Felice Manti per "il Giornale"
«Beati i perseguitati dalla giustizia perché di essi è il regno dei cieli». Sarà contento Mimmo Lucano di essersi guadagnato il paradiso, almeno secondo il Vangelo di Matteo (5, 10) per colpa del processo che lo vede alla sbarra per favoreggiamento dell' immigrazione clandestina quando era sindaco di Riace, in Calabria.
Al processo il pm Michele Permunian ha chiesto la sua condanna a 7 anni e 11 mesi (4 anni e 4 mesi per la compagna Lemlem Tesfahun) anche per associazione a delinquere, abuso d' ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d' asta e falsità ideologica per presunti illeciti nella gestione del sistema di accoglienza dei migranti nel centro della Locride.
Tutte macchinazioni, dice lo stesso Lucano ai microfoni di KlausCondicio su Youtube, trasmissione condotta dal massmediologo Klaus Davi, che si paragona a una vittima della giustizia: «È una condizione che non vorrei augurare a nessuno, neanche alla peggiore persona». Nemmeno a Silvio Berlusconi, che Lucano - candidato in ticket con Luigi de Magistris a governatore della Calabria - ingaggia nel suo stesso «girone», quello dei perseguitati dalle toghe: «C' è sempre una dimensione umana che bisogna rispettare. Non è giusta la persecuzione, non è mai una giustificazione. Vale anche per Berlusconi come per qualsiasi altro essere umano».
Per un Silvio Berlusconi «riabilitato» da sinistra - sulla falsariga di Michele Santoro - e un Matteo Salvini tutto sommato «risparmiato» («I lager di San Ferdinando e la rivolta dei neri non comincia con Matteo Salvini, con il quale non condivido nulla. Devo obiettivamente riconoscere che loro - i leghisti, ndr - non c' entrano nulla») c' è un uomo di sinistra su cui Lucano addensa luci inquietanti.
«Le mie disgrazie coincidono con l' avvento di Marco Minniti al ministero dell' Interno - sibila Lucano - la mia percezione da imputato principale a Locri è che c' è stata una sorta di intelligence che stabilisce che sono pericoloso», aggiunge, lanciando una bizzarra ipotesi su fantomatici «apparati del sistema di questa area progressista» nel quale l' ex ministro dell' Interno, calabrese come Lucano, avrebbe «un ruolo centrale». «Una volta mi hanno invitato per parlare in maniera diretta a Reggio Calabria ma Minniti non è venuto», ricorda.
luciana lamorgese marco minniti
Un' altra volta l' allora prefetto Luigi De Sena (poi diventato parlamentare Pd) gli avrebbe detto «attenzione che il vento sta cambiando, e proprio quelli che sono i tuoi amici potrebbero esserne la causa, perché stai facendo delle cose che involontariamente ribaltano i rapporti con i capi clan libici». Insomma, l' esperimento di Riace avrebbe dato fastidio a chi dall' immigrazione clandestina ci lucra. «E non escludo che nel 2018 la 'ndrangheta abbia chiesto alla Rai lo stop alla messa in onda della fiction dedicata a Riace», quella interpretata da Beppe Fiorello.
Insomma, è la solita storia: servizi segreti, affari sporchi, 'ndrangheta e malagiustizia. In una parola, la Calabria.
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