Maurizio Belpietro per La Verità
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Appunto. Infatti, non essendoci diverse miglia marine a separare i due Stati, ieri la Spagna ha rispedito a casa la gran parte dei migranti che due giorni fa hanno provato ad attraversare la frontiera che separa Ceuta, l'enclave di Madrid, dal Marocco.
Per fermare gli extracomunitari che hanno scavalcato la rete alta venti metri che fa da confine, o si sono buttati in acqua cercando di raggiungere il territorio spagnolo a nuoto, pare che il premier Pedro Sánchez abbia addirittura schierato l'esercito con i blindati. Qualche profugo non è neppure riuscito a toccare la spiaggia, ma lo hanno tenuto in acqua, per evitare che potesse dire di essere «arrivato» a baciare il suolo del regno dei Borbone.
Fosse successo a noi italiani, di tenere a bagnomaria un migrante, come minimo saremmo finiti nel mirino di qualche Procura, con l'accusa di aver violato non so quale legge, nazionale o internazionale. Ma siccome a fermare i migranti non è stato Matteo Salvini e gli extracomunitari non sono stati bloccati su una nave delle Ong, tenuta al largo di un porto italiano per qualche giorno e così facendo rischiare al ministro dell'Interno dell'epoca una condanna per sequestro di persona, l'Europa protesta.
Non con la Spagna, per aver mandato le truppe in assetto da guerra a fronteggiare una banda di disperati, ma con il Marocco, che non avrebbe fatto nulla affinché la folla di diseredati (tra i quali anche qualche neonato) fosse dispersa. Sì, avete letto bene: non se la sono presa con il governo di Madrid, ma con quello di Rabat, accusato di aver aperto i cancelli, di non aver fatto intervenire la polizia per fermare l'esodo.
A Bruxelles non si è registrato il solito piagnisteo, quello per intenderci che ci tocca ascoltare ogni volta che all'orizzonte si profila la sagoma di un'imbarcazione carica di extracomunitari. Né qualcuno ha sollevato non dico la voce, ma neanche il sopracciglio per il mancato accoglimento dei profughi. A essere sinceri, neppure la fotografia di un neonato salvato in mare da un militare della Guardia civil ha inumidito il ciglio dei funzionari europei, i quali anzi si sono lamentati del comportamento tenuto dal Marocco, che avrebbe messo in difficoltà la Spagna per rappresaglia, cioè per ottenere la consegna del leader del Fronte Polisario, ovvero del capo di una fazione politica che da anni si oppone al governo centrale.
Sì, in pratica, come era già accaduto in passato, l'Europa ha usato due pesi e due misure. Nei nostri confronti ha mostrato il volto umanitario, quello che impone l'accoglienza a chiunque e comunque. Con la Spagna ha invece adottato un atteggiamento completamente contrario, schierandosi dalla parte della sovranità violata e non da quella dell'umanità disperata. Vi chiedete quale sia la ragione del voltafaccia? Beh, nessuno è in grado di spiegarlo, perché forse una spiegazione non c'è. Hai voglia a dire che da noi c'è di mezzo il mare e chi arriva non si sa da dove sia partito e dunque sia impossibile rispedirlo a casa visto che la casa non è identificata.
Molti di quelli che hanno oltrepassato la frontiera non sono di origine marocchina, dunque Rabat potrebbe fare spallucce, soprattutto se ai migranti è stata concessa la libera uscita per fare pressione sul governo spagnolo. Forse, per comprendere le ragioni della diversità di trattamento, bisogna andare alle politiche di ciascun Paese: c'è chi si fa rispettare e chi no. C'è chi se ne fa un baffo delle lamentazioni dell'Europa e non esita a mostrare i muscoli, mandando al diavolo le buone maniere, e chi invece si genuflette davanti alla prima obiezione.
Del resto, che c'è da stupirsi se la Ue ci ignora, anzi ci usa come campo profughi, lasciando che le Ong facciano la spola tra le coste libiche e quelle italiane? I primi a consentirlo siamo noi, comportandoci come Tafazzi.
Prendete il caso di Carola Rackete. La ricordate, era la «Capitana» che sfidò Salvini quando quest' ultimo era al Viminale e faceva la guerra alle Ong. A bordo di un traghetto carico di migranti, la signorina ignorò tutte le disposizioni impartite dalla guardia costiera e della Guardia di finanza, arrivando addirittura a entrare a forza nel porto, fino a schiantarsi contro una motovedetta delle Fiamme gialle. Peggio di così non si poteva fare, e se fosse capitato a chiunque di ignorare un posto di blocco e di danneggiare un mezzo militare sarebbe finita male.
Non per lei, la quale tra poco riceverà pure una medaglia. Già, il giudice davanti al quale era stata trascinata, l'ha assolta, ritenendo che l'azione di disobbedienza fosse dovuta alla necessità di salvare vite umane. Ma le vite erano già salve a bordo della nave dell'organizzazione.
Dunque, la «Capitana» non aveva alcun motivo di violare la legge, se non quello di aver deciso che a qualsiasi costo i migranti li avrebbe fatti sbarcare in Italia. Se perciò noi siamo i primi a ignorare che i confini sono sacri e che chi li difende non può essere speronato, c'è poco da stupirsi poi se l'Europa fa altrettanto. Se, grazie alla legge italiana, respingere un clandestino è impossibile, Bruxelles si accoda ben volentieri. In fondo, a loro che importa: la grana è nostra.
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