CIMITERO PRIMA PORTA: GIA’ SOSPESI DA MAGGIO DIPENDENTI COINVOLTI; AMA S.P.A. PARTE LESA
Come già comunicato lo scorso 18 maggio, sono stati immediatamente sospesi dal servizio e dalla retribuzione i dipendenti coinvolti nell’inchiesta della Procura della Repubblica a seguito delle indagini dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma su ipotesi di condotte illecite nell’espletamento di alcune operazioni cimiteriali all’interno del Cimitero di Prima Porta.
I dipendenti, per i quali è subito scattato anche un procedimento disciplinare, resteranno sospesi dal servizio sino all’esito del procedimento stesso.
La vicenda è emersa anche grazie alle segnalazioni e alla collaborazione dell’azienda con le Autorità competenti. Ama S.p.A. si considera a tutti gli effetti parte lesa, continuerà a offrire la massima collaborazione agli inquirenti e non esiterà ad assumere ulteriori iniziative anche a tutela della propria immagine.
Lo comunica AMA S.p.A. in una nota.
Ufficio Stampa Ama
Giuseppe Scarpa per "Il Messaggero"
Le immagini immortalano lo scempio. Le telecamere nascoste tra i vasi di fiori dei loculi registrano la scena: Alcuni dipendenti dell'Ama si accaniscono sui cadaveri nel cimitero di Prima Porta. La salma viene brutalmente sezionata. Tagliata con un coltellaccio, i resti buttati nell'ossario comune. Tutto alla luce del sole.
È accaduto questo al cimitero Flaminio tra gennaio e febbraio scorso. Le videocamere piazzate dai carabinieri del nucleo radiomobile acquisiscono preziose prove. I lavoratori della municipalizzata, con le tute arancioni e la scritta Ama, si dispongono intorno alla salma, la sollevano, un altro la tiene e un collega infierisce con il coltello.
LE IMMAGINI Il video drammatico, ma indispensabile per gli inquirenti per incardinare l'accusa, da stamattina è sul sito del Messaggero. I cadaveri sono brutalmente offesi per un solo obiettivo: arrotondare lo stipendio. Il tutto realizzato ingannando i familiari dei defunti, all'oscuro di ciò che accade.
La procura di Roma adesso si prepara a chiedere il rinvio a giudizio, il pm è Pietro Pollidori, e accusa 15 persone tra dipendenti dell'Ama e impresari funebri, a vario titolo, per truffa, corruzione, induzione alla corruzione e vilipendio di cadavere.
IL CASO Dopo 30 anni all'interno del loculo, scade il tempo per la permanenza della bara. Perciò si dispone l'estumulazione e il trasferimento dei resti, quasi sempre, nell'ossario comune. Tuttavia in molte aree del cimitero il corpo si conserva in ottimo stato. Una notizia pessima per i parenti del defunto: i familiari devono mettere mano al portafoglio e pagare la cremazione.
È di fronte ad una spesa imprevista che, per i pm, viene presentata una ragionevole e meno dispendiosa soluzione: le faccio spendere di meno. Si tratta di una proposta presentata da alcuni dipendenti dell'agenzia funebre che poi dividono la busta dei soldi con i complici che vestono la divisa dell'Ama. Accade poi il rituale macabro. I parenti non sanno quello che succede.
Non immaginano che ciò che rimane del loro caro verrà poi tagliato da macellai improvvisati: i dipendenti della municipalizzata afferrano i coltelli ed iniziano a sezionare la salma mummificata. Nel giro di una mezz' ora riducono il corpo in pezzi. Alla fine, ciò che resta lo prendono e lo collocano nell'ossario comune.
SECONDA INCHIESTA Anche se i casi scoperti dal radiomobile dei carabinieri sono sei, in procura sono certi che questa operazione macabra sia andata avanti per molto tempo. A questo punto c'è da chiedersi, cosa accade a Prima Porta? C'è infatti un'altra inchiesta del sostituto procuratore Silvia Sereni che riguarda la truffa sulle cremazioni.
Ovvero i vasi di terra consegnati ai parenti del defunto al posto dell'urna cineraria: la bara viene seppellita, all'insaputa della famiglia, nell'area comune. In questo caso, alcune agenzie funebri, incassano i soldi della cremazione, subito dopo il funerale, salvo poi non eseguirla.
In questo nuovo filone, sempre i carabinieri del nucleo radiomobile, hanno individuato 10 bare seppellite. Ma è solo l'inizio. La procura ritiene, infatti, che i casi possano essere molti di più.