Estratto dell’articolo di Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”
«R -e-s-p-e-c-t, scopri cosa significa per me», cantava Aretha Franklin. Improbabile che la definizione comprendesse una spiacevole causa familiare che ha appena contrapposto in un tribunale del Michigan i suoi figli. La regina del Soul, gigantessa della musica del Novecento e della lotta per i diritti civili dei neri, morì nell’agosto del 2018 e inizialmente si pensava che non avesse lasciato testamento.
Pertanto, secondo la legge del Michigan, i suoi beni sarebbero stati divisi equamente tra i quattro figli: Kecalf, Edward, Clarence, e Teddy. Che in quel momento di fugace unanimità scelsero di comune accordo una cugina — Sabrina Owens — come esecutrice testamentaria. Nel maggio 2019 però due documenti — entrambi scritti a mano — sono stati trovati da Owens nella casa in cui viveva Franklin vicino a Detroit.
Uno, del 2010, in un armadietto chiuso a chiave. L’altro, datato 2014, su un quadernone incastrato tra i cuscini del divano. Due testamenti con disposizioni diverse: tre dei quattro figli si sono immediatamente divisi, e sono finiti in tribunale: il processo è terminato l’altroieri […]
Il testamento del 2010 specificava l’ammontare degli assegni settimanali e mensili dovuti a ciascuno dei quattro figli di Franklin, e stabiliva anche che Kecalf ed Edward dovessero «prendere lezioni di economia e ottenere un diploma o una laurea» per poter riscuotere l’eredità.
Nel testamento del 2014 invece, tre dei figli di Franklin — tutti tranne Clarence — avrebbero ricevuto parti uguali dei diritti d’autore della musica della madre, ma Kecalf (e i suoi figli) avrebbero ricevuto una quota maggiore delle proprietà personali di Franklin, cioè gioielli, automobili, strumenti musicali e numerosi cimeli della sua lunghissima carriera.
Secondo il documento, a Kecalf sarebbe andata la villa materna a Bloomfield Hills del valore di 1,1 milioni di dollari (al momento della sua morte, ora vale molto di più), e le auto della cantante (una Mercedes, due Cadillac e una Thunderbird).
Inevitabilmente, Kecalf e Edward ritenevano valido quest’ultimo documento, sostenendo che rappresentasse più precisamente le ultime volontà dell’artista, e che pertanto revocasse la validità di quello precedente.
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Teddy, che ha suonato a lungo la chitarra nella band di sua madre, sosteneva la validità del testamento del 2010: sì meno recente ma oggettivamente più lungo (dodici pagine), molto più dettagliato, e con la firma di Franklin su ogni pagina che è invece mancante sul testamento più recente affiorato dal divano (non stupiscano le modalità un po’ avventurose del ritrovamento: Franklin era un’artista assoluta ma una disattenta amministratrice, infatti con l’eredità ha lasciato anche varie pendenze arretrate con il fisco per alcune decine di milioni di dollari) . […]
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