“STEFANIA CRAXI NON VUOLE CHIAMARCI 'SENATRICI'. LA SUA OSTINAZIONE È SGRADEVOLE E FUORI TEMPO” – LA LETTERA INDIRIZZATA AL PRESIDENTE DEL SENATO, LA RUSSA, FIRMATA DA 76 PARLAMENTARI PER PROTESTARE CONTRO LA SENATRICE DI FORZA ITALIA CHE USA IL TERMINE “SENATORE” PER LE SUE COLLEGHE: “UN VERO PECCATO SE IL SENATO RIMANESSE ARRETRATO IN POSIZIONI DEL TUTTO ANACRONISTICHE” – LA REPLICA: “SONO INCARICHI ISTITUZIONALI CHE SI CHIAMANO IN UN CERTO MODO, A PRESCINDERE DAL GENERE…"
Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “la Stampa”
Il termine «senatrice» non dovrebbe essere difficile da pronunciare. Eppure, a Palazzo Madama, la presidente della commissione Difesa e Affari esteri, Stefania Craxi, di Forza Italia, non ce la fa. O meglio, si rifiuta. Preferisce «senatore», anche se deve rivolgersi a una sua collega. La senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Aurora Floridia racconta di aver «più volte chiesto, la settimana scorsa in commissione, di essere chiamata senatrice. La presidente Craxi, però, ha ignorato la mia richiesta».
E così, Floridia si è fatta promotrice di una lettera, indirizzata al presidente del Senato Ignazio La Russa e firmata da 76 colleghi dei gruppi Pd, M5S, Avs, Italia viva e Azione, per chiedere che in Aula e nelle commissioni venga «sempre garantito il rispetto del linguaggio di genere» e «riconosciuto il diritto di ogni senatrice ad essere chiamata, "senatrice" e non "senatore"». L'ostinazione di Craxi per la declinazione maschile viene definita nella lettera «sgradevole e fuori tempo».
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L'uso del «linguaggio di genere», proseguono i firmatari, è «un alleato irrinunciabile nella battaglia comune per l'eliminazione della violenza contro le donne e sarebbe un vero peccato se il Senato della Repubblica rimanesse arretrato in posizioni del tutto anacronistiche». Craxi però punta i piedi: «Ci sono degli incarichi istituzionali che si chiamano in un certo modo, a prescindere dal genere delle persone che li rivestono. E io mi attengo a questo», replica stizzita. «Piuttosto - aggiunge - mi preoccuperei del fatto che le donne continuano a percepire almeno settemila euro in meno all'anno rispetto agli uomini. Ecco, direi di concentrarci su battaglie decisamente più importanti».
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