1 - CSM: FERRI, IV NON RITIRA EMENDAMENTI
(ANSA) - "Manteniamo i nostri emendamamenti ". Così ha risposto Cosimo Ferri all'Ansa entrando in Commissione Giustizia, rispondendo alla domanda se Iv avrebbe o meno ritirato i propri emendamenti alla riforma del Csm.
cosimo ferri ana bettz rita cavallaro
2 - IL PULPITO DI FERRI
Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
Al tavolo della riforma del Csm Cosimo Ferri rappresenta Iv per discutere modifiche che dovrebbero servire a superare le «degenerazioni del correntismo» nell'organo di autogoverno delle toghe.
Proprio lui che ne fece parte da leader indiscusso del gruppo conservatore Magistratura indipendente, ruolo che non ha smesso di esercitare nemmeno quando è entrato nel governo Letta nel 2013 (in quota FI) come sottosegretario alla Giustizia e successivamente da parlamentare pd renziano, successivamente transitato in Iv.
Almeno fino al 2019, quando la microspia attivata nel telefono di Luca Palamara l'ha sorpreso a concordare con l'intercettato, l'altro deputato Luca Lotti e alcuni componenti del Csm la nomina del procuratore di Roma.
Vicenda per la quale è tuttora sotto procedimento disciplinare davanti al Csm. Ieri Ferri ha criticato l'intesa raggiunta nella maggioranza perché «mina l'indipendenza interna della magistratura e rafforza il peso delle correnti». Se anche fosse vero, verrebbe da chiedersi inevitabilmente «da che pulpito».
Quando il gruppo delle toghe progressiste di Area ha sottolineato un possibile conflitto d'interessi, ha risposto denunciando la «gravissima interferenza» sulle sue prerogative, chiedendo l'intervento del presidente della Camera.
Tuttavia nessuno mette in dubbio il diritto di un parlamentare a svolgere il proprio lavoro (quale però: l'attuale o il precedente?) come meglio ritiene. È solo questione di credibilità e opportunità. Uno dei paradossi preferiti da Matteo Renzi per stigmatizzare le scelte di persone sbagliate al posto sbagliato (secondo lui) è il paragone con il principe dei vampiri: «È come mettere Dracula alla guida della banca del sangue».
luca palamara a passeggio con cosimo ferri
Lo dice spesso, ma c'è da chiedersi perché non gli sia venuto in mente quando ha delegato il giudice-deputato a discutere la riforma. Del resto nel 2014, da sottosegretario confermato da Renzi nel suo governo, Ferri non esitò a fare campagna elettorale per due candidati al Csm della sua corrente. Sul momento l'ex premier commentò che era «indifendibile», poi non accadde nulla. Come oggi.
3 - CSM E SEPARAZIONE DELLE FUNZIONI, LE DUE MINE SULLA STRADA DELLA RIFORMA
Nicola Barone per www.ilsole24ore.com
Raggiunta un’intesa “tecnica” di massima grazie al lavoro paziente di mediazione della ministra Cartabia, sulla riforma della giustizia si è aperto lo scontro più strettamente politico. Sono i meccanismi di elezione del Csm e la revisione dei passaggi all’interno dell’ordinamento giudiziario a turbare la navigazione tranquilla della maggioranza ora anche il segretario del Pd mette in guardia dai pericoli che comporta il continuo rialzo dell’asticella da parte di «forze politiche che annusano le elezioni con troppo anticipo».
Da M5S e Pd pressing per chiudere
L’accordo di maggioranza prevede che tutti i partiti ritirino gli emendamenti non concordati e che si voti secondo il parere del governo. Se verranno rispettati i patti la commissione riuscirebbe a concludere il lavoro in tempo per portare il testo in aula il 19 aprile, visto che resterebbero da votare solo gli emendamenti dell’opposizione.
Per ora Italia Viva ha detto che non ritirerà le proprie proposte di modifica, mentre si attende di capire la decisione della Lega. Anche il M5S, dopo settimane di pressione sul governo, ora chiede responsabilità sulla riforma della giustizia. «Noi abbiamo detto alla ministra Cartabia che se questo è l’accordo tecnico sulla riforma noi ci stiamo ma serve un chiarimento politico, altrimenti, se si aprono scenari diversi, la riforma è rischio», avvertiva il relatore pentastellato Eugenio Saitta.
Verso i referendum
Se da parte del governo, assicura il sottosegretario Francesco Paolo Sisto c’è «massima soddisfazione» per l’intesa raggiunta sulla giustizia, anche la Lega appare tuttavia dialogante.
«La riforma Cartabia è un buon punto di mediazione tra partiti che hanno sensibilità assolutamente diverse sulla giustizia» ripete Giulia Bongiorno nel rilanciare però i referendum come la «vera strada del cambiamento».
È quello l’obiettivo più “di bandiera” del Carroccio. «Noi stiamo lavorando anche sulla riforma della giustizia aiutando il ministro Cartabia al meglio per sradicare le correnti, togliere la politica, i partiti, le lottizzazioni dai tribunali. E quindi spero che tutti in Parlamento abbiano la stessa volontà, il 12 giugno c'è un appuntamento importantissimo, quello con i referendum, lì saranno tutti gli italiani a poter cambiare».
Cosa chiedono Lega e Italia Viva
Italia Viva intende infatti discutere le sue proposte in commissione. La questione resta quella del sistema elettorale. L’accordo raggiunto dalla maggioranza prevede un sorteggio delle Corti d’appello per andare a formare i collegi elettorali: il sistema resta maggioritario binominale con un correttivo proporzionale. Ma non basta a Iv che vuole un sistema elettorale a sorteggio temperato.
«È l’ unica strada per un cambio di passo», ha avvertito Cosimo Ferri che nella sostanza rimprovera al governo di non voler risolvere alla radice il nodo delle correnti. Lanciando una proposta alternativa per cercare una «soluzione idonea a rappresentare anche le voci della magistratura silenziose e indipendenti.
E cioè un sistema proporzionale puro». Si tratta di una proposta su cui ci sarebbe anche una certa apertura del M5S. Quanto alla Lega, invece, il problema è sulla separazione delle funzioni. L’ultima versione del testo di riforma prevede che sia possibile solo una volta nella carriera di un magistrato cambiare funzioni da giudice a pm e viceversa. La scelta andrà fatta entro un arco temporale di dieci anni, ma il limite non varrà se le funzioni sono esercitate nel settore civile.