Elena Panarella per “il Messaggero”
«Mi sono perso, puoi aiutarmi?», è l’ultima richiesta di aiuto di Giuseppe Catalano, 77 anni, giornalista in pensione e autore negli anni ‘70 e‘80 di importanti inchieste su fatti di cronaca, terrorismo e servizi segreti deviati, ritrovato morto in una zona di campagna nel comune di Sant’Oreste, vicino Roma. Prima di percorrere una lunga strada sterrata che porta al Monte Soratte avrebbe fatto una sola telefonata. Non avendo numeri registrati in rubrica, ha provato a contattare un cellulare scritto su un bigliettino che aveva in tasca.
Era di un antennista che aveva visto il giorno prima per sistemare la televisione. Ma l’uomo era fuori Roma e gli avrebbe detto di non poterlo andare a prendere. E così poco dopo quella richiesta di aiuto si è infilato in un percorso tortuoso (in località Rocca Secca). Molto probabilmente con il buio non si è accorto che davanti aveva una scarpata di 250metri e ci è finito dentro. La corsa a tutta velocità tra gli arbusti, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, è terminata contro una recinzione mandando in fiamme l’auto.
A quel punto Catalano ha avuto la forza di aprire la portiera della Smart, bruciandosi le mani, ma è riuscito ad allontanarsi. Dopo aver percorso una cinquantina di metri risalendo il sentiero, si è accasciato a terra. A trovare il corpo del giornalista, è stato un contadino venerdì sera poco prima delle 19.
Sarà ora l’autopsia a chiarire con certezza le cause della morte. Intanto i carabinieri del Gruppo Ostia, coordinati dalla procura di Tivoli, che indagano sul caso, hanno sentito l’antennista, ascoltato i vicini di casa (la vittima viveva da sola in zona Tomba di Nerone), perquisito l’abitazione, trovata in uno stato di abbandono. Insomma una vicenda ancora avvolta dal mistero: cosa faceva lì Catalano? I militari dell’Arma stanno svolgendo accertamenti meticolosi per ricostruire l’incidente.