Irene Soave per www.corriere.it
Per alcuni è il più grande danzatore classico vivente: i paragoni della critica sono con Nurejev e Barishnikov, quasi sempre però accompagnati da aggettivi come «controverso», «iconoclasta», «autodistruttivo», «punk». Anche chi non sa cosa sia un plié lo ha già visto danzare: l’interprete magnetico, diretto da David LaChapelle, del video di Take me to Church, la hit 2015 di Hozier, era lui. Trenta milioni di views.
Negli anni ha detto di tutto: i «ciccioni» vanno «schiaffeggiati», le donne «sono fuori controllo perché più nessuno le scopa», Putin «è la mia luce». Ha sul torace tre tatuaggi del volto del presidente russo ed un «sole nero», simbolo runico adottato da Himmler per i pavimenti del suo castello, ma li sta cancellando col laser: «Voglio essere pulito». Ci vorranno due anni. Intanto basta annunciare la presenza di Sergei Polunin in un teatro europeo per far partire campagne, petizioni, mobilitazioni.
L’ultimo caso è in corso ora a Milano. Classe 1989, nato a Kherson cioè nel cuore della guerra che devasta l’Ucraina ma sposato con l’olimpionica russa di danza sul ghiaccio Elena Il’inych, dovrebbe esibirsi il 28 e 29 gennaio, sole date italiane, al Teatro degli Arcimboldi con il balletto Rasputin - Dance Drama. «Ma stiamo considerando di cancellare», ammette il direttore Gianmario Longoni.
C’è già un cauto annuncio su Instagram. Formula dubitativa: «Pur credendo nella libertà di espressione e nell’apoliticità dell’arte, la direzione sta lavorando alla sospensione delle repliche del balletto Rasputin - Dance drama annunciato in cartellone dal dicembre 2019». Da una settimana, sui social e nella casella di posta del teatro («sono arrivate centinaia di messaggi»), si moltiplicano i messaggi di protesta: è filorusso, omofobo, adoratore di Putin: mandatelo via.
Sulla piattaforma Change.org un migliaio di firme raccolte indirizzano un messaggio al sindaco di Milano, Beppe Sala: faccia cancellare lo spettacolo. Il sindaco, contattato dal Corriere, non commenta. La petizione è rilanciata da varie associazioni pro-Ucraina in Italia, come Supolka, la rete dei bielorussi nel Paese.
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