“SE IL MONDO ACCETTA COMPROMESSI, PER NOI È UNA CONDANNA A MORTE” - MOHAMED NASHEED, EX PRESIDENTE DELLE MALDIVE, SUONA LA SVEGLIA AI GRANDI DELLA TERRA: “L'INQUINAMENTO DEI MARI MINACCIA TUTTI. NOI RISCHIAMO DI MORIRE, MA ANCHE VOI. LA PESCA È DIVENTATA DIFFICILE PER I VENTI FORTI, LA BARRIERA CORALLINA SI STA SGRETOLANDO, LA FORZA DELLE ONDE ERODE LE COSTE: PERDI CASE, TERRA DA COLTIVARE E…”

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Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera"

 

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Una foto che nel 2009 fece il giro del mondo: il governo delle Maldive riunito sott' acqua, con maschere e boccaglio. Una maniera per richiamare l'attenzione sulla minaccia rappresentata per quelle piccole isole dall'innalzamento dei mari: e l'autore della trovata - e non solo - era Mohamed Nasheed, primo presidente democraticamente eletto dell'arcipelago nell'Oceano Indiano. Lui negli anni è diventato un paladino internazionale della lotta al cambiamento climatico ed è stato insignito dalle Nazioni Unite del titolo di Campione della Terra: il Corriere lo ha incontrato a margine della Cop26 a Glasgow.

il governo delle maldive riunito sott'acqua 3 il governo delle maldive riunito sott'acqua 3

 

A distanza di anni, quel grido d'allarme lanciato sott' acqua è stato compreso?

«Volevamo creare un'impressione riguardo la gravità della situazione. Penso che da allora abbiamo fatto molta strada, molti Paesi e società hanno compreso la gravità dei problemi, specialmente quando eventi meteorologici estremi si stanno verificando dappertutto: in Germania la gente muore per le inondazioni, in Grecia ci sono gli incendi, uragani ovunque...».

 

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 Avete lanciato l'allarme per tempo, ma ora tutto il mondo è minacciato.

«Tutto il pianeta sta perdendo il suo equilibrio: e quando perdi l'equilibrio tutto va in caduta libera. La natura è molto delicata, tutto il mondo è in proporzione: se disturbi una sola particella, tutto va fuori asse. E noi abbiamo disturbato il pianeta: lo abbiamo riscaldato di 1,2 gradi rispetto all'era preindustriale e le cose stanno già andando male. Per questo la gente ha capito, perché lo ha avvertito direttamente».

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Qual è l'importanza degli oceani per il pianeta intero, oltre che per nazioni come le Maldive?

«L'oceano è il più grande assorbente di emissioni carboniche, le attrae almeno tanto quanto le foreste pluviali: e lo stesso dicasi per le barriere coralline. La catena alimentare comincia lì: e se tu disturbi una sola piccola cosa, anche le grandi cose che ne dipendono sono disturbate. Tutta la catena alimentare è messa a rischio».

 

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Quindi l'inquinamento dei mari minaccia tutti.

«Non è solo un problema per le piccole genti dalla pelle scura nel mezzo dell'Oceano Indiano. Non solo noi rischiamo di morire, ma anche voi!».

 

Può spiegare in dettaglio il rischio, per le piccole nazioni, rappresentato dall'attuale livello già raggiunto di riscaldamento del pianeta?

«La pesca è diventata difficile per i venti forti. Poiché la barriera corallina si è erosa, la forza delle onde arriva maggiore a riva e dunque hai l'erosione delle coste: perdi case e terra da coltivare. L'acqua viene contaminata dal livello dei mari che si alza e si insinua nelle falde potabili: così ora dobbiamo desalinizzare l'acqua. Perdiamo la biodiversità della barriera corallina e dunque perdiamo i piccoli pesci da esca che i nostri pescatori adoperano per prendere i tonni. Tutto il nostro sistema di vita viene distrutto».

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La minaccia per voi è immediata, ma gli impegni di Cina e India sono stati posposti al 2060 e al 2070. Cosa si aspetta da questa Cop?

«Mi aspetto che i Paesi si impegnino a rispettare il limite di 1,5 gradi per il riscaldamento terrestre».

È un obiettivo ancora raggiungibile?

«Penso di sì: anche l'India ha detto che passerà al 50 per cento di energie rinnovabili, ma vorremmo vedere la Repubblica Popolare farsi avanti con maggiori ambizioni. Vogliamo che nessuno si accontenti di contenere il riscaldamento a 2 gradi».

 

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Questo sarebbe intollerabile per voi?

«Sarebbe una condanna a morte per noi e per tutti quelli che vivono sulle coste».

 

Cosa chiede ai Paesi sviluppati come l'Italia?

«L'università di Milano Bicocca ha un avamposto alle Maldive: lì ci sono i vostri scienziati che studiano i coralli, vogliono trovare un corallo resistente, che può sopravvivere al cambiamento climatico. È di queste cose che dobbiamo parlare, di progetti di cooperazione per ricostruire la natura: e l'Italia è all'avanguardia in questo. I vostri scienziati hanno un grande ruolo da giocare per salvare il nostro pianeta».

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