Estratto dell’articolo di Anais Ginori per “la Repubblica”
Emmanuel Macron vuole riprendere il controllo della Nuova Caledonia, dopo la sesta vittima in pochi giorni e mentre il ministro dell’Interno accusa potenze straniere di fomentare la rivolta nell’arcipelago, a cominciare dall’Azeirbaigian, che non ha perdonato alla Francia il sostegno all’Armenia. «L’ordine repubblicano sarà ripristinato, costi quel che costi», dice l’Alto commissario del governo, Louis Le Franc.
emmanuel macron in nuova caledonia
L’esecutivo di Parigi ha messo in campo più di 600 gendarmi, tra cui un centinaio di uomini delle forze speciali, per poter liberare dalle barricate la strada tra il capoluogo Nouméa e l’aeroporto internazionale. La rabbia degli indipendentisti nell’arcipelago francese del Pacifico meridionale ha innescato un ciclo di violenze scandito da giorni e notti di incendi, scontri e blocchi stradali. Il fatto che i voli da e per la Nuova Caledonia siano sospesi da martedì sta diventando un problema per le autorità, soprattutto da quando, nelle ultime ore, la Nuova Zelanda ha annunciato di aver chiesto alla Francia di poter far atterrare gli aerei per rimpatriare i suoi cittadini.
La protesta è scoppiata lunedì scorso, nel giorno in cui è arrivata in parlamento una riforma costituzionale sul sistema elettorale che secondo i pro-indipendentisti rischia di marginalizzare ancora di più la popolazione indigena dei Kanak. La riforma avrà ancora bisogno dei tre quinti dei voti dei parlamentari riuniti in Congresso a Versailles, ma Macron ha promesso che non lo convocherà subito per dare ai partiti locali un’ultima possibilità di discutere. Il capo di Stato ha anche proposto ai leader dei partiti di Nouméa di venire a Parigi per un tavolo di concertazione.
La Nuova Caledonia è da tempo attraversata da tensioni sotto le pressioni del movimento per l’indipendenza. Nell’ultimo referendum sulla proposta di secessione dalla Francia i lealisti hanno vinto con un risicato scarto di voti.
[…] La rabbia che è esplosa nelle ultime ore è anche il frutto delle disuguaglianze economiche e sociali che continuano ad aggravarsi. Il 17 per cento della popolazione, la maggior parte kanaki, vive al di sotto della soglia di povertà, il doppio rispetto alla Francia metropolitana. Parigi accusa alcune potenze straniere, come l’Azerbaigian, menzionata esplicitamente dal ministro Darmanin, di fomentare la rivolta. I sospetti vanno anche verso la Cina. Pechino è il principale importatore del nichel, il polmone economico della Nuova Caledonia. L’arcipelago francese è il quinto produttore mondiale di questo minerale.
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