Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci per repubblica.it
Kosta Kecmanovic è ora un enigma. Per i suoi compagni che lo hanno visto entrare a scuola e uccidere, per la sua famiglia e per il suo stesso Paese. Perché l'ha fatto? Da dove arrivano i demoni che si sono presi la mente di questo adolescente dalla vita tranquilla? Se lo chiedono tutti e nessuno ha una risposta. Forse neanche Kosta ce l'ha.
Fino a ieri il killer bambino, tredici anni, nato a Belgrado il 30 luglio del 2009, era il figlio della migliore borghesia serba: suo padre Vladimir è uno dei più popolari radiologi della città, sua madre è scienziata e professoressa di microbiologia. I soldi a casa non mancano, le soddisfazioni neppure. Frequenta l'istituto elementare più rinomato della Capitale, è in centro, a due passi dall'hotel Hitlon e a tre dal Tempio di San Sava, la chiesa ortodossa più famosa della Serbia.
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Kosta Kecmanovic elenco vittime
Un genitore di uno dei compagni, dopo la strage, ha scritto su Twitter che la ragione del suo gesto folle è che si sentiva bullizzato, e quei nomi della lista di morte sarebbero proprio coloro che negli ultimi mesi lo hanno offeso o messo da parte. Una versione che il presidente serbo Alexandar Vucic in persona ha smentito, preoccupato dai rischi dell'emulazione.
E però, qualcosa di vero ci deve essere, perché Kosta stesso aveva chiesto poco tempo fa di cambiare classe e di essere inserito nella VII/2. "Anche lì tuttavia non è stato mai veramente accettato dagli altri, lo trovavano strano, e lui voleva spostarsi di nuovo e andare in un grado diverso dove aveva tre amici", sostiene chi lo conosce e rilascia interviste davanti all'ingresso della scuola della strage. "In classe si prendevano gioco di lui".
STRAGE IN UNA SCUOLA DI BELGRADO 7
Lo hanno fatto anche un mese fa, quando Kosta, stranamente, ha sbagliato il test di Storia e la professoressa gli ha dato un'insufficienza. C'è chi, tra i suoi compagni, avrebbe esultato per quel voto.
"Ci ha messo un mese a pianificare nel dettaglio la strage", sostengono i poliziotti serbi. "Ha disegnato la pianta della scuola e ha tracciato il tragitto da compiere per uccidere 15 compagni". Un mese fa è anche l'ultima volta che lo hanno visto a uno dei poligoni di Belgrado. E qui entra in scena la pistola, il fattore cruciale di questa storia orrenda. Perché Kosta già a dodici anni, un anno fa, è stato portato da suo padre Vladimir a sparare al tiro a segno con una 9 millimetri, lo stesso calibro della rivoltella che aveva nella cassaforte di casa e che ha usato ieri.
STRAGE IN UNA SCUOLA DI BELGRADO
Vladimir è un appassionato, possiede delle armi, come tantissimi in Serbia, e ha la regolare licenza. Da gennaio a oggi è andato due volte al poligono col figlio. Si sono allenati molto, il ragazzo ha imparato il maneggio, colpisce con facilità il bersaglio.
C'è chi ipotizza che, quando ha pianificato la strage, fosse a conoscenza della legge serba che non punisce chi ha meno di 14 anni. Lui li compie tra tre mesi e ora è in una clinica neuro-psichiatrica. Chi è agli arresti, invece, è il padre, Vladimir Kecmanovi, accusato per un reato che ha una pena di 12 anni. Si sa poco della contestazione che gli viene mossa. Di sicuro dovrà spiegare perché Kosta aveva la sua pistola.
IL 13ENNE AUTORE DELLA STRAGE IN UNA SCUOLA DI BELGRADO STRAGE IN UNA SCUOLA DI BELGRADO 6