CHI HA UCCISO “DIABOLIK”? – FABRIZIO PISCITELLI SI ERA FATTO MOLTI NEMICI CON LA SUA VOGLIA DI ESPANDERSI VERSO LE PIAZZE DI SPACCIO DEL TUSCOLANO, DI PORTA FURBA E DELLA ROMANINA  – LA SCORTA, L’AUTISTA, L’ARMA INCEPPATA: TUTTO QUELLO CHE NON TORNA – LA PISTA DELLA MAFIA ALBANESE... – VIDEO

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1 - ROMA, AGGUATO A DIABOLIK LA PISTA DELLA MAFIA ALBANESE

Estratto dell’articolo di Alessia Marani e Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”

 

Fabrizio Piscitelli Diabolik Foto Mezzelani GMT Fabrizio Piscitelli Diabolik Foto Mezzelani GMT

Chi ha portato a dama Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, il capo ultrà della Curva Nord della Lazio? Chi ha tradito l'amico? Un rebus per gli investigatori, che ora indagano per omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. C'è una pista: Diablo si sentiva ormai così spavaldo e invincibile che alla fine ha pestato i piedi a qualcuno di pesante.

 

E il fatto che fosse andato a un appuntamento nel Parco degli Acquedotti di Cinecittà, zona storicamente gestita dai napoletani della Tuscolana legati alla Camorra ma ora, dopo una serie di arresti eccellenti, passata sotto il controllo dei cavalli albanesi emergenti, porta ai Balcani. Gente con cui, in realtà, Piscitelli, in passato arrestato per narcotraffico e su cui fino alla morte erano rimasti accesi i fari della Dda che con i carabinieri stava indagando su un nuovo giro di droga a Roma Est, avrebbe sempre stretto patti e fatto affari. Tanto che tra i suoi guardaspalle più fidati difficilmente mancava la batteria dei pugili albanesi, un'amicizia cementata dal comune tifo laziale.  

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2 - LA SCORTA, L'ARMA INCEPPATA, L'AUTISTA NUOVO TUTTO QUELLO CHE NON TORNA DELL'OMICIDIO

Estratto dell'articolo Alessia Marani e Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”

 

fabrizio piscitelli diabolik 11 fabrizio piscitelli diabolik 11

La scorta che ogni giorno lo seguiva, ma che per qualche ora non è rimasta insieme a lui. La guardia del corpo che non reagisce e sostiene di non avere visto in faccia il killer. La pistola che si inceppa mentre il sicario tenta di sparare il secondo colpo. La tranquillità ostentata per tutta la mattinata, prima dal barbiere e poi nello studio di un tatuatore. E ora, riavvolgendo il nastro e mettendo in fila tutti i buchi neri dell'inchiesta sull'omicidio del Diabolik ultrà della Lazio, il teschio che Fabrizio Piscitelli si era appena fatto tatuare sulla gamba diventa quasi un presagio di morte.

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L'AUTISTA

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E così, sempre mercoledì, prima dell'appuntamento con il killer, Diabolik fa una capatina nelle sede degli Irriducibili, in via Amulio 47, quartiere Appio. Con lui l'onnipresente guardia del corpo. Un massiccio judoka cubano che gli fa anche da autista. Vanno a pranzo in un ristorante. Poi, arrivano le 18.50. In una panchina del parco degli Acquedotti si consumano gli ultimi secondi di vita di Piscitelli. Accanto a lui, c'è la guardia del corpo.

 

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Gli inquirenti non hanno dubbi: Diabolik doveva incontrarsi con qualcuno che conosceva. All'improvviso alle spalle piomba un uomo. Un colpo dietro l'orecchio e il capo ultras muore. Il killer è un professionista: con freddezza si avvicina e con altrettanto distacco si allontana dalla scena del crimine. L'assassino resta lucido, anche quando la pistola si inceppa mentre cerca di premere il grilletto per la seconda volta, puntando verso il cubano. Il caraibico è terrorizzato.

 

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Il cadavere di Fabrizio Diabolik Piscitelli Diabolik Foto Mezzelani GMT Il cadavere di Fabrizio Diabolik Piscitelli Diabolik Foto Mezzelani GMT

3 - DAL NEGOZIO AL TUSCOLANO ALLA VILLA «MA COSÌ SI ERA FATTO MOLTI NEMICI»

Estratto dell'articolo di Chiara Rai per “il Messaggero”

 

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«Fabrizio voleva espandersi sempre di più. Era partito da Ponte Milvio ma si era preso le piazze di spaccio di Tuscolano, Porta Furba e Romanina, grazie all'appoggio dei napoletani». A parlare è Marco (nome di fantasia), conoscente di Diabolik da oltre vent'anni che preferisce rimanere anonimo. Ha conosciuto Fabrizio Piscitelli, il capo ultrà della Lazio assassinato mercoledì pomeriggio nel parco degli Acquedotti a Roma, ai tempi in cui frequentava la sezione di destra di via Ottaviano e aveva in tasca la tessera del Fronte della Gioventù.

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«Militava con Massimo Carminati, Ciavardini e gli altri di quel giro racconta insomma quelli della sezione di Prati. Lo conoscono tutti negli ambienti di destra e a parte il suo ruolo indiscutibile di leader negli Irriducibili si è fatto diversi nemici, ha pestato i piedi a tanta gente».

 

LA SCALATA

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Marco racconta l'ascesa di Diabolik, la volontà di espandersi: «Grazie agli eredi del boss Michele Senese si era fatto largo in un territorio che notoriamente è dei Casamonica». E i Casamonica acquistavano cocaina da Senese come testimoniato dall'operazione dei carabinieri di Frascati Gramigna bis. Secondo il conoscente di vecchia data ci sarebbero stati episodi che avrebbero creato una situazione di non ritorno, rapporti irreparabili. Tra questi le dichiarazioni di Piscitelli rese in radio subito dopo il raid nel bar giallorosso H501 di Casal Bertone portato a termine da un gruppo di esponenti della Curva Nord che devastarono il locale a sprangate e ferirono un uomo.

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Ad avere la peggio fu un 48enne, altro esponente di rango degli ultrà giallorossi e con aderenze in ambienti dell'ultradestra: «Se la venissero a prendere con noi», aveva detto dalla radio degli Irriducibili il leader Diabolik. Anche quel territorio, quel bar, sembrerebbe fosse frequentato dai Casamonica. «Un altro affronto dopo aver preso le loro piazze di spaccio?», prosegue Marco.

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(...) La sua vita di lusso non è passata inosservata: «Ormai si sentiva il capo di una zona che però non comandava realmente lui continua Marco da Grottaferrata dove conduceva una vita lussuosa, sempre oltre le possibilità di qualsiasi imprenditore di successo, scendeva giù alla Romanina, ce l'aveva ai piedi. Una volta lo hanno fermato a Castel Madama per un brutto litigio con un nomade. Anche lì volarono minacce di morte. Diabolik verrà ricordato da tutti come l'ultrà della Lazio, amato dalla famiglia degli Irriducibili e questo è giusto ma chi lo conosceva bene sa quanti sgarri ha fatto e poi il resto è cronaca, è stato ucciso alla luce del sole, di fronte a tutti. Un messaggio chiaro: ha pagato il suo conto».

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