Emilio Orlando per www.leggo.it
Gli inglesi lo chiamano reselling: rivendere a cifre maggiorate abbigliamento e accessori, prodotti in serie limitata e quindi introvabili. Da noi lo chiamiamo bagarinaggio. Dopo i capi di abbigliamento ora il fenomeno travolge l’orologio “Speedmaster MoonSwatch Omega”, che riproduce il cronografo portato al polso dagli astronauti dell’Apollo 11 che sbarcarono sulla Luna nel 1969.
Il prezzo di listino imposto dalla casa svizzera è di 250 euro a modello, ma contingentata dai trenta ai cinquanta pezzi al giorno. Così esplode il mercato nero e lievitano i prezzi. E succede che la serie meno gettonata della collezione, quella chiamata “Mission to the sun”, viene rivenduta direttamente davanti ai punti vendita al doppio, 500 euro, mentre per il ricercatissimo “Mission to Neptune” ci vogliono anche 2.500 euro, dieci volte in più rispetto al prezzo imposto dalla elvetica Swatch.
Da Milano e Torino, passando per Napoli e nella Capitale, i negozi della “Swatch” vengono presi d’assalto già dalle prime ore della notte da persone che cercano di accaparrarsi tutti i pezzi che verranno messi in vendita il mattino seguente. Ma fuori dai negozi c’è il mercato nero con caporalato, commercio illegale e racket. Ecco la cronaca di una notte da infiltrati nel gruppo della “Swatch gang”, nel finto quanto inutile tentativo di riuscire ad acquistarne uno in negozio.
Sono le tre e mezzo quando arriviamo davanti al punto vendita di via del Corso all’angolo con via Borgonona. Davanti alla vetrina una donna sudamericana su una sedia da campeggio e spalleggiata da un connazionale indirizza verso alcuni tavolini accatastati di un ristorante ormai chiuso di via Borgogna. Una vedetta che staziona su via del Corso segnala il passaggio delle forze dell’ordine, come in una piazza di spaccio.
Ai tavoli ci affronta una ventina di ragazzini con lo zaino in spalla. Chiedono che cosa vogliamo: «Metterci in fila per comprare un orologio». Uno ci invita a scrivere il nome su una lista dove ce ne sono già una ventina. Quello che sembra un assembramento casuale in realtà è una comitiva ben affiatata. Ridono, si raccontano tra di loro quanti orologi hanno comprato e rivenduto il giorno prima. «Ad agosto ho guadagnato quasi 15mila euro» racconta un ventenne con un marsupio griffato a tracolla.
«A me i sudamericani danno 100 euro per ogni orologio che vendo» si vanta un altro. Fumano e si passano spinelli. Alle 10 del mattino successivo siamo davanti al negozio, ma scopriamo che la lista notturna è “evaporata” e che tutti gli orologi disponibili sono stati venduti in mezz’ora. Se li sono accaparrati quelli della gang, ovviamente.
La gente in fila, arrivata prima delle 10, è furibonda. Così chi è rimasto a mani vuote viene abbordato da due ragazze che invitano a recarsi dietro l’angolo dove alcuni ragazzi - gli stessi della notte precedente - hanno gli zaini pieni di orologi che rivendono. «Dietro il negozio c’è uno che vuole rivendermi un Mission to Neptune a più di duemila euro» grida una donna agli addetti alla sicurezza della Swatch.