1 – LETTERA ALL' UE, TRIA AI PM "DIVULGATI ATTI SECRETATI"
Paolo Baroni per “la Stampa”
Ai microfoni di SkyTg24 il viceministro dell' Economia, il leghista Massimo Garavaglia, ieri si era sfogato con durezza per quel che era successo venerdì. «Non esiste - aveva detto Garavaglia - che una lettera venga pubblicata, essendo poi una bozza di lavoro, sui giornali prima che venga mandata alla Commissione europea. Non esiste né in cielo né in terra».
In serata il ministro dell' Economia, Giovanni Tria, è passato ai fatti. In una nota, diffusa poco prima delle 22, il Tesoro ha fatto sapere che per conto del ministro lunedì verrà depositato «alla Procura della Repubblica una denuncia per divulgazione di atti secretati e violazione di segreto d' ufficio». Un atto dovuto secondo il ministro che continuerà a far discutere il mondo politico. Intanto il portavoce della Commissione europea ieri ha confermato che la famigerata lettera con cui Tria ha risposto ai rilievi sui nostri conti pubblici è arrivata a Bruxelles.
L' analisi del documento con cui Tria illustra i «fattori rilevanti» per i quali l' Italia non ha rispettato la regola del debito anche nel 2018, dopo averla già infranta nel 2017 e nel 2016, è già cominciata ma le conclusioni arriveranno solo a metà settimana assieme all' analisi complessiva del bilancio italiano che sarà pubblicata mercoledì prossimo assieme alle raccomandazioni economiche.
Non sarà però la Commissione ad aprire la procedura d' infrazione contro l' Italia: il «Rapporto di primavera» certificherà la situazione di nostri conti, poi spetterà alla politica decidere. Il «cerino» passerà all' Eurogruppo la cui prima riunione è in agenda per l' 8 luglio. L'«atmosfera» che si respira a Bruxelles nei confronti dell' Italia «è molto negativa», ma in questa fase - trapela da fonti della Commissione - prevale il timore che un intervento nei confronti dell' Italia possa produrre danni tali da contagiare altri paesi dell' area euro. È scontato che nel suo nuovo rapporto la Commissione confermerà la sua analisi della situazione dei conti pubblici partendo dalle raccomandazioni di maggio 2018 che chiedevano all' Italia un miglioramento di 0,3% del saldo strutturale per il 2018 e dello 0,6% nel 2019.
Dopo l' accordo sulla legge di Bilancio raggiunto a fatica lo scorso dicembre all' Italia è stato concesso di fare uno sforzo pari a zero per il 2018, purché vi fosse un miglioramento nel 2019.
I dati definitivi di Eurostat arrivati ad aprile hanno però portato a galla un peggioramento del saldo strutturale sia sul 2018 (-0,1%) sia sul 2019 (-0,2%). In pratica in due anni c' è stato un peggioramento di 0,3% mentre l' Italia avrebbe dovuto mettere a segno almeno un aumento dello 0,4%, posto che le richieste iniziali dell' Europa prevedevano un miglioramento dello 0,9 (0,3% nel 2018 e 0,6% nel 2019) e che al massimo le regole consentono una deviazione di mezzo punto. Il divario tra gli obiettivi concordati e i dati reali, pari allo 0,7% del Pil, corrisponde a un buco di 11 miliardi: per Bruxelles è una deviazione significativa che può bastare a far scattare una procedura per debito eccessivo.
Mentre Di Maio incassa la cancellazione del passaggio della lettera scritta dal Mef in cui si prevedevano tagli alla spesa sociale, «anche se resta da capire se quel passaggio sia stato concordato politicamente con qualcuno», l' altro vicepremier va all' attacco.
«La prossima settimana userò il consenso che voi mi avete dato per dire a Bruxelles: lasciateci lavorare come gli italiani ci chiedono, "meno tasse e più lavoro" ha detto Salvini durante un comizio a Potenza. «Se ci diranno "no" vedremo chi avrà la testa più dura».
2 – «DANNI AL NEGOZIATO CON LA UE IL TESTO ERA PROVVISORIO, CASTELLI NON DOVEVA AVERLO»
Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Giovanni Tria conserva la sua flemma ma questa volta non è difficile capire che è davvero fuori di sé. Il ministro dell' Economia del Paese dal quarto debito pubblico più vasto al mondo è furibondo, preoccupato, insospettito. E determinato ad andare fino in fondo, anche a costo di coinvolgere la Procura di Roma e avviare un' inchiesta interna al ministero per capire chi sabota e rema contro.
GIOVANNI TRIA E L'AUMENTO DELL'IVA
La fuga di notizie relative a un documento del Tesoro prima che fosse finalizzato è solo l' ultimo passaggio di una saga che non promette niente di buono. Il testo della lettera di risposta del governo alla Commissione europea sulla situazione dei conti, diffuso venerdì pomeriggio, non era nella versione finale. Era una bozza di lavoro annotata a mano dal ministro, un testo ad uso interno per arrivare a un messaggio che rassicurasse il più possibile Bruxelles. Doveva restare fra pochissime persone, invece lo hanno letto a migliaia.
Ministro, se si voleva evitare il rischio di una procedura europea contro l' Italia, non trova che questo episodio sia un clamoroso autogol?
«Non c' è nessun dubbio che danneggia il negoziato con la Commissione europea. Quel testo non era definitivo, era una bozza incompleta con varie opzioni aperte. Non era pensata per la pubblicazione, non sarebbe dovuta uscire».
Ha un sospetto su chi e perché lo abbia passato alla stampa?
«Non ne ho idea, ma è un fatto molto grave. Posso dire che fin da ieri pomeriggio (venerdì per chi legge, ndr ) abbiamo depositato una denuncia alla Procura della Repubblica e avviato un' indagine interna al ministero. Cercheremo di vederci più chiaro».
M5S protesta perché quel testo prospetta la riduzione della spesa sociale nella frase sotto accusa: «Riteniamo che sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022».
Davvero volevate tagliare il welfare?
«Naturalmente no. Quella frase si riferisce al fatto che almeno per i primi due anni il tiraggio delle due misure chiave del governo - per il reddito di cittadinanza e probabilmente anche sulle pensioni anticipate a quota 100 - sarà inferiore a quanto già messo in bilancio. Sapevamo dall' inizio che sarebbe stato così, le stime sui costi erano ampiamente prudenziali.
Dunque in quell' area ci sono più risorse di quanto richiesto dalle domande presentate dai cittadini. Nessuno ha mai pensato a ridurre le prestazioni sociali».
Già lunedì scorso lei ha iniziato a discutere il testo della lettera con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Ma l' accusano di voler procedere per conto suo, senza coordinarsi con il premier e con le forze di governo.
«Non è così. Come lei dice, con Conte abbiamo iniziato a discutere la risposta da mandare alla Commissione europea prima ancora che la lettera arrivasse ufficialmente. E ho un appoggio pieno e preventivo a portare avanti questo negoziato. Con il premier ci eravamo detti che io avrei contattato soprattutto la Lega sui contenuti della risposta da mandare a Bruxelles, mentre Conte doveva contattare i 5 Stelle».
I quali però l' accusano di giocare di sponda con i leghisti
«Non è che io sia più vicino alla Lega o a qualcuno altro, come qualcuno ha detto. Questa era semplicemente l' intesa per po rtare avanti questo lavoro».
Laura Castelli, il suo viceministro espresso dai 5 Stelle, nella serata di venerdì si è detta sorpresa che lei stesso abbia smentito la validità del testo uscito poche ore prima perché - ha aggiusto Castelli - «anch' io avevo visto quella bozza con i tagli al welfare». Lo considera un attacco politico?
«Se Castelli aveva quel testo, non lo doveva avere. Quello era un documento riservato, una bozza di lavoro con i miei appunti annotati a mano in cui osservavo nei vari passaggi "questo sì", "questo no". La corretta linea istituzionale vuole che prima di tutto un testo consolidato vada al presidente del Consiglio e poi al resto del governo».
Resta lo spaccato di un governo sfibrato, diviso, una guerra per bande fatta di agguati nei ministeri chiave. Non trova che così sia più difficile rassicurare i mercati ed evitare la gabbia della procedura europea sui conti?
matteo salvini giovanni tria 1
«Di sicuro, come ho detto, questo episodio danneggia il nostro negoziato. Ma il deficit di quest' anno si prospetta inferiore a quanto noi stessi avessimo preventivato nel Documento di economia e finanza, proprio perché dall' inizio siamo stati molto cauti nelle stime sui costi del reddito e di quota 100».
Può dire quali sono i nuovi obiettivi?
«Nel Def noi avevamo previsto un deficit per quest' anno al 2,4% del prodotto interno lordo, mentre la Commissione europea nelle sue previsioni di maggio indica il 2,5%. Ebbene, posso dire che il risultato finale del disavanzo sarà inferiore alle nostre stime del Def e sensibilmente inferiore a quanto previsto dalla Commissione».