LA SECONDA VITA DI ASIA ARGENTO: DOPO LE CANNE E L'ALCOLISMO SIAMO PASSATI ALLA FASE ASCETICA – “DA 3 ANNI SONO SOBRIA, MI HA AIUTATO LA MEDITAZIONE. MIA MADRE? ERA VIOLENTA E A 5 ANNI MI MANDAVA A COMPRARE LE BOTTIGLIE DI VODKA. MIO PADRE? MI SONO SEMPRE CHIESTA: “PERCHÉ NON GLIENE FREGA NIENTE CHE STO COSÌ?” – “IL METOO? HO IL DESIDERIO DI DISTRUGGERLO. DAL DENUNCIARE I MISFATTI DI CRIMINALI COME WEINSTEIN, SIAMO PASSATI A CANCELLARE PERSONE CHE HANNO UNA CONDOTTA SESSUALE NON IRREPRENSIBILE. MORGAN? UNA PERSONA MALATA” – LA MEDIUM CHE HA VISTO LA SORELLA, LA MADRE CHE PRATICAVA MAGIA BIANCA E…

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Estratto dell'articolo di Jonathan Bazzi per “Sette – Corriere della Sera”

 

ASIA ARGENTO ASIA ARGENTO

A un certo punto veniamo interrotti dal miagolio dei suoi gatti: «Li sente? Sono tre. Tutti abbandonati, e tutti e tre neri: quelli che la gente non vuole». Asia Argento è in una fase nuova della sua vita: la disintossicazione dall'alcol, le pratiche spirituali, la voglia di riconciliazione e perdono.

 

A Venezia invece arriva con un personaggio ancora estremo: la madre-capobanda in cui si imbatte la giovane protagonista di Selon Joy, devota orfana il cui destino prende di colpo una piega imprevista in una baby gang di spacciatori.

 

Selon Joy racconta una specie di conversione al contrario.

«Conosco la regista, Camille Lugan, da anni, ma non la sentivo da tanto. È riapparsa con questo copione e mi è piaciuto molto il mondo un po' distopico che si è inventata. Le mie scene le ho girate tutte in un hangar a Le Havre, in Francia. Un posto bruttissimo, col porto che si affaccia sulla Manica. Uno dei centri del narcotraffico. Desolato, senza niente: perfetto per il film».

ASIA ARGENTO - MEDAGLIA DEGLI ALCOLISTI ANONIMI PER 3 ANNI DI SOBRIETA ASIA ARGENTO - MEDAGLIA DEGLI ALCOLISTI ANONIMI PER 3 ANNI DI SOBRIETA

 

[…]

Sui social ha da poco celebrato i tre anni di sobrietà.

«La disintossicazione è arrivata dopo la grazia. Chi ha una dipendenza vera difficilmente riesce a smettere. Direi un cinque per cento. E tutti quelli che ci riescono parlano di grazia: è inspiegabile il motivo per cui alcuni ce la fanno e gli altri no».

 

Lei ce l'ha fatta.

«Per ora. Ho molta paura di tornare dov'ero. Ma mi impegno molto attraverso pratiche quotidiane, come la meditazione, per non ricaderci.

 

Quarantacinque minuti, un'ora: ogni mattina. Perché la mia naturale condizione sarebbe di andare verso il buio. Le voci, i pensieri parassiti: una sorta di vergogna che ho sin da piccola, un senso di spavento quando devo stare in mezzo agli altri».

asia argento daria nicolodi asia argento daria nicolodi

 

Il suo film, Incompresa, racconta di una bambina maltrattata da tutti.

«La mia infanzia è stata anche peggio del film. Sullo schermo volevo renderla più buffa, grottesca. Finché mia madre era viva non potevo raccontare che fosse stata violenta fisicamente.

 

A cinque anni mi mandava a comprare le bottiglie di vodka. Le vedevo svuotarsi in fretta nel freezer. Dicevo a mia sorella: “Guarda che mamma beve tanto”, ma non mi dava retta. Non l'ho raccontato perché mi dispiaceva, o avevo ancora paura di lei».

Daria Nicolodi, sua madre, dall'esterno era una figura affascinante. «Anche dall'interno».

 

ASIA ARGENTO NEL 2000, A 24 ANNI, CON IL PADRE DARIO ASIA ARGENTO NEL 2000, A 24 ANNI, CON IL PADRE DARIO

Aveva una passione per l'esoterismo.

«Io no […] non ho mai fatto una seduta spiritica. Non voglio sapere troppo: preferisco rimanere terra terra».

 

Invece sua madre?

«Una donna molto sapiente, con una cultura pazzesca. Ma beveva e non le ha fatto bene inoltrarsi in questi territori. Se non sei un canale pulito possono manifestarsi cose spaventose».

 

Faceva sedute spiritiche?

«Non credo: penso praticasse la magia bianca, ma è qualcosa di cui io non so nulla».

 

Da piccola quali erano i suoi giochi?

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«Avevo un'amica immaginaria: si chiamava Carletta. Le parlavo attraverso un cavo del telefono che usciva dal muro. Faceva la centralinista e mi passava varie persone durante il giorno. La portavo anche in giro con me: mi ha salvata».

 

Altro?

«Avevo un rapporto molto forte con le piante e col vento. Stavo spesso da sola, e appena potevo, anche fuori, al ristorante, andavo a parlare con le piante. E ascoltavo il vento: mi metteva gioia. I momenti di felicità che ricordo sono questi».

 

Lei parla di ereditarietà del trauma per le donne della sua famiglia: c'entra il rifiuto della società verso il femminile non conforme?

«[…] nonna, la bisnonna, la trisnonna […] poetessa, l'attrice, la filosofa: una suicida, un'altra morfinomane... Mi dicevo: non sarò mai come loro, ma quando ho trovato le sostanze ho fatto un sospiro di sollievo.  […] Prima le canne, poi sempre di più: non bastava mai. Alla fine sono diventata quello che non volevo: alcolista anch'io, come mia madre».

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[…]

 

E Dario Argento, suo padre?

«Mi vedeva in quello stato, io pensavo: “Ma perché non gliene frega niente che sto così?”. Ma ha 84 anni: parlare di queste cose non fa parte della sua educazione. […]».

 

Lei e Morgan sembrate in due fasi della vita opposte: verso gli eccessi di un uomo c'è più indulgenza?

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«Non credo sia questione di genere: Marco è una persona malata che ancora non ha iniziato un cambiamento. Pasolini, dipendente dal sesso […]

 

Gli ultimi fatti legati a Marco sono terrificanti, ma se lui avesse avuto la grazia di desiderare di rimanere pulito non si sarebbe comportato in quel modo. Non lo sto giustificando: anzi forse pagare può essere l'unica cosa in grado di fermare il suo autolesionismo».

 

Lei è stata una delle iniziatrici del Me Too, sette anni fa.

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«È partito con una purezza di intenti, poi se n'è impossessata la macchina tritacarne. Gogne mediatiche, persecuzioni tramite tweet e hashtag […] dal denunciare i misfatti di criminali come Weinstein, che impunemente violentava ragazze, siamo passati a cancellare persone che hanno una condotta sessuale non irreprensibile […] l'America ha buttato tutto in una deriva micidiale, facendo una poltiglia che semplifica le cose. Un finto nuovo puritanesimo che umilia anche la cultura, l'arte, la musica. Al cinema la sessualità non si può più raccontare a trecentosessanta gradi. Ho il desiderio di distruggere tutto questo».

 

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Come?

«Sto scrivendo un nuovo film: sono tre anni che mi ossessiona. Me lo finanzio da sola: in passato ho visto che ricevere soldi limita la libertà creativa».

[…]

Sua sorella Anna morì nel 1994 in un incidente stradale.

«È ancora difficile parlarne. L'anno scorso ero in India, in un centro ayurvedico. Mi hanno invitata a una cerimonia indù all'alba: ero scettica. Una parte di me non vuole essere come mia madre: riporta tutto alla casualità. Ma verso la fine del rito sono arrivati moltissimi corvi, abbiamo cominciato a battergli le mani.

 

Finita la cerimonia una medium americana, senza che le chiedessi nulla, è venuta da me e mi ha detto che vedeva mia sorella al mio fianco. Me l'ha descritta, piangendo. Ha detto che mi stava abbracciando e baciando, e voleva farmi sapere delle cose molto belle, che preferisco non ripetere».

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L'ha resa felice?

«Mi ha sconvolto: in tutti questi anni parlarle, anche solo cinque minuti, è sempre stato il mio sogno. Ogni anno nel programma degli Alcolisti Anonimi facciamo ammenda: quest'anno ho chiesto scusa anche a lei. Prima di morire mia sorella ha visto che la mia dipendenza stava già degenerando. Mi dispiace averla spaventata. In questi anni mi è stata accanto più di tutti: anche se non c'era fisicamente io l'ho avvertita. Se ci sono ancora lo devo a lei».

Anthony Bourdain e Asia Argento Anthony Bourdain e Asia Argento

 

[…]

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