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Estratto dell’articolo di Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
Da anni, per individuare un sospetto evasore, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate fanno l’esame più banale del mondo. Misurano la differenza tra quanti soldi la persona dichiara al Fisco e il suo tenore di vita. […]
Adesso i finanzieri e gli ispettori del Fisco — che hanno appena firmato un Memorandum per fare gioco di squadra — cercano un altro indizio rilevante: il numero di seguaci, di follower sulle piattaforme digitali. Il ragionamento anche qui è intuitivo: una persona forte di decine di migliaia, a volte di milioni di seguaci genera necessariamente delle entrate dalla sua attività in Rete.
OnlyFans permette di creare un account gratuito […] Quindi, se percepisce che il mercato dei guardoni digitali risponde, il sexy influencer è libero di aprire un canale a pagamento, con tariffe mensili che arrivano come niente a 50 dollari (più di Dazn).
Il sexy o la sexy influencer incassa a volte degli extra dai suoi ammiratori, sotto forma di mance una tantum . E in alcuni casi organizza perfino delle “feste private” con esibizioni riservate a gruppi ristretti di persone. Soldi arrivano, sia pure meno copiosi, anche dai social tradizionali (Facebook, Instagram, TikTok, YouTube) in base alle visualizzazioni dei contenuti degli influencer e delle pubblicità che li accompagnano.
Tutti questi redditi andrebbero dichiarati, dopo aver aperto una partita Iva. Sono sempre entrate fiscalmente rilevanti. Anzi. In Italia, fin dal 2009, chi diffonde contenuti per adulti (in stile OnlyFans) è obbligato a versare anche una “tassa etica” che può maggiorare del 25% sia la dichiarazione Irpef (delle persone) e sia la dichiarazione Ires (delle società).
mercato degli influencer in italia
Una stretta, dunque, prende forma in Italia ed anche in Europa.
Una direttiva Ue del 2021 (la 504), un nostro decreto legislativo del 2023 che la applica qui da noi (il 32), una circolare dell’Agenzia delle Entrate del 2024 (la 22931): questo insieme di norme stabilisce un principio importante. Una piattaforma digitale (anche extracomunitaria, ma attiva e visibile in territorio comunitario) è obbligata a dichiarare quanto versa agli influencer. Per evitare dimenticanze o dispersioni, la comunicazione viene fatta a un solo Stato, che poi la condivide con tutti quelli dell’Ue. È il meccanismo che l’Europa ha messo in piedi, e che anche l’Italia prova ad attuare, per scovare i guadagni nel labirinto dell’economia digitale.
In questo scenario di maggiore severità, il nostro Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2024 vara — e spedisce alle Camere, per il suo esame — il “disegno di legge Ferragni”. Sono le norme che, una volta approvate in Parlamento, regoleranno le iniziative commerciali con una ricaduta benefica (come per il pandoro griffato della influencer cremonese).
[…] Invece il 10 gennaio 2024 un’altra autorità di garanzia (l’AgCom, quelle per le comunicazioni) vara le sue linee guide sul tema. Stella popolare del provvedimento, in questo caso, è la piena riconoscibilità delle pubblicità, protagonisti gli influencer sui social. Queste dovranno sempre mostrare la scritta “Pubblicità” in sovraimpressione al video e in maiuscolo, a beneficio dei navigatori dei social. Nel caso di promozioni occulte e non dichiarate, l’AgCom può decidere sanzioni fino a 258.228 mila euro; e fino a 600 mila se il danno ricadesse su un minore.
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