Silvia Bombino per www.vanityfair.it
Depilarsi i genitali serve per far sembrare un pene più grande? Sì. Una donna può provare fastidio durante la penetrazione se lui «curva» da una parte? Il sesso è sporco? Certo, ma solo se è fatto bene. Nel 1972 Woody Allen firmava un film che spiegava i rapporti sessuali dal di dentro, cinquant’anni dopo la più famosa pornostar mondiale, Rocco Siffredi, scrive un libro sulla sessualità che si vede fuori.
Esce così il 27 aprile, a quindici anni dalla sua autobiografia, Sex Lessons (Mondadori, pagg. 120, € 17), il primo corso di educazione sessuale del divo, che vive a Budapest con la moglie Rózsa e i figli Lorenzo, 25 anni, e Leonardo, 21.
Lei, così libertario, non si sente a disagio nell’Ungheria del governo ultraconservatore di Orbán?
«Sta parlando dello stesso Orbán che a dicembre scorso ha espulso dal partito uno dei fondatori dopo che era stato sorpreso in un’orgia con 24 uomini?».
Esattamente.
«Be’, direi. Però in Italia è ancora più complicato fare il mio lavoro, con il Vaticano vicino. Anche se vedo ormai che, grazie ai social, nessun politico può più reprimere la sessualità di nessuno: per le nuove generazioni l’eterosessualità non vorrà dire più nulla. Si va verso una sessualità bella e che ci rappresenta, verso un uomo o una donna».
A proposito di nuove generazioni: le statistiche dicono che la maggior parte dei ragazzi non ha informazioni sul sesso né in casa né a scuola, ma tutti guardano i video porno su Internet. Lei che cosa ne pensa?
rocco siffredi pornostar agli esordi
«Che stiamo educando già la seconda generazione di ragazzi con la pornografia online. Anni fa avevo lanciato un appello al ministero dell’Istruzione per rendere obbligatoria nelle scuole italiane l’educazione sessuale, come succede in tutto il mondo.
Mi sono anche offerto come promotore dell’iniziativa, ma la reazione è stata tiepida: va bene Rocco, ma a queste cose ci pensiamo noi. Gli studenti mi vogliono, presidi e rettori impediscono l’incontro. Un pornodivo non è gradito: piaccio se ti devi fare una sega, ma chiusi i pantaloni è un mondo da nascondere».
Rifacciamo un appello, oggi.
«Se domani mi chiama il preside di una scuola ci vado subito, e gratis. Mi piace il confronto con i ragazzi».
dana vespoli valentina nappi rocco siffredi
Quindi la sua battaglia si è trasformata in questo libro?
«No, è andata così: l’editore ha notato i video che facevo su YouTube per rispondere alle tantissime domande che mi fanno in materia di sesso e mi ha chiesto di trasformarli in un libro. Non ho la pretesa di essere un sessuologo, quello che ha capito tutto, il mio approccio è il consiglio del fratello maggiore.
Conosco così bene il mondo del porno che posso trovare le differenze con la vita vera, anche perché sono un uomo sposato, padre di due figli, vedo il tema da punti di vista diversi. E avendo un’esperienza trentennale sul campo, la trasmetto».
Suo figlio Lorenzo però l’ha sorpresa, racconta nel libro, confessandole di non avere imparato il sesso dal porno, ma facendolo con la fidanzata di sempre.
«Fanno dieci anni insieme adesso. Mi ha sconvolto perché non pensavo possibile esistesse qualcuno che potesse fare a meno del porno. Ma ci sta: essendo mio figlio, è normale che abbia un approccio distaccato. Tutti gli altri guardano i miei video, e tanti credono che sia quello il vero sesso».
Invece qual è?
«L’esperienza sessuale è fatta del rapporto con la persona con cui lo fai, è scambio di sentimenti, divertimento, comunicazione. Le ragazzine invece hanno l’ansia da prestazione, imparano che ogni rapporto finisce con un’eiaculazione in faccia, perché così si concludono il 90% delle clip di PornHub. Va spiegato che la pornografia serve agli adulti per motivarli, eccitarli, non è un manuale».
Nel libro affronta il tema delle «prime volte».
«Ci sono quelle che a 13 anni sembrano pornostar e ragazze di 26 anni che mi scrivono che sono ancora vergini perché non hanno trovato l’uomo giusto. Io sono per la sperimentazione, anche se prima bisogna conoscere il proprio corpo.
rocco lorenzo leonardo siffredi
E usare il preservativo per prevenire le malattie a trasmissione sessuale, perché sui set ci sono mille controlli, nella vita vera no. Bisogna stare attenti al consenso, perché se l’altro dice “no”, è “no”: nel porno invece sembrano tutti disposti a fare tutto. Rassicuro i maschi sull’erezione: non è più come negli anni ’90, ormai nei film tutti usano la chimica, non sono prestazioni autentiche. Urologi di fama internazionale però mi raccontano che le “pompette”, quelle che abbiamo conosciuto con il Cavaliere, ora le fanno ai trentenni, con disfunzioni erettili tutte mentali».
Anche le donne hanno paranoie, soprattutto sul corpo.
«Ho avuto rapporti meravigliosi con donne magrissime o sovrappeso, lontane dal canone “classico” di bellezza: erano sicure di sé. L’erotismo lo fa l’autostima».
Ha senso «rifare» educazione sessuale da più grandi?
«Sì, perché ci sono coppie che scopano da vent’anni nella stessa posizione, e donne che non hanno mai avuto un orgasmo. La verità è che non ci si parla, si ha vergogna. Non arriviamo neanche al 10% di quello che può dare il sesso».
rocco siffredi casey calvert sarah shedov gabriella paltrova
Per le coppie di lunga data consiglia lo scambio di coppia, o comunque guardare mentre il partner sta con un’altra persona. È sempre necessario introdurre un terzo?
«La verità è che è il problema di tutti: dopo anni la passione cala, non ce n’è, e sulla monogamia la novità a un certo punto vince sempre».
Lei racconta che sua moglie non lo vuole fare, lo scambismo: quindi come risolvete?
«Con lei sin dall’inizio sono stato chiaro: io giravo con altre donne, sul set, e anche lei avrebbe dovuto farlo. Ma mi ha sempre risposto: “Sono tutti brutti”. Ovviamente non era vero, ma lei fa parte di quel tipo di donna che ne preferisce uno alla volta: se sono innamorata di te, sto con te. Ho anche provato a portarla in un locale per fare una cosa a tre. Mi ha detto: “Ma tu sei scemo!”. È il mio opposto, forse per questo stiamo insieme da 27 anni».
Quante volte alla settimana, o al giorno, fate sesso?
«Non abbiamo regole, quando abbiamo voglia. Mia moglie però non ama farlo quando ci sono altri in casa, e noi abbiamo la governante che viene ogni mattina…».
Nel libro parla anche dei social, che cambiano il sesso.
malena rocco e martina smeraldi 7
«Tutto è diverso sia sul set, dove ci sono attrici che arrivano e due secondi prima di fare la scena sono lì a postare, sia nella vita, dove i ragazzini invece di godersi il momento vivono con il cellulare in mano per filmare tutto.
Ma il sesso è qualcosa che uno deve aver voglia di fare, senza il desiderio siamo macchine. Quei ragazzini che scopano senza coinvolgersi, perché va di moda, senza portarsi un’emozione a casa, poi si annoieranno, e dalla noia nascono mostri. Ne so qualcosa, sono stato dipendente dal sesso».
Ne è uscito del tutto?
«Sì, per fortuna. È una cosa terribile».
Non ha mai desiderato avere una libido minore?
«No, perché il sesso è la cosa più bella che c’è. Però ho capito che nella vita c’è anche altro e forse mi sono perso delle cose che potevo approfondire».
A che età si può iniziare a parlare di sesso con i ragazzi?
«Verso gli 11, i 12 anni. In Italia nelle poche scuole in cui ci sono progetti se ne parla a 15 o 16, quando è troppo tardi».
Molti genitori ritengono che sia la famiglia a doversi occupare per prima dell’educazione sessuale dei figli.
«Anche se fosse, in pochi lo fanno davvero. E credo che con un genitore un figlio sia sempre in imbarazzo. Mio padre mi raccontava nel dettaglio le sue avventure, io ero infastidito. I miei figli non mi hanno mai fatto vedere il loro attrezzo, né da piccoli né ora. Sono molto pudichi».
Qual è stata, alla sua epoca, la sua educazione sessuale?
«La rivista Supersex».
Che educazione sessuale ha dato ai suoi figli?
«Se ne è occupata Rózsa e la ringrazierò sempre. Io ero troppo imbarazzato per via del lavoro che facevo, che loro hanno sempre saputo sin da bambini».
Anche quest’anno ha ricevuto premi alla 37a edizione degli AVN Awards, gli oscar del porno: uno come «Miglior attore straniero dell’anno» e l’altro come «Miglior scena anale». Quindi continua a fare l’attore?
«Era per un film dell’anno scorso. Da quest’anno non ho più girato: se fosse per me non mi fermerei mai, ma il fisico non è più quello dei vent’anni, e magari una ragazza gira con te perché sei Rocco Siffredi ma ha davanti un sessantenne. Non è il caso. Cerco un equilibrio, ho fatto la mia prima serie porno, 8 puntate, senza mai essere in scena».
Non ha paura, smettendo, come le era successo in passato, di ricadere nella dipendenza?
«Infatti cerco di non dire che ho “ricominciato a smettere” proprio per non portarmi sfiga. Però sento di essere sulla strada giusta, non sento l’esigenza di farlo sul set, riesco a gestire la cosa con mia moglie… Vediamo quanto regge Rózsa! Mi sfogo anche con lo sport: ho 10 ettari di terreno, corro. Poi devo dire che ho riattivato il contest personale».
Ossia?
«La masturbazione, che non fa mai male. Non è semplice. Si dice che ognuno di noi nasce per qualcosa, io sono nato per il mio lavoro. Gennaro, mio papà, non sbagliava un colpo. Da qualcuno avrò preso».
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