Da “Posta e Risposta – la Repubblica”
Caro Francesco, grazie per l'accenno al Premio Tenco assegnato, tra gli altri, a Claudio Baglioni. Non so se sei informato che da un po' di tempo il presidente del Club Tenco sono io. E la scelta di Baglioni, insieme a quella fatta lo scorso anno su Mogol, mi ha regalato un po' di giudizi negativi. Il tuo, al di là della condivisibile ironia, è rispettoso e te ne sono grato.
Sergio Staino
LA RISPOSTA DI FRANCESCO MERLO
Caro Bobo, non lo sapevo e non è mai bello il "non sapere" per un giornalista. Ma sono felice di condividere con te l'ironia sull'Italia dello spaccio e del consumo di premi che, diceva Arbasino, "sono ricompense per buona condotta, riconoscimento di servigi, contraccambio di favori, soccorsi ai bisognosi, coronamenti di carriere, estreme unzioni ai moribondi, parchi della rimembranza, musei di figure di cera". E tuttavia, hai fatto bene ad accettare l'incarico "onorandolo" con qualche esperimento di disintossicazione, pur senza, per ora, esagerare.
Non è un compito facile perché il successo dell'Italia dei premi è alimentato dall'Italia anti-premi, dallo sprezzante controcanto che si nutre del canto e anche della sua putrefazione, come il Festival e il Controfestival di Sanremo.
Aggiungo che esiste un linguaggio della premialità: per esempio il nome dolciastro da vecchie zie dello Strega e il toponimo veneziano di piazzetta, Campiello, indicano le ottuse mondanità da liquorino e da cortile. Non so se la coppia di nomi, Tenco e Bobo, il diavolo buono e l'angelo comico, riusciranno a togliere il sussiego alla "canzone impegnata" italiana, che nel premio Tenco si riconosce: concertone, pantere nere e il cantagiro del sindacato. Magari un giorno ce lo racconterai a fumetti.
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