"Pasta dal sapore littorio"? La Molisana: nessuna volontà di celebrare il fascismo
Eleonora Cozzella per "www.repubblica.it"
Maneggiare con cautela: l’avviso non dovrebbe campeggiare solo sulle confezioni di agenti chimici. Dovrebbe valere anche per la storia. Perché contestualizzare la nascita di nomi e oggetti è d’obbligo, specie se si riferiscono a situazioni politiche e sociali dolorose, per usare un eufemismo. Pena fraintendimenti gravi.
L'ultimo caso riguarda alcuni formati di pasta, descritti con parole politicamente scorrette. Si tratta delle Abissine e delle Tripoline, nate negli anni dell’occupazione italiana in Africa. Definite “di sapore littorio e di gusto coloniale”. Ebbene sì, anche l’innocua e amata pasta, può portare a seri malintesi.
Il fatto è che un prodotto così radicato nelle abitudini e tradizioni di un intero Paese, ne diventa spesso specchio. Così pare che gli strozzapreti derivino il nome dal fatto che gli appartenenti al clero, piuttosto benestante in tempi grami, potevano permettersene tanti da strozzarsene.
E formati come i paternoster o le avemaria, che sono tubetti e anellini, derivassero il nome dal tempo di cottura: in epoca in cui non c’era il timer così si controllava la pastina nell’acqua bollente. “Mettila nella pentola e cuoci il tempo di tre avemaria!” si diceva. Poi ecco le mafaldine, ondulate come i capelli della regina Mafalda di Savoia e, in tempi (bui) di colonialismo, un insieme di formati che si rifacevano alle imprese del regime in Africa: via allora di Abissine, Tripoline, Assabesi, Africanini e Zuarini.
Fino a qui è la storia e non si cambia. Ma la descrizione di alcuni di questi formati sta destando qualche polemica, perché i toni rischiano di sembrare rievocativi. Ecco, come fa notare su Facebook il giornalista Niccolò Vecchia, conduttore del programma C’è di Buono su Radio Popolare, che l’azienda La Molisana, apprezzata per il lavoro di filiera corta, descrive le sue Abissine con parole che si prestano all’equivoco.
Sul sito dell’azienda parlano di un “formato dal nome che è già storytelling… Negli anni Trenta l’Italia celebra la stagione del colonialismo con nuovi formati di pasta: Tripoline, Bengasine, Assabesi e Abissine. La pasta di semola diventa elemento aggregante? Perché no! […] Di sicuro sapore littorio, il nome delle Abissine Rigate all’estero si trasforma in “shells”, ovvero conchiglie”.
Ugualmente imbarazzante la descrizione delle Tripoline n.68: “Il nome evoca luoghi lontani, esotici ed ha un sapore coloniale”. A parte la difficoltà di capire come possa essere un gusto littorio e un sapore coloniale, qualcosa nella catena di comunicazione è andato storto.
Lo ammette la stessa Rossella Ferro, che fa parte della famiglia titolare del pastificio e ne è la responsabile marketing. “Non abbiamo alcun intento celebrativo quando parliamo di questi formati storici, nati negli anni ’30. E infatti abbiamo appena provveduto a cambiare le schede descrittive dei prodotti. Siamo molto attenti alla sensibilità dell’opinione pubblica e in questo caso l’unico errore è stato non ricontrollare tutte le schede affidate all’agenzia di comunicazione. E invece è la conferma che non si può perdere di vista nemmeno un dettaglio. Ribadisco che per noi non c’è alcun sentimento di celebrare quel periodo storico”.
Mangiare le Abissine prima che le eliminino per apologia di colonialismo
Camillo Langone per "il Foglio" (16 novembre 2017)
Sto preparandomi un cibo estremo, lessicalmente estremo: le Abissine rigate del pastificio La Molisana. Con quale sugo? Non importa, l’importante è sbrigarsi, gustarle prima che la Legge Fiano o il Grande Algoritmo le annientino per apologia di colonialismo.
Stasera invece mi faccio le Tripoline di Divella oppure le Bengasine di Tamma, due formati nati al tempo in cui la conquista civilizzatrice schiacciò la tratta araba degli schiavi (oggi riapparsa grazie alla fine dell’eurocentrismo). Ma prima, nel pomeriggio, farò un salto all’Antica Pasticceria Pagani per comprare gli africani, mignon ovviamente ricoperti di cioccolato.
Li postano su Facebook, spero che Zuckerberg non se ne accorga altrimenti addio profilo. E gli assabesi? Qualcuno produrrà ancora i pasticcini dedicati ad Assab, il porto che nel 1869 fu la nostra testa di ponte nel Corno d’Africa? Il tempo stringe: potrebbero seguire la sorte dei biscotti Tripolini che la Gentilini di Roma ha ribattezzato Nocciolini, perdendo un cliente. Ai prodotti gastronomici italiani degli anni Venti e Trenta venga estesa la tutela di cui gode l’architettura coeva! Ma siccome credo poco agli appelli, e ancor meno al rispetto dei miei connazionali per la propria storia, mi affretto a mangiare.
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