrare in gioco anche ragioni psicologiche: non tutti (plurale sovraesteso) hanno una forza carismatica per affrontare una conferenza stampa. Stiamo assistendo a un fenomeno epocale che ha già largamente investito le logiche del mercato e ora sta trasformando quelle del mondo della comunicazione. 

 

(...)

ELLY SCHLEIN diretta social

Oggi la dinamica rischia di rovesciarsi: per ragioni tecnologiche e generazionali, il politico preferisce muoversi in un ambiente virtuale in cui la dinamica del potere fra politica e media è sbilanciata a suo favore. I social network, come ben sappiamo, permettono a chiunque di comunicare ai follower la propria opinione: la «disintermediazione digitale» ha accorciato le distanze tra gli attori coinvolti, spesso a scapito dei ruoli. Quindi la comunicazione viaggia su binari più sicuri? La proliferazione di informazioni online genera smarrimento e non tutti hanno la stessa capacità di comprensione del testo. Il politico si sente più «protetto» ma il cittadino è meno tutelato e si rischia anche di esacerbare un digital divide già esistente nelle diverse classi sociali.

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