PILLOLE DI POLITICAMENTE MOLTO SCORRETTO – G. SALLUSTI: "ELISABETTA CANALIS VIAGGIA MILLE METRI SOPRA L’INTELLÒ MEDIO ITALICO: 'L'EUROPA NON DEVE OMOLOGARSI ALLE FOLLIE DEL POLITICALLY CORRECT CHE SI VEDONO SEMPRE PIÙ SPESSO ALTROVE'" - "CHE CONTRASTO CON PARLAMENTARI DELLA REPUBBLICA CHE VANNO NEI SALOTTI TIVÙ A SPROLOQUIARE CHE 'IL POLITICAMENTE CORRETTO NON ESISTE'. NO, IL POLITICAMENTE CORRETTO ESISTE, E CONSISTE ESATTAMENTE NEL MARCHINGEGNO INFERNALE DESCRITTO DALLA CANALIS…
Giovanni Sallusti per Dagospia
*autore del libro ''Politicamente Corretto - la dittatura democratica'' - Giubilei Regnani editore
Caro Dago,
chiunque dica che è solo una (ex) velina, non ha capito nulla della (post)modernità. La postmodernità è quell’aggeggio spaziotemporale bislacco in cui attribuiamo a Michela Murgia il titolo di “scrittrice” (lo stesso utilizzato per Virginia Woolf) e in cui il volto dell’ “intellettuale impegnato” è transitato dalle fattezze di Sartre a quelle di Fedez. Per cui sì, Elisabetta Canalis può ben dire delle cose filosoficamente rilevanti, anzi le ha dette.
Più precisamente, le ha postate sul suo profilo Instagram, e con un’accortezza terminologica ormai rara nelle redazioni mainstream, diventate succursali delle scuole di giornalismo, a loro volta succursali del luogocomunismo diffuso. “Vedo con preoccupazione persone completamente fuori di testa che ci impongono via social cosa sia giusto o sbagliato, cosa dobbiamo dire o cosa NON dobbiamo, tutto in nome dell'uguaglianza o dei pari diritti”.
POLITICAMENTE CORRETTO GIOVANNI SALLUSTI
Proprio così, Elisabetta, stai smontando la vera e pervicace ideologia contemporanea, il “dirittismo”, ovvero quel tarocco buonista che prende il tema nobilissimo dei diritti individuali inalienabili e lo caricaturizza in quello dei desideri tramutati in leggi del Leviatano (per intenderci, è l’involuzione che porta dalle sacrosante battaglie contro la discriminazione delle persone omosessuali a crociate liberticide come quella del Ddl Zan, che dovrebbe tutelare un sentimento soggettivo e sfuggente come “l’identità di genere”).
Ancora, martella la Canalis: “Penso che la direzione che stiamo prendendo è quella del dovere esprimere un pensiero a senso unico, censurando e censurandoci per il terrore di essere bollati come misogini, omofobi o razzisti”.
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Forse qui pecca solo di ottimismo, nel senso che la direzione è presa da tempo, il pensiero unico è qui e ora, gli studi dei classici greci e latini sono sospesi da molti atenei anglosassoni perché avevano il terribile difetto di avere l’epidermide bianca, il Principe è attenzionato a livello globale perché il bacio a Biancaneve non era consensuale, i termini “padre” e “ madre” sono ufficialmente banditi dal vocabolario del Parlamento Europeo.
“L'Europa non deve omologarsi alle follie del politically correct che si vedono sempre più spesso altrove”, hai dannatamente ragione Elisabetta, e lo dici due volte con cognizione di causa, visto che da tempo vivi nel Paese, gli States, dove iniziò tutto con la comparsa del tipo (dis)umano “Radical Chic” radiografato da Tom Wolfe.
“Spero che la nostra vecchia Europa, con le sue radici e la sua storia, riesca a salvarsi da questa ondata di follia in arrivo, che divide le persone invece che unirle, fomentando un bullismo collettivo, spacciato per difesa dei diritti delle minoranze, che hanno le loro idee e le loro sfumature ideologiche e che non vogliono essere messe tutte sotto lo stesso cappello”.
Accidenti, che precisone e che acutezza, Elisabetta, e che contrasto ad esempio con parlamentari della Repubblica e docenti universitari come Andrea Romano, che vanno nei salotti tivù a sproloquiare che “il Politicamente Corretto non esiste”. No, il Politicamente Corretto esiste, e consiste esattamente nel marchingegno infernale descritto dalla Canalis: la ghettizzazione ipocrita e vagamente razzista delle cosiddette “minoranze” per imporre una nuova dittatura della maggioranza. Perbene, felpata, modaiola perfino, ma feroce con i dissidenti come le vecchie ideologie novecentesche (chiedere ad esempio a Marco Bassani, professore di Storia delle dottrine politiche dell’Università di Milano sospeso dall’attività per aver condiviso un “meme” satirico su Kamala Harris, la Madonna pellegrina delle truppe politically correct).
Oltre che intelligente è anche moderata, Elisabetta, e infatti ricorda “la necessità di sensibilizzare le nuove generazioni al rispetto e all'amore", ma senza dover “negare la libertà di una battuta o cancellare la storia”. Dalle gag di Pio&Amedeo ai busti di Winston Churchill, dall’alto della storia al basso della cronaca, tutto cade sotto la mannaia acefala del Politicamente Corretto. E la Canalis non ci sta: “La differenza la farà chi di noi ragionerà con la propria testa senza farsi intimorire dai “buonisti” e dai “cattivisti” che amano mettere alla gogna chi osa avere un’opinione”.
No al conformismo, no al suo miglior alleato, il conformismo dell’anticonformismo, sì alla coscienza individuale pensante. “Scusate, ma a volte è difficile rimanere indifferenti, preferisco avere una conversazione civile, ascoltare ed essere ascoltata piuttosto che seguire il gregge”. La conversazione, il dialogo, nientemeno, ciò che secondo un certo Pericle caratterizzava la democrazia ateniese, per dire. Contro i nuovi barbari che vogliono riscrivere la storia, mandare al macero la letteratura “bianca”, inquisire il Principe Azzurro. Elisabetta Canalis, caro Dago, viaggia mille metri sopra l’intellò medio italico.
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