Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
SELFIE DI MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI
Ignazio La Russa, che nella sua carriera politica ne ha viste tante, e che oggi siede accanto a Giorgia Meloni e presiede l'assemblea nazionale di Fratelli d'Italia, la mette giù con filosofia, quasi con la lente di uno psicanalista, e offre una punta di colore: «Si tratta di mancata elaborazione del lutto. Come talvolta accade nei grandi amori che si spengono: in Forza Italia non hanno accettato il declino, l'essere terzi dopo aver a lungo dominato, e Salvini da parte sua soffre, non elabora, la concorrenza di Giorgia, che è ormai è quasi ad un passo dalla Lega».
SILVIO BERLUSCONI E MATTEO SALVINI
Come negli amori che finiscono ci sarà anche questo, l'idealizzazione di Berlusconi che per tanti non passa, la caratura di Salvini che non riesce a sostituirlo, quel terzo incomodo della Meloni, per tanti, troppi, più attraente di entrambi.
giorgia meloni ignazio la russa
Ma l'«incidente» di ieri in Parlamento, dice anche altro, in modo più prosaico, senza grandi metafore: «Forza Italia è spaccata, con una minoranza che detta legge e l'incubo di un'annessione dolce da parte della Lega che viene rimandato di mese in mese, ma che resta lì, come una spada di Damocle sul partito che fu il primo d'Italia, Salvini da parte sua non è un federatore, non ha il carisma per unire», dice in modo fermo e distaccato un esponente azzurro del governo, di quella porzione di Forza Italia che ad Arcore, dall'inner circle di Berlusconi, viene guardata con sospetto se non con aperta ostilità.
matteo salvini con caffe e green pass sul tavolo
Il voto di ieri sul green pass, gli oltre 900 emendamenti della Lega, le accuse del Movimento Cinque Stelle che si accoda agli strali del segretario del Pd Enrico Letta e parla di schizofrenia politica del partito di Salvini, scoperchiano un tratto del centrodestra che è ormai dato per assodato, almeno sino a quando gli equilibri resteranno questi: la federazione dei tre partiti è al momento una chimera.
La vuole Salvini, che l'aveva anche annunciata per fine estate. Non la vuole Berlusconi che preferisce il partito unico, anche se ogni tanto dice sì (ma solo per alcune settimane) al leader della Lega.
enrico letta matteo salvini meeting rimini
E non è nemmeno in agenda per Giorgia Meloni, che attende solamente le urne, quando saranno, per decidere con i voti chi sarà il vero leader del nuovo centrodestra. Tante dinamiche producono anche quello che è successo ieri: la Lega che vota con Fratelli d'Italia ma che, contemporaneamente, loda ogni giorno il presidente del Consiglio Mario Draghi; governista, ma anche con l'insostenibile, continua, tentazione di non lasciare tutta la prateria della lotta all'esecutivo alla sola Meloni.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
Forza Italia che assiste e incassa, ibernata nelle sue correnti, nelle sue divisioni, nell'equivoco ormai lunghissimo di essere un partito con un grande leader che però da due anni non va in tv, che vive spesso di programmi e progetti ma altrettanto spesso di nostalgie e resistenza a oltranza, per difendere un bottino elettorale ormai rimpicciolito. In mezzo c'è anche l'attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi, e l'esperienza di questo governo che si è insediato per uscire dal Covid ma anche per attuare un programma di riforme suggerito da Bruxelles.
Se la Meloni si definisce nella sua «opposizione patriottica» e ne guadagna in consensi, Forza Italia difende la sua caratura moderata e liberista e spera di salvare il suo pacchetto di elettori, Salvini e la Lega governano ma al contempo decrescono rispetto ai massimi di poco tempo fa. Del resto, se in Umbria a ottobre, in alcuni Comuni, gli azzurri e la Meloni vanno insieme, oppure i tre partiti ognuno per suo conto, come a Spoleto, ormai nessuno si può stupire.
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