Valentina Errante per www.ilmessaggero.it
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Svolta nel caso dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, conosciuto con l’alias di Diabolik, ucciso con un colpo di pistola lo scorso 7 luglio nel parco degli Acquedotti di via Lemonia. Dalle prime ore dell’alba militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma stanno dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della capitale, nei confronti di Salvatore Casamonica (esponente apicale dell’omonimo clan, attualmente sottoposto al regime detentivo speciale di cui all’articolo 41-bis, destinatario della misura della custodia cautelare in carcere) e di un avvocato del Foro di Roma, Lucia Gargano (agli arresti domiciliari), entrambi indagati per il reato di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso (articoli 110 e 416-bis del codice penale).
ARRESTO DI SALVATORE CASAMONICA
I due, in concorso tra loro e con Fabrizio Piscitelli alias “Diabolik” – il noto capo ultrà ucciso il 7 agosto 2019 al Parco degli Acquedotti – hanno contribuito concretamente al perfezionamento di un accordo finalizzato a stabilire la pace fra il clan mafioso Spada e un altro gruppo criminale operante a Ostia capeggiato da Marco Esposito detto “Barboncino”, contribuendo, in tal modo, a conservare la capacità operativa degli stessi Spada.
Le indagini, coordinate dalla Dda e condotte dagli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, si sono sviluppate nel medesimo contesto investigativo delle precedenti operazioni delle Fiamme Gialle denominate “BRASILE LOW COST” e “GRANDE RACCORDO CRIMINALE”, grazie alle quali sono stati arrestati per reati di narcotraffico, oltre a Salvatore Casamonica, Dorian Petoku, Tomislav Pavlovic, Fabrizio Fabietti ed altri 51 sodali.
LE INTERCETTAZIONI
Un summit mafioso il 13 dicembre 2017 nel ristorante Oliveto di Grottaferrata. Al tavolo sedevano Salvatore Casamonica e Fabrizio Piscitelli. L'obiettivo era garantire la pax mafiosa a Roma tra Casamonica, Spada e l'organizzazione criminale capeggiata da Dabolik, ucciso nell'agosto scorso. Proprio il legale, un'avvocatessa romana, secondo il pm Giovanno Musarò avrebbe svolto un ruolo di mediazione.
Durante il summit, Diabolik chiede all'avvocato: "Ma quando gli ho scritto la lettera di questa situazione di Romolo (Spada ndr) tu gliene hai parlato?," e il legale risponde: "io ho parlato con Romolo". Dopo di che scrive il gip nell'ordinanza: "si discuteva degli equilibri mafiosi di Ostia e della necessità di mettere pace tra il clan Spada e il gruppo riconducibile a Marco Esposito, detto Barboncino.
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Piscitelli rappresentava Barboncino, mentre Casamonica e l'avvocatessa erano i plenipotenziari degli Spada. Si legge ancora nell'ordinanza: "Casamonica e Piscitelli fungevano da garanti per l'accordo'. "Ti ripeto Fabrì - dice Salvatore Casamonica durante il pranzo monitorato dalla Finanza - sappi che io e te ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti, però poi devono fare i bravo davvero". Replica Piscitelli: "bravo eh, sui miei ti metto tutt'e due le mani sul fuoco".
L'Avvocatessa
Durante il summit di Grottaferrata, l'avvocatessa viene incaricata da Piscitelli e Casamonica di portare un messaggio a Ottavio Spada, detenuto, che lei può incontrare in qualità di legale. Messaggio che l'avvocato avrebbe portato effettivamente a nove giorni dal pranzo, durante un colloquio con il suo cliente.
Monitorando sul territorio l’evolversi di diverse trattative criminali, i Finanzieri e i loro undercover hanno intercettato, in presa diretta, Salvatore Casamonica e “Diabolik” mentre concordavano la pax mafiosa tra il clan Spada e il sodalizio lidense facendo capo a Esposito. Per siglare e mantenere l’accordo, i due “garanti” (“…io e te ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti eh!...”) avevano però bisogno del supporto di un professionista quale trait d’union con libertà di movimento, credibile agli occhi degli altri criminali e con possibilità di accesso alle aule di Tribunale e agli istituti carcerari.
L'APPUNTAMENTO
Il 13 dicembre 2017, il legale giungeva in un ristorante a Grottaferrata (RM) dove, di lì a poco, sarebbe iniziata la riunione illecita, suscitando lo stupore di uno dei presenti (“…Ho paura di tutti questi delinquenti che stanno a questo tavolino… l’avvocato, mamma mia che coraggio che ha! Mamma mia… in mezzo a tutti questi scatenati…”). Ma – come riporta il Gip di Roma nell’ordinanza – “…la presenza dell’avvocato… non era affatto casuale”, tant’è che Casamonica e “Diabolik” iniziavano a parlare della necessità di avviare il processo di pacificazione fra le due fazioni egemoni nel territorio di Ostia solo quando il professionista giungeva al ristorante.
ATTENTATI E GAMBIZZAZIONI
D’altronde, la pace da imporre sul litorale si inseriva in un momento storico particolarmente complesso per il clan Spada, dovuto allo stato di detenzione dei propri vertici Ottavio Spada detto “Marco” e Roberto Spada (per il fermo conseguente all’aggressione del giornalista della Rai Daniele Piervincenzi), alle limitazioni cui era soggetto il capo indiscusso della consorteria, Carmine Spada detto “Romoletto” (sottoposto all’obbligo di dimora e vittima di due tentati omicidi nel novembre del 2016) e al fatto che i capi e numerosi sodali del clan Fasciani, federati agli Spada, erano detenuti da anni.
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In virtù del momento di difficoltà del clan Spada, l’organizzazione riconducibile al “Barboncino” aveva intenzione di “riprendersi” Ostia con atti di forza e di alto impatto sulla cittadinanza: in appena tre giorni venivano infatti perpetrati tre distinti atti intimidatori nei confronti di soggetti organici o contigui agli Spada: il 23 novembre 2017 venivano gambizzati Alessandro Bruno e Alessio Ferreri (quest’ultimo fratello di Fabrizio, cognato del detenuto Ottavio Spada); due giorni dopo, il 25 novembre 2017, venivano esplosi colpi di arma da fuoco contro la vetrina del bar “Music” a Piazza Gasparri a Ostia, nella disponibilità di Roberto Spada;
lo stesso 25 novembre altri colpi d’arma da fuoco venivano esplosi in via Forni verso la porta di casa di Silvano Spada (nipote del boss Carmine detto “Romoletto” e di Roberto Spada, nonché organico all’omonimo clan). Come evidenzia il Gip, “una guerra non sarebbe convenuta a nessuna delle due organizzazioni, tanto che Piscitelli e Salvatore Casamonica dichiaravano apertamente che stavano fungendo da garanti di un accordo tra i due gruppi contrapposti”.
I citati atti intimidatori avevano turbato Ottavio Spada detto Marco, tanto che Casamonica e Piscitelli, per scongiurare quella che il Giudice definisce “una vera e propria guerra di mafia”, decidevano di dettare all’avvocato una lettera che questi avrebbe dovuto consegnare, qualche giorno dopo, allo stesso Ottavio, ristretto in carcere. In effetti, da lì a poco, cessavano le ostilità sul litorale. Nel mondo criminale romano questa vicenda aveva una tale eco da diventare tema di discussione per mesi: se ne trovano tracce anche tra le righe dell’ordinanza di custodia cautelare relativa all’operazione “Maverik”, che il legale leggeva con preoccupazione ad un suo conoscente.
In quelle pagine spiccavano ai suoi occhi alcune frasi di Fabio Di Francesco che, parlando di “Barboncino”, raccontava come solo l’intervento pacificatore di Piscitelli avesse potuto mettere fine ad una faida destinata, altrimenti, a mietere molte vittime: “Romoletto (Carmine Spada) gliel’hanno apparato Diabolik e Fabietti. Perché (Marco Esposito) se stava a cacà in mano”.
La lettura delle intercettazioni metteva in agitazione il professionista, che affermava: “mo riarresteranno pure il mio povero Diabolik!” e, consapevole del proprio ruolo in quelle vicende, chiedeva “secondo te mi arrestano? Sicuramente mi indagano”. Quando, nel gennaio del 2019, il Gico dava esecuzione all’operazione “BRASILE LOW COST”, l’avvocato realizzava come alla riunione del 13 dicembre 2017 ci fossero “le guardie” (l’infiltrato delle Fiamme Gialle) tant’è che, forte della sua esperienza forense e consapevole dell’illiceità delle proprie condotte, così si sfogava con un suo collega: “... concorso esterno…”.