I GUAI DI ARCURI NON FINISCONO MAI - L'EX COMMISSARIO È ACCERCHIATO DALLE INCHIESTE, A PARTIRE DA QUELLA SULLA MAXI COMMESSA DA 800 MILIONI DI MASCHERINE CINESI COSTATE 1,25 MILIARDI DI EURO - LA CORTE DEI CONTI VUOLE VEDERCI CHIARO ANCHE SULL'ACQUISTO DI SIRINGHE PAGATE CIRCA 10 MILIONI PER SOMMINISTRARE LE DOSI DI PFIZER - BOCCIATO PURE L'ACCORDO TRA MISE, INVITALIA E REITHERA, L'AZIENDA DI CASTEL ROMANO CHE DOVEVA SVILUPPARE IL VACCINO NOSTRANO...

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François de Tonquédec per "La Verità"

 

DOMENICO ARCURI DOMENICO ARCURI

Fino all'anno scorso, la carriera di Domenico Arcuri, dal 2007 ad di Invitalia, società controllata del Mef, era stata sostanzialmente lontana dai riflettori e dagli inciampi giudiziari. A eccezione di un'iscrizione sul registro degli indagati della Procura di Civitavecchia per abuso d'ufficio, relativo al mancato esercizio di un diritto di prelazione legato alla partecipazione, precedente alla nomina di Arcuri, di Italia navigando, una controllata Invitalia poi messa in liquidazione, nel porto di Fiumicino, i cui lavori dovevano essere svolti da una società del gruppo Acqua marcia, del finanziere Francesco Bellavista Caltagirone.

 

arcuri arcuri

Da quando l'ex premier Giuseppe Conte ha scelto di trasformarlo nel Signor Wolf del suo secondo governo, a cui affidare la risoluzione di gran parte dei problemi che esponevano mediaticamente Palazzo Chigi, dal Covid al salvataggio dell'Ilva di Taranto, passando per la Banca popolare di Bari, per Arcuri sono cominciati i guai.

 

roberto speranza domenico arcuri roberto speranza domenico arcuri

In primo luogo mediatici, complice anche una scarsa attitudine a rispondere alle domande sgradite, liquidate con frasi memorabili come «penso di avere, ma di non aver voglia di divulgarle, comunicazioni sufficienti a giustificare, ammesso che si debba giustificare che noi abbiamo comprato siringhe che sono molto più performanti di altre».

 

DOMENICO ARCURI DOMENICO ARCURI

Ma anche giudiziari, a partire dalla doppia iscrizione sul registro degli indagati nell'inchiesta delle Procura di Roma sulla maxi commessa da 800 milioni di mascherine cinesi ordinate dalla struttura commissariale per l'emergenza Covid allora retta da Arcuri e costate alle tasche dei cittadini 1,25 miliardi di euro.

 

domenico arcuri by osho domenico arcuri by osho

Dopo la segnalazione di operazione sospetta da parte della Banca d'Italia sui movimenti dei mediatori della fornitura, ripagati dalle aziende cinesi fornitrici con provvigioni milionarie, parte l'indagine da parte dei pm capitolini.

 

Inizialmente, il 9 novembre scorso, iscrivono sul registro degli indagati Arcuri e Antonio Fabbrocini, dirigente di Invitalia «prestato» alla struttura commissariale, con l'ipotesi di reato di corruzione.

 

DOMENICO ARCURI DOMENICO ARCURI

Il primo dicembre in un'annotazione indirizzata ai pm, il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza suggerisce la perquisizione dell'abitazione e dell'ufficio di Fabbrocini, oltre a quella dei mediatori e di altre persone coinvolte nell'inchiesta.

 

Tre giorni dopo, gli uomini delle fiamme gialle si recano a casa dei mediatori, il giornalista in aspettativa Mario Benotti, l'imprenditore milanese Andrea Tommasi, il finanziere sammarinese Daniele Guidi e il trader ecuadoriano Jorge Solis e di altre persone, anche non indagate, coinvolte nella vicenda, per svolgere le perquisizioni richieste.

 

Ma il giorno prima il reato è cambiato in traffico di influenze illecite e le posizioni di Arcuri e Fabbrocini sono state oggetto di uno «stralcio totale», con annessa richiesti di archiviazione, dagli esiti a oggi ancora ignoti.

 

domenico arcuri domenico arcuri

Ad aprile, come un fiume carsico, un pezzo dell'indagine che punta verso funzionari pubblici, riemerge dai contenuti di una richiesta di rogatoria internazionale inviata dai magistrati romani ai colleghi della Repubblica di San Marino, relativa ai conti correnti di Guidi e rivelata in esclusiva dalla Verità. Il reato stavolta è quello di peculato e gli indagati sono di nuovo Arcuri e Fabbrocini.

 

Sulle mascherine della maxi fornitura sta indagando, contro ignoti, anche la Procura di Gorizia, che nei mesi scorsi ha sequestrato 115 milioni di mascherine, il residuo di una fornitura da 250 milioni di pezzi.

 

DOMENICO ARCURI 1 DOMENICO ARCURI 1

Provvedimenti disposti dopo che esami di laboratorio disposti dalla Procura hanno stabilito che «la capacità filtrante è risultata essere addirittura dieci volte inferiore rispetto a quanto dichiarato, con conseguenti rischi per il personale sanitario che le aveva utilizzate».

 

Tra i 12 produttori delle mascherine oggetto di sequestro, almeno sette corrispondono, secondo l'elenco dei dispositivi validati dal Cts, a fabbricanti riconducibili solo alle tre aziende fornitrici della maxicommessa.

 

DOMENICO ARCURI CON LA MASCHERINA CALATA SOTTO IL NASO DOMENICO ARCURI CON LA MASCHERINA CALATA SOTTO IL NASO

Arcuri però non si trova addosso solo gli occhi della giustizia penale, ma anche di quella contabile, che sta svolgendo verifiche sulle siringhe luer lock volute dall'ex commissario e difese a oltranza con dichiarazioni come quella sopra ricordata.

 

Siringhe in larga misura cinesi, che in virtù del prezzo più alto rispetto ai modelli tradizionali sono state pagate circa 10 milioni di euro. La Corte dei conti vuole accertare se per somministrare il vaccino anti Covid prodotto da Pfizer non potessero bastare dispositivi standard, assai più economici e che il nostro Paese produce in abbondanza.

 

DOMENICO ARCURI FRANCESCO BOCCIA DOMENICO ARCURI FRANCESCO BOCCIA

Inizialmente l'allora commissario aveva sostenuto che si trattava di una richiesta del produttore del vaccino, che però ha negato la ricostruzione dell'ex commissario.

 

L'ultima grana giudiziaria è arrivata ancora dalla Corte dei conti, che pochi giorni fa ha bocciato l'accordo sottoscritto a febbraio tra il Mise, Invitalia e Reithera, azienda di Castel Romano che doveva sviluppare un vaccino contro il Covid.

 

arcuri reithera 2 arcuri reithera 2

Un accordo che le toghe contabili ritengono debole rispetto all'investimento sulla produzione del vaccino mentre veniva dato troppo spazio a un rafforzamento generale dell'azienda, compreso l'acquisto della sua sede.

 

Mario Draghi ha affidato l'emergenza Covid in altre mani, ma ad Arcuri, al meno per ora, rimangono in mano gli altri dossier che erano affidati a Invitalia, a cominciare dall'Ilva.

 

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