Estratto dell’articolo di Annachiara Sacchi per il “Corriere della Sera – La Lettura”
Lo amano e conoscono tutti, anche chi non crede. È misterioso e seducente, tanto da diventare protagonista dell’arte (mosaici, affreschi, dipinti), star del cinema (pensate alle versioni di Franco Zeffirelli e Martin Scorsese fino alla pellicola di Alice Rohrwacher), della musica (gli hanno intitolato canzoni anche David Bowie e i Subsonica), della letteratura (come dimenticare il personaggio di Andrea Pinketts, anche se di cognome faceva Santandrea, o il capolavoro di Nikos Kazantzakis, L’ultima tentazione).
JAMES MARTIN - LAZZARO VIENI FUORI
Più alla mano di Gesù, perché è vero che risorge ma non per sempre, Lazzaro di Betania nel Vangelo di Giovanni (l’unico che racconti il miracolo) non dice una parola. Eppure continua a parlarci. Diventa paradigma, perché in lui ci identifichiamo. «Morti», ma in attesa di un’altra possibilità.
È questo il messaggio di un libro colto e brillante, ricco di citazioni e aneddoti personali, spirituale e rivelatore: «Lazzaro siamo noi che cerchiamo un nuovo inizio». Lo ha scritto James Martin, gesuita americano (nonni materni di Nicosia, Enna) incrociando filologia, spiritualità, diaristica, arte. Si intitola «Lazzaro vieni fuori!»: è in uscita dalla Libreria editrice vaticana con la prefazione del Papa.
Intanto un ripasso per tutti: identikit di Lazzaro?
«È un amico di Gesù, fratello di Marta e Maria. Vive con le sorelle a Betania, oggi Al Eizariya, in Cisgiordania. A Cristo piace stare in loro compagnia, tanto che per Lazzaro compie il suo miracolo più grande».
Cos’altro sappiamo?
il gesuita james martin e papa francesco
«Non molto, esistono varie teorie. Una parla di Lazzaro disabile, e per questo a Cristo molto caro. Sappiamo anche che quando le sorelle vanno a chiamare Gesù non gli dicono “Lazzaro è malato”, e nemmeno “nostro fratello è malato”, o “il tuo discepolo è malato”. Dicono “Lazzaro, colui che ami, è malato”».
Lo ama più di un discepolo, più di un apostolo?
«Sicuramente siamo di fronte a un sentimento molto intenso. Studiosi dicono che fossero migliori amici, per altri Lazzaro è il misterioso “discepolo prediletto” che compare nel Vangelo di Giovanni». […]
Perché ha scelto di raccontare un uomo di cui si sa così poco?
«Per il messaggio che la sua storia contiene: Dio ci dice di lasciare indietro le nostre tombe metaforiche. Tanti oggi si sentono incatenati, prigionieri, addirittura morti; tutti abbiamo malsani modelli di comportamento, dipendenze o peccati che ci immobilizzano. Dobbiamo abbandonarli e ascoltare la voce di Dio che ci invita a venire fuori».
Lazzaro rivoluzionario?
«Direi che la sua storia lo è, Gesù lo è».
Il titolo originale del suo libro è «Come Forth!», invece di «Come Out!». Non è casuale, vero?
«No. La traduzione più semplice sarebbe stata Come Out!. Ma visto che il mio libro sui cattolici Lgbtq , Un ponte da costruire (Marcianum Press, 2018, ndr) aveva suscitato non poche polemiche, mi preoccupava che il riferimento al Coming Out fosse considerato un ammiccamento a quel lavoro, dando occasione a commenti sarcastici o distraendo dal nuovo libro, che non riguarda le persone Lgbtq, ma tutti.
Così ho scelto Come Forth!, che indica più una direzione (“vieni avanti”, ndr) e che c’è anche nel Gesù di Zeffirelli. Nella versione americana il nome di Lazzaro non è nel titolo, perché secondo l’editore era più universale senza... E sì che Lazzaro non ha niente di divisivo. La sua storia è una tabula rasa e noi possiamo entrarci a tutte le profondità».
Lei è un difensore della comunità Lgbtq. Cosa pensa dell’«incidente» che ha coinvolto Papa Francesco a proposito della «frociaggine» nei seminari?
«Sono molto grato per le scuse del Santo Padre. Di tanto in tanto tutti, me compreso, ci pentiamo di quello che diciamo quando parliamo in modo informale. Sono sicuro che il nostro pontefice conosce, come me, molti preti gay santi, leali, casti.
E dopotutto nessun Papa più di Francesco è stato amico delle persone Lgbtq. Spesso dico ai cattolici che — lo sappiano o no — preti gay hanno detto Messa per loro, ascoltato la loro confessione, battezzato i loro bambini, celebrato i loro matrimoni, hanno fatto loro visita in ospedale, sepolto i loro genitori. La Chiesa sarebbe smisuratamente più povera senza di loro». […]
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