QUANTO "PESA" IL VATICANO? - IL CARDINALE MATTEO ZUPPI, PRESIDENTE DELLA CEI, PARTE PER LA CINA E SARÀ RICEVUTO DOMANI DAL PREMIER LI QIANG: E' L'ULTIMA TAPPA DELLA MISSIONE VOLUTA DA PAPA FRANCESCO PER TENTARE DI FERMARE LA GUERRA IN UCRAINA - PRIMA DEL VIAGGIO, LA DIPLOMAZIA VATICANA SI È CONSULTATA CON USA, NATO E ITALIA - ZUPPI E' GIA' STATO A MOSCA, WASHINGTON E KIEV MA E' SUL RUOLO DELLA CINA CHE BERGOGLIO PUNTA DI PIU' PER FERMARE PUTIN...

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Estratto dell'articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

 

Matteo Zuppi al meeting di Rimini 2023 Matteo Zuppi al meeting di Rimini 2023

L’ultimo tentativo di aprire uno spiraglio di pace. O almeno di tregua. Oggi il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e una sorta di “inviato speciale” del Papa, parte per Pechino. Domani incontrerà i massimi vertici istituzionali cinesi. Con ogni probabilità il primo ministro, Li Qiang. È l’ultima tappa della missione voluta da Francesco per tentare di far tacere le armi in Ucraina.

 

Ma non si tratta solo di un sforzo esperito dalla Santa Sede. Prima della sua partenza, infatti, la diplomazia pontificia ha avvertito diversi interlocutori. Un filo che è partito dal Vaticano, ha attraversato gli uffici del governo italiano, ha raggiunto la Casa Bianca a Washington e poi solcato i cancelli della Nato a Bruxelles. Un modo insomma per spiegare che il viaggio di Zuppi non è un’iniziativa isolata. Ma si tratta almeno di un dialogo che non è accompagnato dai pareri contrari di diversi interlocutori occidentali.

 

il cardinale matteo zuppi e il patriarca kirill a mosca il cardinale matteo zuppi e il patriarca kirill a mosca

Anzi, soprattutto il governo italiano ha deciso di scommettere sul ruolo di Zuppi. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è stato costantemente informato dell’organizzazione e ieri ha avuto un colloquio diretto a Berlino con il cardinale. Una conversazione che si basava proprio sui possibili contenuti degli incontri programmati domani a Pechino.

 

(...)

Di certo, però, il tentativo di Zuppi non sarà semplice. Il presidente della Cei con il medesimo obiettivo era già stato a Mosca, Washington e Kiev. Il Vaticano da tempo ritiene indispensabile aprire un calendario di relazioni più fitte con la Cina. Lo ha confermato anche di recente Papa Bergoglio nel corso della sua visita pastorale in Mongolia. In questo caso, ovviamente, si tratta di qualcosa di più. Della consapevolezza che una mediazione, non del Pontefice, ma di Pechino possa essere determinante per arrivare a far tacere le armi in Ucraina.

il cardinale zuppi e il patriarca kirill a mosca il cardinale zuppi e il patriarca kirill a mosca

 

«Deve essere una pace scelta dagli ucraini — ha ribadito Zuppi sempre ieri a Berlino — con le garanzie, l’impegno, lo sforzo di tutti. E quindi chiaramente quello della Cina è uno degli elementi forse più importanti». Nello stesso tempo la sua partenza avviene a pochi giorni dalle severe critiche mosse dal governo ucraino proprio a Francesco. «Il Papa — ha attaccato venerdì scorso Mykhailo Podolyak, primo consigliere di Zelensky, — non ha alcun ruolo di mediazione, è filorusso, non è credibile ». Eppure un sottile filo di speranza resta ancora integro.

 

il cardinale matteo zuppi a mosca il cardinale matteo zuppi a mosca

Anche perché, durante il vertice della Nato che si è tenuto nel luglio scorso a Vilnius, in Lituania, gli Stati Uniti avevano fatto capire chiaramente che poteva aprirsi una stagione di trattative per arrivare a un cessate il fuoco. Biden non ha interesse ad affrontare la sua prossima campagna elettorale con la questione ucraina ancora aperta. E l’iniziativa pontificia poggia anche su questi presupposti. Il che non significa che la Nato e gli alleati occidentali non continueranno ad aiutare Zelensky fornendo tutti i possibili contributi militari.

il cardinal matteo maria zuppi incontra volodymyr zelensky il cardinal matteo maria zuppi incontra volodymyr zelensky

 

Ma lo stallo sul terreno ucraino pone l’interrogativo di quando almeno si potrà iniziare un negoziato. Pechino in questo senso è uno degli interlocutori considerato potenzialmente più efficace. Quanto la Cina sia già pronta a svolgere questo ruolo è tutto da verificare. La debolezza russa può essere un vantaggio per il Drago cinese. E per il momento nessuno è pronto a credere in un intervento risolutivo di Xi Jinping.

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