giorgia meloni italia affonda economia giancarlo giorgetti sergio mattarella roberto vannacci

DAGOREPORT – IL GOVERNO DUCIONI CE LO METTE NEL CUNEO (FISCALE): I CONTI PUBBLICI DISASTRATI IMPEDIRANNO DI CONFERMARE IL TAGLIO DELLE TASSE IN BUSTA PAGA - GIORGETTI COMMISSARIO EUROPEO FA RIDERE: PUO' SOLO DIMETTERSI PRIMA DELLA SESSIONE DI BILANCIO CHE SARÀ LACRIME E SANGUE (PIU' SANGUE CHE LACRIME) – LA MELONI HA I NERVI SCOSSI PERCHÉ I SONDAGGI DANNO FRATELLI D’ITALIA SOTTO IL 26% ANCHE A CAUSA DELL’EFFETTO VANNACCI: TRA UNA “DECIMA” MAS E UNA SPARATA DA “GLADIATORE”, IL GENERALE STA MONOPOLIZZANDO LO SPAZIO A DESTRA, CATALIZZANDO IL CONSENSO DI QUELL’ELETTORATO POST-MISSINO E NEO-FASCIO CHE VOTA FDI - SALVINI L’HA CAPITO E PREME SULL’ACCELERATORE: LA SPARATA DI BORGHI CONTRO UE E MATTARELLA STRIZZA L’OCCHIO AI FRATELLINI D’ITALIA, RIMASTI DELUSI DAL “CAMALEONTISMO” DI GIORGIA, CHE PRIMA TUONAVA CONTRO I POTERI FORTI DI BRUXELLES, E ORA FLIRTA CON URSULA

DAGOREPORT

giancarlo giorgetti g7 economia stresa

Come Dago-dixit, Giancarlo Giorgetti è il più disperato tra i ministri del Governo Meloni. I conti pubblici versano in una condizione tragica, i suoi colleghi ministri sparano promesse che non si potranno mai mantenere, e lui si ritrova a dover fare il custode del forziere (vuoto) attirandosi gli strali di tutti.

 

Nella sua ferocia al semolino, il bocconiano di Cazzago Brabbia, ha fatto presente che, attuali condizioni economiche, sarà impossibile mantenere il taglio del cuneo fiscale.

 

Un annuncio che, ovviamente, il Governo rifilerà tra le chiappe degli italiani solo dopo il voto europeo. Alla penuria di danaro, si aggiunge la crescente difficoltà a piazzare i Btp, che diventeranno sempre meno appetibili con il prevedibile (e richiesto da tutti i Paesi, Italia in testa) taglio dei tassi da parte della Bce. Nemmeno i fantomatici Btp Valore, che il governo dei patrioti aveva varato per riallocare il debito nelle case degli italiani, tirano più come una volta.

 

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

L’exit strategy per Giorgetti, ormai stanco di essere il parafulmine dei guai economici del Governo Ducioni, di traslocare a Bruxelles come commissario non sta né in cielo né in terra; al massimo può permettersi di rassegnare le dimissioni. Le quali sono state minacciate una tale quantità di volte da renderle ormai una farsa: e infatti nessuno ha preso davvero sul serio l’ennesimo annuncio di addio trasmesso ieri via giornali (“Repubblica”).

 

Sul commissario in quota Italia sarà necessario valutare l’esito delle elezioni europee. Poi, servirà trovare un accordo politico per la nomina del presidente della Commissione, e non è detto che sia Ursula. Solo a quel punto si aprirà la partita dei commissari. Campa cavallo...

 

giorgia meloni ursula von der leyen

Dopo il 9 giugno, l’immaginifica Italia dove tutto va bene, madama la Marchesa Melona, si sgonfierà come un soufflè venuto male: la prevista astensione, dicono superiore al 50%, certificherà la distanza e la disillusione dei cittadini nei confronti della politica e del Governo.

 

Facile minimizzare la diserzione delle urne come “effetto spiaggia”, “primo weekend estivo”, "non si vota il lunedì", eccetera: gli italiani zavorrati dai salari più bassi d’Europa e dall’inflazione galoppante, faticano ad arrivano a fine mese (quasi uno su dieci è in condizione di povertà assoluta).

 

E se, da un lato, Giorgetti scalpita per darsi alla macchia e a non passare da caprone espiatorio per le future lacrime e sangue, dall’altro Giorgia Meloni è scettica sull’opportunità di fare a meno del “guardiano dei conti” proprio alla vigilia dell’apertura della procedura di infrazione contro l’Italia, prevista per il 19 giugno. Così facendo, lascerebbe il Mef senza una guida poco prima della sessione di bilancio, in cui si dovrà mettere nero su bianco la situazione disastrosa dei conti pubblici.

 

fabio panetta paolo gentiloni giancarlo giorgetti g7 economia stresa

Come scrive oggi Giuseppe Colombo, su “Repubblica”: “Più di tutte contano le ragioni ‘tecniche’ dei conti […], che incrociano il futuro assetto […] dell’Europa, ancora poco chiaro: un azzardo, per l’inquilina di Palazzo Chigi, far gestire la manovra austera a qualcun altro. A via XX settembre il ministro deve restare lo stesso. Anche se Giorgetti va ripetendo che è stufo, assediato, logorato”.

 

La Meloni ha i nervi scossi perché i sondaggi danno Fratelli d’Italia sotto il 26% anche a causa dell’effetto Vannacci: tra una “decima” Mas e una sparata da “Gladiatore” (“Al vostro segnale, scateneremo l’inferno in Europa”), il generale sta monopolizzando lo spazio a destra, catalizzando il consenso di quell’elettorato post-missino e un po’ fascio che guardava a Fdi.

 

matteo salvini claudio borghi

Salvini l’ha capito e preme sull’acceleratore: la sparata di Borghi contro Ue e Mattarella, a cui il “Capitone” ha dato manforte, strizzava l’occhio agli euroscettici di Fratelli d’Italia, rimasti delusi dal “camaleontismo” di Giorgia, che prima tuonava contro l’Euro e i poteri forti di Bruxelles, e ora flirta con Ursula von Der Leyen.

 

Che ha fatto Giorgia Meloni? Invece di dissociarsi subito e pubblicamente dalla parole contro il Colle, come auspicato dal sottosegretario Mantovano e dallo staff del Quirinale, la Ducetta ha taciuto, quasi avallando gli inaccettabili toni del Carroccio contro il Presidente. Un silenzio deludente, finito nel già ricco cahier de doleances su Giorgia Meloni che al Quirinale consultano periodicamente.

 

GIORGIA MELONI NO EURO

Ps. Comunque vada il voto europeo, dal 10 giugno inizierà un regolamento di conti nei partiti, anche in Fratelli d’Italia, dove sono molti i galletti con la pretesa di comandare.

 

Se il giustizialista Delmastro carica le pistoline contro il ministro garantista Nordio, e La Russa esonda a ogni piè sospinto invece di mantenersi super partes, anche le seconde file Donzelli e Montaruli ambiscono al loro quarto d’ora di gloria (la ex sottosegretaria si sente in charge al punto da rimbalzare il Guardasigilli dal comizio di chiusura della campagna elettorale di Fratelli d’Italia)

 

 

I DUBBI DELLA PREMIER SU GIORGETTI IL TRASLOCO A BRUXELLES È CONGELATO BELLONI E FITTO SONO LE ALTERNATIVE

Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

 

PAOLO GENTILONI GIANCARLO GIORGETTI

Chissà se Giorgia Meloni ha sorriso anche quando ha discusso del trasloco di Giancarlo Giorgetti a Bruxelles. Con il diretto interessato, faccia a faccia. Almeno tre volte, a Palazzo Chigi. E chissà se l’idea è stata archiviata con un sorriso, come quello che ha detto di aver fatto ieri dopo aver letto la ricostruzione di Repubblica sul destino del titolare del Tesoro.

 

E chissà, ancora, se i dubbi sulla nomina del ministro leghista a commissario europeo corrono veloci come la gazzella che ieri ha tirato in ballo per dire che «ogni giorno, in Italia, un ministro si sveglia e sa che deve smentire un articolo di Repubblica ». Di certo deve barcamenarsi tra le autocandidature che arrivano da altri ministri. Come quella, velata, del fedelissimo Raffaele Fitto.

 

raffaele fitto giancarlo giorgetti

Che viene tirato in ballo dal vicepremier azzurro Antonio Tajani, insieme a Giorgetti: «Sono persone con grandi qualità e possono benissimo rappresentare l’italia in Europa». Un endorsement dietro cui si cela la volontà di Forza Italia di “bruciare” nomi non graditi

 

[…] Sempre che alla fine la premier non decida di agire in autonomia, dando seguito alle suggestioni personali che hanno già preso forma, prima fra tutte quelle di scegliere Elisabetta Belloni, l’attuale numero uno del Dis.

 

Il […] ministro dell’Economia […] ha messo in fila smentite per tutto il giorno. Al mattino, così: «Evidentemente hanno confuso la festa della Repubblica con la festa de La Repubblica ed erano un po’ eccitati per questo...per quanto mi riguarda, continuo a fare il mio lavoro come sempre […]».

 

matteo salvini giancarlo giorgetti 2

E poi a sera, con fare nervoso: «Io non ho nessuna intenzione di andare là (Bruxelles ndr), quindi non mi interessa e basta ». Tanto è servito alla premier per agganciarsi alla narrazione del “non voglio”. «Lui ( Giorgetti ndr ) - ha detto nel salotto tv di Quarta Repubblica ha smentito: lo smentisce se non lo pensa, se lo avesse pensato non lo avrebbe smentito». Psicoanalisi della smentita.

 

Giorgetti si tira fuori dai giochi, provando a staccarsi da una tentazione che coltiva da tempo. Lo stesso tempo che fonti di Palazzo Chigi citano per dire che «il ragionamento su Giorgetti commissario è stato avviato da tempo a Chigi». Ma poi qualcosa è andato storto.

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti

La premier non è affatto convinta che spostare il “custode dei conti” dal Mef sia una buona idea. È una questione di tempi e di contenuti. I tempi perché mancano cinque giorni al voto: la temperatura dentro alla maggioranza è già elevata, il toto-nomi sul commissario è da evitare. Ma più di tutte contano le ragioni “tecniche” dei conti pubblici, che incrociano il futuro assetto politico dell’Europa, ancora poco chiaro: un azzardo, per l’inquilina di Palazzo Chigi, far gestire la manovra austera a qualcun altro. A via XX settembre il ministro deve restare lo stesso. Anche se Giorgetti va ripetendo che è stufo, assediato, logorato. Ma non è tempo di gazzelle.

giorgia meloni giancarlo giorgetti

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…