1 – I BARCHINI ESPLOSIVI, LA LOGISTICA: TUTTI I RISVOLTI DELL’ATTACCO UCRAINO
Estratto dell'articolo di Andrea Marinelli, Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
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Il ponte di Kerch ha un grande valore simbolico e strategico per entrambi gli schieramenti: per Mosca consolida l’annessione della Crimea avvicinandola alla «madre patria», per Kiev è sinonimo di occupazione e rappresenta un bersaglio fondamentale perché colpisce la logistica – e l’orgoglio – di Vladimir Putin.
Per questo è sempre stato nel mirino della resistenza, che ieri mattina lo ha danneggiato per la seconda volta: i russi hanno parlato di attacco terroristico, mentre per gli ucraini il ponte è considerato un «bersaglio legale». La prima esplosione, l’8 ottobre, era stata provocata probabilmente da un camion bomba e aveva portato alla chiusura sia del ponte ferroviario che di quello stradale per oltre 4 mesi.
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Ieri mattina, all’alba, è arrivato il secondo colpo: due esplosioni – una alle 3.04, l’altra alle 3.20 – hanno fatto crollare una campata e ne hanno danneggiate gravemente altre. A provocarle, secondo quanto ha dichiarato un anonimo ufficiale ucraino al Washington Post, sono stati dei barchini esplosivi radiocomandati, i droni navali in uso alle forze armate di Kiev.
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Costruito dopo l’annessione della Crimea dall’oligarca Arkadij Rotenberg, inaugurato nel 2018 da Putin in persona, il ponte è costato 3 miliardi di euro e attraversa lo stretto di Kerch per 19 chilometri: è il più lungo d’Europa e, prima della guerra, era l’unico collegamento fra la penisola e la Russia.
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Tre gli aspetti da segnalare. Innanzitutto la logistica: il ponte ha un valore strategico fondamentale non solo per la logistica civile, a cominciare dalla benzina, ma anche per quella dell’Armata che lo sfrutta per rifornire la base navale di Sebastopoli, dove è di stanza la Flotta del Mar Nero, e le truppe impegnate sul fronte meridionale della guerra. Ostacolarla — isolando i soldati russi — è parte fondamentale della controffensiva.
Il secondo aspetto riguarda i servizi di sicurezza ucraini che, secondo l’anonimo funzionario dell’esercito di Kiev, avrebbero portato a termine il colpo con i barchini esplosivi. Il terzo aspetto, infine, riguarda la comunicazione: negli ultimi giorni gli ucraini avevano dovuto ammettere che l’offensiva procedeva più lentamente del previsto, ora hanno mandato un segnale.
2 – ATTACCO AL PONTE KERCH. KIEV USA I DRONI NAVALI PER ISOLARE LA CRIMEA
Estratto dell'articolo di Daniele Raineri per “la Repubblica”
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Il secondo attacco ucraino contro il ponte di Kerch non è stato potente come il primo, a ottobre dell’anno scorso, ma l’impressione è che ne arriveranno ancora altri fino a quando il collegamento diretto tra la Russia e la Crimea occupata non sarà demolito.
Alle tre del mattino due droni navali, due piccoli barchini di superficie dalla forma affusolata per non farsi individuare dai radar mentre navigano guidati in remoto da una base segreta — situata da qualche parte sulla costa tra Odessa e Kherson — hanno colpito il pilastro numero 145 vicino all’imboccatura del ponte in territorio russo.
L’esplosivo a bordo dei droni ha fatto crollare una piccola sezione di una campata, ha fatto inclinare una corsia verso il basso, ha spostato l’altra corsia fuori dall’asse del ponte e ha distrutto l’automobile di una famiglia che passava in quel momento.
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Il giorno prima un gruppo di nove droni ucraini, in aria e in acqua, aveva attaccato il porto di Sebastopoli in Crimea ed era stato distrutto. Il sospetto adesso è che quella operazione fosse un diversivo per lasciare che altri due droni si staccassero dal gruppo, circumnavigassero la penisola e puntassero verso la costa della Russia dove poi sono esplosi. Putin ha dichiarato che l’attacco è «senza senso e crudele, ci sarà una risposta militare e lo Stato maggiore ha preparato alcune opzioni ».
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Il ponte per gli ucraini è un obiettivo naturale. Il 16 giugno dell’anno scorso l’intelligence militare del generale Kirilo Budanov aveva pubblicato i progetti della struttura, duecento pagine piene di dettagli tecnici, ed era stato un messaggio d’avvertimento: stiamo studiando il bersaglio.
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I diciotto chilometri di viadotto sul mare e di ferrovia, inaugurati da Putin nel 2018, sono il simbolo dell’annessione illegale della Crimea alla Russia e sono anche uno snodo logistico cruciale. Senza il ponte di Kerch, i soldati, i rifornimenti e i mezzi militari di Mosca possono arrivare alla penisola soltanto via mare con le navi oppure attraverso il corridoio di terra a nord, quella fascia di costa larga novanta chilometri che a partire da giugno è sotto attacco da parte delle truppe ucraine.
Per Kiev l’eliminazione del ponte conterebbe sul piano politico e su quello militare. L’Ucraina vuole isolare la Crimea da Mosca, per presentarsi poi a eventuali negoziati di pace con un fatto compiuto e con una proposta: la Russia non può mantenere il controllo della penisola occupata, convenga che rinunci alle sue ambizioni imperiali e la ceda indietro.
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