1 - COPASIR, GLI AFFARI DELL’AZIENDA DI URSO CHE PROSPERAVA SOLO CON L’IRAN
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini e Fabio Tonacci per www.repubblica.it – 30 maggio 2021
[…] Urso […] è anche un imprenditore che, per anni, è stato in affari con l'Iran. Non esattamente un Paese neutro e neutrale. La storia ruota attorno alla Italy World Service srl, una società di consulenza in cui Urso ha avuto ruoli operativi e la rappresentanza legale, prima di cedere le quote al figlio nel luglio 2017.
La Iws "opera - si legge nei documenti depositati alla Camera di commercio - nel settore della consulenza e assistenza a professionisti e imprese", in particolare "nella internazionalizzazione delle loro attività". Urso ha sempre sostenuto che il core business della società fosse diffuso, avendo nel portafoglio clienti aziende italiane che operano nei paesi del Golfo, ma anche in Turchia, Sudafrica e Albania.
elisabetta belloni adolfo urso copasir 1
Analizzando i bilanci, però, si scopre qualcosa di diverso. La Iws nel 2016 fattura 425mila euro, nel 2017 350mila, nel 2018 147mila e nel 2019 crolla a 57mila, quando le perdite sono addirittura superiori al fatturato. Cosa accade? Due cose, a leggere i verbali di assemblea. La prima. Nel luglio 2017 Urso, che ha appena compiuto sessant'anni, decide di candidarsi al Senato quindi lascia il timone della Iws al figlio, pur mantenendo una quota di minoranza nel pacchetto azionario. La seconda: a marzo del 2018 viene chiusa la sede di Teheran dove erano impiegate una dipendente e una collaboratrice. Dunque: senza Urso e senza Iran, gli incassi si riducono quasi a zero. Com'è possibile? […]
2 - LA RETE DI MELONI TRA USA ED EUROPA
Adalberto Signore per “il Giornale”
Quando ieri è stato ufficializzato che sarà Liz Truss il nuovo leader del Partito conservatore britannico e, quindi, il successore di Boris Johnson a Downing Street, in molti dentro FdI hanno pensato a un segno del destino.
Facile, infatti, trovare più di una similitudine tra la Truss e Giorgia Meloni - dalla collocazione politica al fatto di essere coetanee - e altrettanto banale immaginare che la sua nomina a primo ministro del Regno Unito possa essere di buon auspicio in vista delle elezioni del 25 settembre.
Al di là delle suggestioni, però, di certo c'è che la rete internazionale su cui sta lavorando ormai da tempo la Meloni si va ulteriormente rafforzando. La leader di FdI, infatti, ha ben chiaro che se davvero toccherà a lei andare a Palazzo Chigi è proprio su quel fronte che si rischia di più.
Soprattutto se resterà la divergenza di vedute con la Lega dell'alleato Matteo Salvini, in particolare sulla cosiddetta guerra del gas. Proprio ieri, infatti, Vladimir Putin ha fatto sapere che «le forniture riprenderanno solo con la revoca delle sanzioni», un affondo che ha fatto schizzare il prezzo del gas e che irrigidisce di molto le posizioni. Rischiando, inevitabilmente, di allargare la distanza tra Meloni e Salvini su un punto che è determinante per quella che sarà la percezione dell'Italia all'estero dopo il 25 settembre.
giorgia meloni alla conferenza dei conservatori cpac, in florida 2
La leader di FdI ne è ben consapevole. Ecco perché non perde occasione per ribadire la sua ferma posizione filoatlantica, nettamente schierata a favore di Kiev e mai esitante nel condannare l'invasione dell'Ucraina decisa dal Cremlino.
Ecco perché ha accolto con favore la nomina della Truss, non solo ultraconservatrice e tatcheriana, ma anche decisamente a sostegno dell'Ucraina, tanto da aver ipotizzato un processo a Vladimir Putin in stile Norimberga. E poi, altro punto di grande intesa, sempre molto dura con la Cina che considera una vera e propria minaccia. Esattamente come la Meloni, che nel 2008 - allora ministro della Gioventù - criticò la scelta di tenere le Olimpiadi a Pechino. Infine, in qualità di presidente dei Conservatori europei, è nelle cose che la leader di FdI abbia un canale privilegiato con la Truss. I Tories, infatti, hanno dato un contributo determinante alla nascita dei Conservatori europei di cui oggi la Meloni è presidente.
E solo dopo la Brexit Raffaele Fitto - primo italiano ad entrare nei Conservatori e oggi uno degli «ambasciatori» della Meloni in Europa - ha preso il posto del britannico Syed Kamall come co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento Ue.
Con la Truss, insomma, la leader di FdI avrà un canale privilegiato. Tanto che dopo il 25 settembre sarà proprio Londra la meta di uno dei suoi primissimi impegni internazionali. Non a caso, ieri la Meloni si è congratulata con il nuovo primo ministro del Regno Unito, dicendosi certa che «sarà possibile rafforzare» una «già consolidata collaborazione politica e culturale».
Per il resto - dovesse andare a Palazzo Chigi - l'idea è quella di fare i primi bilaterali di peso senza troppa fretta, magari a margine dei prossimi Consigli Ue in programma a Bruxelles. Oltre il fronte europeo c'è - ovviamente - quello atlantico. I buoni uffici con il Partito Repubblicano non sono un mistero, tanto che la Meloni è stata l'unico politico italiano ad essere invitata due volte - nel 2019 e lo scorso febbraio - alla Conservative Political Action Conference, la più grande conferenza politica del mondo conservatore.
Ma anche con i Democratici è aperta un'interlocuzione.
giorgia meloni alla conferenza dei conservatori cpac, in florida
E chissà che una mano non la stia dando pure Mario Draghi. Di certo - dopo le parole di approvazione verso la leader di FdI, arrivate dall'ex segretario di Stato americano Hillary Clinton - nei prossimi giorni sarà il presidente del Copasir Adolfo Urso ad andare a Washington. Dove, certamente, incontrerà esponenti dell'amministrazione americana. Una visita significativa, visto che l'esponente di Fratelli d'Italia - che anche grazie alla sua fondazione FareFuturo ha da decenni rapporti stretti con gli Stati Uniti - solo qualche giorno prima ha in agenda un viaggio a Kiev. Non un dettaglio, sopratutto considerando che proprio dal Copasir sono passati i quattro decreti sulle armi da inviare in Ucraina.