Maurizio Belpietro per ''La Verità''
Chi sia stato in Lotta Continua, ossia in un movimento da cui uscirono molti dei protagonisti degli anni di piombo, dovrebbe maneggiare con cura le parole, anche perché le parole stampate sul giornale del gruppo della sinistra extraparlamentare poi si trasformarono nelle pallottole che assassinarono il commissario Luigi Calabresi.
maurizio belpietro intervistato
Ma Gad Lerner, che di Lotta Continua fu uno dei principali leader e di quel quotidiano fu vicedirettore, nonostante l' età, non pare avere imparato niente da quella stagione e ancora oggi, a molti anni di distanza dall' agguato al funzionario della Digos milanese, per il quale furono condannati il capo di Lc e alcuni militanti, continua imperterrito a impartire lezioni cariche d' odio. L' ultima l' ha vergata questa settimana sulVenerdì, il settimanale del quotidiano La Repubblica.
L' incipit del testo è il seguente e consente fin dall' inizio di capire con che genere di personcina tollerante si abbia a che fare: «Vorrei compilare qui, a futura memoria, una lista di proscrizione». Lerner lo definisce un elenco meramente simbolico, perché, mentre si appresta a lanciare il sasso, già coraggiosamente preferisce nascondere la mano affinché qualcuno non lo reputi penalmente responsabile di ciò che sta scrivendo.
Il simpatico collega compila un catalogo di persone da proscrivere, ossia - come spiega il dizionario Zanichelli - da esiliare, bandire, cacciare, deportare o confinare, e però aggiunge che lui non ha il potere di mettere al bando chicchessia. Cioè Lerner sta chiedendo «l' eliminazione» (vedi Dizionario Garzanti) di un certo numero di persone, ma mette le mani avanti precisando di non avere il diritto di farlo e dicendosi certo che «nessuno gli farà del male a causa mia».
Anzi, i tipi che sta per menzionare, saranno felici di essere citati nella sua rubrica e «si compiaceranno del mio dispetto così come del plauso entusiasta di chi vede in loro il ritratto ideale dell' anticonformista, eretico, scorretto perché vicino al popolo». Il preambolo, in cui Lerner mostra quanto sia elevata la considerazione che ha di sé («si compiaceranno d' essere messi nella mia lista»), serve a introdurre l' argomento, ossia gli intellettuali del regime. Quello mussoliniano, quello che nel 1938 introdusse le leggi razziali.
Giornalisti e scrittori che rispondono al nome di Telesio Interlandi, Giovanni Preziosi, Giorgio Almirante, Julius Evola. Ma non è di loro che Lerner vuole parlare.
PAOLO DEL DEBBIO DRITTO E ROVESCIO
I loro nomi servono solo per evocare le campagne del Minculpop, il ministero della cultura popolare nell' epoca del Ventennio. Negli anni, questi scrittori e giornalisti «martellarono l' opinione pubblica sulla pericolosità degli ebrei, dei massoni, dei negri e dei meticci». Il linguaggio e gli argomenti di quei propagandisti del razzismo italiano novecentesco, scrive l' ex vicedirettore di Lotta Continua, giornale che con gli oppositori politici usava un linguaggio delicato e leggero come i proiettili della P38, «sono uguali identici a quelli adoperati dai loro epigoni contemporanei».
giuseppe cruciani foto di vito maria grattacaso luz 5
Sì, quei «loschi individui», è sempre Lerner che scrive, facevano «ricorso allo scherno e alla provocazione satirica, rappresentavano deformi e viziosi i bersagli etnici prescelti», così come oggi un gruppo di intellettuali e giornalisti fa contro gli immigrati.
E chi sono gli epigoni di Telesio Interlandi, Giorgio Almirante, Giovanni Preziosi e Julius Evola? Il comunista con il Rolex cava dal taschino l' elenco, così come rassegnando le dimissioni da direttore del Tg1 per aver mandato in onda immagini pedopornografiche cavò la lista di chi gli aveva sussurrato una raccomandazione e, pur essendo stato nominato da Massimo D' Alema, citò solo onorevoli di destra. Dal catalogo di persone da proscrivere - cioè, ribadiamo, da eliminare, espellere, deportare -spuntano i nomi di Mario Giordano, Paolo Del Debbio, Giuseppe Cruciani, Vittorio Feltri e del sottoscritto. Tutti da esiliare e cacciare.
VITTORIO FELTRI E MATTEO SALVINI
Un elenco a futura memoria, perché ci si ricordi di loro quando Matteo Salvini non sarà più in auge, come ovviamente l' editorialista della lotta di classe si augura. Io e i colleghi di altri giornali accostati a un elenco di scrittori e giornalisti che «si macchiarono di antisemitismo». Anzi definiti «i nuovi difensori della razza», anche se di razza credo che nessuno di noi (parlo per me, ma credo di poterlo fare a nome anche di qualche altro amico) abbia mai parlato o scritto. Credo ci sia poco altro da aggiungere alla faziosità di un tipo che si autodefinisce «Infedele».
Mi consola solo un fatto: che Lerner non ne abbia mai azzeccata una. Non parlo di quando pronosticava la rivoluzione. No, penso a quando sosteneva che abbattendo Gheddafi non ci sarebbe stato nessun esodo biblico verso l' Italia. E anche a quando, con un ghigno sarcastico, commentò la mia assoluzione in un processo, dicendomi: «Questo è solo il primo grado». Come era immaginabile, essendo un noto difensore della libertà di parola, si augurava la mia condanna in appello. Senza sapere che la sentenza era definitiva.