Luigi Ippolito per “La Lettura – Corriere della Sera”
fregi del partenone al british museum
Il British Museum non esclude la possibilità di prestare ad Atene i marmi del Partenone, ossia quelle sculture - frontone, metope e fregio (nella foto sopra) - sottratte due secoli fa da Lord Elgin e custodite finora a Londra: «Il British Museum è sempre disposto - spiega un portavoce a "la Lettura" - a prendere in considerazione richieste per ottenere in prestito ogni oggetto della collezione. Approfondire l'accesso pubblico, creare nuovi modi e opportunità perché le collezioni siano condivise e comprese in tutto il mondo: ciò resta al cuore di quello che il museo si sforza di ottenere».
marmi del partenone british museum
È un'importante apertura di credito rispetto alla proposta lanciata lo scorso novembre dal premier di Atene, Kyriakos Mitsotakis, che vedrebbe le sculture tornare in Grecia sulla base di un prestito a lungo termine, in cambio del quale andrebbero a Londra opere d'arte antica ora in possesso dei greci. Atene sarebbe disposta a concedere in cambio perfino la mitica Maschera di Agamennone, fulcro del tesoro di Micene, così come il Cronide di Capo Artemisio, una delle poche statue in bronzo sopravvissute dell'era classica, che rappresenta Zeus o Poseidone: tutti capolavori collocati nel Museo Archeologico della capitale ellenica.
«Penso che l'approccio secondo cui i marmi appartengono al British Museum sia leggermente anacronistico», aveva sostenuto alla tv britannica Mitsotakis, dicendosi pronto a «offrire al British Museum oggetti e tesori che non hanno mai lasciato la Grecia», purché le statue del Partenone ritornino sull'Acropoli «per sempre». «La nostra richiesta - aveva spiegato il premier greco - non arriva come un fulmine a ciel sereno. Continueremo a portare avanti le nostre ragioni con il pubblico britannico per la riunificazione dei marmi nel Museo dell'Acropoli: faremo di tutto per raggiungere l'obiettivo».
Sembra dunque avvicinarsi il giorno che vedrà il Partenone tornare a splendere in tutta la sua gloria sotto il sole dell'Ellade: anche perché alcune settimane fa il governo della Gran Bretagna ha accettato di avviare trattative formali con il governo greco per la restituzione delle sculture. A sedersi al tavolo delle trattative sarà il sottosegretario alla Cultura, Lord Parkinson, che avrà come controparte la sua omologa greca, Lina Mendoni.
frontoni del partenone al british museum
È una svolta arrivata dopo anni di pressioni e di campagne a favore del rientro in patria dei marmi del Partenone. I negoziati si svolgeranno sotto l'egida dell'Unesco - l'agenzia culturale delle Nazioni Unite - che ha invitato i britannici a «riconsiderare la loro posizione» e a impegnarsi in un «dialogo basato sulla fiducia» con la Grecia.
Le autorità di Londra avevano sostenuto finora che l'acquisizione dei marmi da parte di Lord Elgin era stata legittima e che non c'era nulla da discutere: per i britannici le statue del Partenone si trovavano nell'Ottocento - quando la Grecia era sotto il dominio ottomano - in uno stato di completo abbandono e vennero sostanzialmente salvate dalla distruzione da Lord Elgin, mentre adesso esporle al British Museum anziché ad Atene le rende accessibili a un pubblico molto più vasto.
marmi del partenone al british museum
La questione è tuttavia complicata dal fatto che a Londra hanno giocato a scaricabarile: il governo sostiene che la decisione sulla restituzione dei marmi del Partenone spetti al British Museum, ma dal museo replicano che occorre invece un decreto del Parlamento. E infatti dall'istituzione londinese confermano a «la Lettura » che non ci sono stati nuovi colloqui con il governo greco nè al momento ne sono programmati di altri.
Uno stallo che sembra fatto apposta per lasciare le cose come stanno. Ma ormai la pressione sembra diventare irresistibile, perché arriva sull'onda del ripensamento del passato coloniale e imperiale che negli ultimi anni ha attraversato la cultura anglosassone: la restituzione delle opere d'arte sottratte nel corso dei secoli è vista come un momento essenziale di riparazione dei torti inflitti dal colonialismo.
Chi si oppone, invece, obietta che i musei occidentali siano meglio attrezzati per custodire i tesori del passato e siano in grado di renderli accessibili a un pubblico più ampio. «La restituzione è una questione socio-culturale con un dibattito importante e sfumato», spiegano dal British Museum a « la Lettura»: «Noi riconosciamo pienamente le storie complesse degli oggetti nella nostra collezione».
E tuttavia sottolineano come «attraverso i nostri 263 anni di storia, il pubblico da tutto il mondo è stato in grado di visitare la collezione gratuitamente»: per cui «la collezione mette in grado i visitatori di navigare e comprendere le complesse relazioni fra imperi, nazioni e popoli, che siano tramite commercio, conquista, conflitto o scambio pacifico». Dunque a Londra non ci stanno a cospargersi il capo di cenere acriticamente: «Mantenere la nostra collezione - concludono dal British Museum - gioca un ruolo importante nel forgiare legami e aprire conversazioni con i nostri partner e colleghi attraverso il globo». Un atteggiamento riscontrato anche su altri dossier contestati.
Diversi governi hanno accettato, ad esempio, di rimpatriare i bronzi del Benin, fra i massimi esempi di arte africana, che vennero saccheggiati alla fine dell'Ottocento dai britannici e poi dispersi in vari musei: ma anche in questo caso il British Museum ha opposto finora un netto rifiuto per quanto riguarda la parte in loro possesso. La decisone ultima sui marmi del Partenone, è probabile, spetterà a Boris Johnson: ed è interessante ricordare che quando da studente l'attuale premier era presidente della Oxford Union, la società di dibattiti dell'università inglese, appoggiò una mozione che chiedeva la restituzione ad Atene delle sculture (a quella serata di discussione, nel lontano 1986, Johnson invitò l'allora ministra della Cultura greca, l'attrice Melina Mercouri).
Anche se poi Boris - come suo costume - scrisse un articolo sulla rivista universitaria in cui sosteneva l'esatto contrario. Il dibattito è stato rievocato qualche settimana fa in quella stessa sala della Oxford Union, dove hanno discusso una uguale mozione ed è intervenuto questa volta Stephen Fry, l'attore e regista fortunato autore di diversi libri sui miti greci: immaginiamo la gioia, il sorriso sui volti di giovani e anziani - ha detto - quando migliaia di ateniesi si raduneranno sull'Acropoli per contemplare i marmi restituiti. Fry ha lanciato una proposta: che il British Museum allestisca una avveniristica esperienza di realtà virtuale per consentire di immergersi anche da Londra nel Partenone ricostituito ad Atene.