Estratto dell’articolo di Raffaele D'Ettorre per “Il Messaggero”
I dettagli stanno emergendo con il contagocce ma su un punto la polizia britannica, che sul caso ha appena aperto un fascicolo, non ha dubbi: si tratta del «primo stupro virtuale di gruppo». La vittima, identificata soltanto come una ragazza sotto i 16 anni, indossava un visore per la realtà virtuale quando il suo avatar, cioè una sua rappresentazione interattiva all'interno del mondo di gioco, è stato prima circondato e poi violentato da altri avatar maschili.
Nonostante la minorenne non abbia ricevuto lesioni corporee, potrebbe aver subito un trauma psicologico simile a quello provato dalle vittime di uno stupro fisico, rivelano alcune fonti della polizia coinvolte nell'indagine.
Dello stesso avviso anche il ministro dell'Interno britannico James Cleverly: «So che è facile liquidare questa vicenda come se non fosse reale spiega il ministro - ma la caratteristica principale di questi ambienti virtuali è proprio quella di risultare incredibilmente realistici e coinvolgenti».
[...] Il timore delle autorità britanniche adesso è che non si possa perseguire gli autori dell'atto secondo le normative vigenti nel Regno Unito: perché si configuri il reato di violenza sessuale serve il contatto fisico. E rischia così di saltare il primo banco di prova importante per l'Online Safety Bill, il nuovo pacchetto normativo sulla sicurezza online approvata a settembre dal Parlamento del Regno Unito.
Un enorme passo avanti nella protezione dei minori sul web per una legge che però alcuni esperti giudicano «insufficiente» a regolamentare i comportamenti tenuti all'interno del metaverso e di tutti quei mondi virtuali che, nella visione dei colossi della Bay Area, rappresentano la «prossima evoluzione delle piattaforme social».
Non è ancora chiaro su quale piattaforma sia avvenuta la violenza oggi al vaglio delle autorità britanniche. E mentre Meta ci tiene a precisare che «questo comportamento non trova spazio nella nostra piattaforma», aumentano le segnalazioni di crimini sessuali virtuali in Horizon Worlds, gioco VR gestito proprio dalla società di Zuckerberg.
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