ORA TREMANO I PROFESSIONISTI DELLA ROMA "PER-PENE" – L’INCHIESTA SUI TRE OMICIDI NEL QUARTIERE PRATI HA SPINTO I MAGISTRATI A INFILARE IL NASO NEI TELEFONINI DELLE VITTIME – LA SQUADRA MOBILE HA TROVATO I NUMERI DEI CLIENTI E HA STILATO LISTE DI PROFESSIONISTI CHE POTREBBERO ESSERE CONVOCATI, COSTRETTI A RACCONTARE I LORO INTIMI SEGRETI – UN’AVVOCATESSA CHE LAVORA IN PRATI SPIFFERA: “LO SANNO TUTTI CHE DA QUESTE CINESI E ANCHE DA ALTRE VANNO AVVOCATI E MAGISTRATI” - L'IMBARAZZO DEGLI ABITANTI DEI PALAZZI CHE OSPITAVANO LE ESCORT: TUTTI SAPEVANO MA NESSUNO HA DENUNCIATO…

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Romina Marceca Andrea Ossino per “la Repubblica – Edizione Roma”

 

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È la storia di un quartiere borghese messo a nudo dalle telecamere delle televisioni che inquadrano i portoni delle abitazioni e le finestre degli studi legali, all'indomani di un triplice omicidio. Un rione esposto alle indagini della squadra mobile che spulcia i cellulari delle vittime trovando i numeri di telefono dei clienti, che stila liste di professionisti che potrebbero essere convocati, costretti a raccontare intimi segreti.

 

Immagini e indagini imbarazzano perché raccontano la storia della caccia a un serial killer di prostitute. Parlano di trans che popolano la zona e facoltosi clienti. Dalle dichiarazioni dei residenti emerge il disappunto per «tutto questo show» .

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«Hanno messo sul telegiornale, da tutte le parti, il palazzo nostro, la rampa del sottoscala, le finestre», si lamenta un condomino del civico 36 di via Durazzo, a pochi passi da dove è stata uccisa Martha Castano Torres, in quello scantinato trasformato in garconniere.

 

Un lungo corridoio dove da anni trans e prostitute lavorano e probabilmente vengono sfruttate. Proprio come avviene in altri palazzi signorili del quartiere, come accadeva al civico 28 di via Riboty fino a due giorni fa, quando la stessa mano che ha ammazzato Martha, 65enne colombiana, ha ucciso anche due ragazze cinesi. Anche loro vendevano i loro corpi. Anche loro, si pensa, fossero sfruttate. Ma nessuno ha chiamato le forze dell'ordine.

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La prostituzione non è reato, lo sfruttamento sì. Eppure in via Riboty, al di là dello stupore per la tragedia, non emerge il sospetto sul traffico di esseri umani. È più forte la voglia di dimenticare. «Basta, andate via», è il mantra ripetuto dagli abitanti della zona. Tutti conoscono la situazione. Anche due avvocatesse: «C'era questo giro» , dicono. «Lo sanno tutti che da queste cinesi e anche da altre vanno avvocati e magistrati» , si sbilancia una collega.

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I vicini di casa delle due vittime cinesi qualche giorno fa avevano anche organizzato una riunione: «Non è bello vivere in un palazzo dove entrano uomini a tutte le ore». Meglio chiamare l'amministratore di condominio per fermare il viavai. C'era tempo, secondo loro, per avvisare la polizia, per capire se si trattasse di due ragazze sfruttate.

 

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Nessuna domanda neanche a Martha. Tutti ricordano la donna che si prostituiva per mantenere la figlia 18enne in Colombia. Tutti sapevano, ma nessuno si aspettava un epilogo simile: «Non me lo sarei mai aspettato. Vedendo la polizia pensavo ci fosse un pranzo, un ricevimento a villa Madama» , dice un condomino. Era un omicidio, il primo di tre delitti, tutti maturati in uno spazio di tempo limitato, ad una distanza ravvicinata, in un contesto identico che adesso arrossisce e si vergogna.  

 

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