luigi di maio giuseppe conte

CONTE HA FATTO MALE I CONTI - PEPPINIELLO APPULO MINACCIA LO STRAPPO E ATTACCA DI MAIO (SENZA MAI NOMINARLO), MA CHE PUÒ FARE? I PARLAMENTARI FEDELI ALL’EX AVVOCATO DEL POPOLO SONO SOLTANTO UNA MANCIATA DI PULCINI, IL GROSSO DELLE TRUPPE DI CAMERA E SENATO È SCETTICO (EUFEMISMO) SULLA SUA LEADERSHIP - LA VELINA DA RAS-PUTIN DI CASALINO SULLE CONDIVISIONI DEL VIDEO DI “GIUSEPPI” HA FATTO INCAZZARE TUTTI

Domenico Di Sanzo per “il Giornale”

 

giuseppe conte mezzora in piu 2

Battaglia contro il governo di Mario Draghi sull'aumento delle spese militari, certo. Ma soprattutto guerriglia interna contro «le correnti», quelle sul modello dei «vecchi partiti». E, ovviamente, per Giuseppe Conte l'identikit della serpe in seno corrisponde a quello di Luigi Di Maio. Sono indirizzate al ministro di Pomigliano le bordate più dure nel video in cui Conte annunciava una nuova votazione - che si concluderà oggi alle 22 - sulla conferma della sua leadership impantanata nelle carte bollate.

 

MARIO DRAGHI GIUSEPPE CONTE

L'ex premier non lo nomina, ma sputa veleno contro il rivale. Mentre lui, Di Maio, preferisce non commentare e volare alto, occupandosi della crisi in Ucraina. «Un ministro degli Esteri durante una guerra non può rispondere a Conte», taglia corto un parlamentare fedelissimo dell'ex capo politico.

 

di maio conte

Oltre che per il governo, il primo banco di prova interno sarà giovedì in Consiglio dei ministri sul Def, il documento di Economia e Finanza. Un testo che - nelle minacce di Conte - dovrebbe contenere un'indicazione chiara contro l'aumento delle spese per la difesa al 2% del Pil. «Altrimenti non lo votiamo», si irrigidisce Conte, in attesa di una resa dei conti tra sei mesi sulla manovra di bilancio.

 

luigi di maio lorenzo guerini

E la sfida è anche diretta verso Di Maio, che siederà nello stesso Cdm e ha già fatto sapere di volere onorare gli impegni presi con gli alleati della Nato. Il messaggio arrivato ieri da ambienti contiani («Osserveremo con attenzione chi condivide il video di Conte, siamo stanchi delle spaccature») ha mandato in tilt molti parlamentari tra Camera e Senato.

 

GIUSEPPE CONTE ROCCO CASALINO

Soprattutto a Montecitorio, gli scettici e i dimaiani di stretta osservanza rappresentano una buona fetta del gruppo. Ma neppure a Palazzo Madama Conte può permettersi di annunciare purghe e repulisti: i contiani sono di più rispetto alla Camera, però comunque abbondano i critici e i cani sciolti.

giuseppe conte 10

 

L'arma dell'ex premier è il passaggio dello Statuto in cui viene vietata esplicitamente la formazione di correnti. Non a caso, l'avvocato di Volturara ha insistito molto sulla compattezza e sul no al correntismo da vecchi partiti nel suo video diffuso sabato. Proprio per questo c'è chi teme espulsioni tra i non allineati.

 

SALVINI PUTIN CONTE DI MAIO

Mentre Di Maio, nei mesi scorsi, si è dimesso da membro del Comitato di Garanzia proprio per avere la possibilità di esprimere un controcanto rispetto al neo centralismo democratico contiano. Il presidente del M5s smentisce la tentazione di voler far cadere il governo, eppure ha cominciato a lavorare ai fianchi in vista delle elezioni politiche del prossimo anno.

 

La guerra in Ucraina gli offre lo spazio per corteggiare un elettorato pacifista e anti-atlantista, un segmento ancora ben rappresentato tra chi vota Cinque Stelle e non solo. Con il Pd filo-atlantico di Enrico Letta, l'avvocato ha individuato un'insenatura politica, una possibile legge proporzionale farà il resto.

 

DI BATTISTA CONTE

Nel frattempo si prepara a piazzare uomini di fiducia nei coordinamenti territoriali e aspetta il momento del voto nazionale. L'obiettivo è eliminare il dissenso dalle liste future e magari far rientrare dalla finestra Alessandro Di Battista. Sullo sfondo il terzo mandato, che potrebbe essere concesso di nuovo soltanto a pochi deputati e senatori uscenti, scelti online tra i «meritevoli» secondo criteri che però sembrano difficili da definire. Perciò risuona di nuovo l'eco di una scissione, forse propiziata dalle divisioni sulla politica estera.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...