Luca Monticelli per lastampa.it - Estratti
«È sbagliato usare la parola “genocidio” con questa facilità, mi chiedo se il Papa e i suoi collaboratori si siano resi davvero conto della pesantezza di questa affermazione». Edith Bruck, scrittrice sopravvissuta ai lager nazisti, è stupita che il Pontefice nel suo libro sul Giubileo possa avvalorare la tesi che a Gaza stia accadendo un genocidio.
«Sono stupita che una persona come il Papa si lasci andare a un ragionamento del genere in un libro, che non ne pesi la gravità. Allo stesso modo, però, non sono stupita perché vedo che oggi è molto facile parlare di genocidio ogni volta che ci troviamo davanti a dei massacri», sottolinea Bruck.
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Lei, che ha dedicato la sua vita alla letteratura e alla memoria, visitando le scuole e confrontandosi con i giovani, crede fermamente «nell’unicità della Shoah». E lo ripete anche al telefono dalla sua casa nel centro di Roma: «La Shoah è il vero genocidio. La guerra a Gaza – così come altri disastri, altri dolori – è drammatica, ma continuando a ripetere che là c’è un genocidio si sminuisce totalmente quelli che sono i veri genocidi, che si verificano quando c’è la distruzione pianificata di un’intera comunità».
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«Un’altra cosa che non si dovrebbe fare è confrontare la Shoah ad altri fatti storici, ma purtroppo oggi non si fa altro che paragonarla ad altre tragedie, facendo così un grande errore». La scrittrice ricorda che «i nazifascisti hanno sterminato sei milioni di ebrei, hanno bruciato un milione e mezzo di bambini e lo hanno fatto pianificando le uccisioni in modo sistematico e su larga scala, seguendo un’ideologia razzista e antisemita». Quindi, insiste, non riconoscere l’unicità della Shoah e continuare ad avere la pretesa di equipararla ad altre stragi la si «banalizza, si appiattisce la memoria e il suo significato».
Allo stesso tempo, spiega, sbaglia l’ambasciata israeliana a rispondere al Papa affermando che il 7 ottobre è stato un massacro genocida. «Il 7 ottobre è stato sì un massacro, un attentato terroristico enorme, ma non un genocidio». Né vuol sentir parlare di “pogrom”, un altro termine che Bruck ritiene abusato nel linguaggio corrente. «Io che sono nata nell’Europa orientale so che cos’è un pogrom, è una parola pesante da usare, chi lo fa con grande leggerezza non sa che cosa voglia dire». È però d’accordo con l’ambasciata che questa ennesima discussione contribuisca a isolare ancora di più Israele.
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Bruck tiene a sottolineare che lei è amica di Papa Francesco: «Con lui ho un buon rapporto, sia chiaro». E non si sbilancia su come possano evolvere le relazioni tra i cattolici e gli ebrei e il dialogo interreligioso alla luce di quest’ultima polemica: «Non ho letto il libro», aggiunge.
Nel febbraio del 2021 il Pontefice andò a trovare Edith Bruck a casa, «un incontro straordinario, indimenticabile», lo definisce la scrittrice. I due sono rimasti in contatto e in questi anni si sono sentiti telefonicamente. «Quando mi è venuto a trovare – ricorda – Papa Francesco mi ha detto: “Edith, basta una goccia di bene per migliorare questo mare nero”. E io gli ho risposto che ho fatto una pozzanghera».