In un mondo normale, l’apparizione di Luciano Moggi all’assemblea dei soci della Juventus, in sostegno ad Andrea Agnelli, presidente uscente di un consiglio di amministrazione uscente e per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per falso in bilancio, sarebbe interpretato come un bacio della morte. Ma nel mondo dei soci Juventus non lo è stato.
Moggi, ex direttore sportivo del club juventino fino al 2006, radiato da ogni incarico nel mondo dello sport come deciso dalla Fgci, confermato dal Coni e anche dal Consiglio di stato, è stato per la Cassazione «l'ideatore di un sistema illecito di condizionamento delle gare del campionato 2004-2005 (e non solo di esse)», e la sua condanna in appello è stata annullata solo per la solita prescrizione.
Fino al 2021 Moggi non era azionista della Juventus ma oggi si è presentato all’ultima assemblea degli azionisti dell’èra di Andrea Agnelli per sostenere il presidente e screditare la giustizia sportiva che ha deciso di riaprire il caso plusvalenze, per cui i dirigenti Juve erano stati assolti, dopo le novità dell’inchiesta della magistratura ordinaria di Torino.
Moggi ha acquisito di recente le azioni per poter intervenire in assemblea e ha dichiarato: «Se è vero che è stato riaperto il caso plusvalenze perché pensano di aver trovato cose nuove, allora dovrebbe essere riaperta anche Calciopoli». E ha concluso regalando ad Agnelli un cofanetto in confezione regalo contenente una chiavetta Usb in cui ha spiegato essere contenute tutte le intercettazioni dell’inchiesta che lo ha messo ai margini del calcio italiano. Il tutto applaudito dai soci, gli stessi che hanno respinto con percentuali bulgare la richiesta avanzata da un azionista di una azione di responsabilità nei confronti del management uscente.
Allo stesso tempo, mentre applaudivano Moggi e bloccavano la possibilità di un risarcimento danni, nei confronti del cda, i soci hanno anche approvato il bilancio del club al 30 giugno 2022, riscritto per andare incontro ai rilievi della Consob e in particolare a quelli sulla seconda manovra stipendi.
Tutto si tiene in casa Juve, perché se da una parte il consiglio di amministrazione uscente ha deciso di riscrivere il bilancio per dimostrare di tenere da conto i rilievi della authority di vigilanza sul mercato, dall’altra Agnelli ha continuato a rivendicare di aver agito correttamente e che le accuse nei confronti della dirigenza sono ingiustificate.
Se ne va con il suo ultimo stipendio da presidente in tasca, pari a 520 mila euro secondo il bilancio approvato in assemblea, mentre quello dell’amministratore delegato Maurizio Arrivabene è pari a 1,22 milioni di euro. Dal prossimo anno le remunerazioni del nuovo consiglio di amministrazione saranno legate ai risultati finanziari, magra consolazione.
La società intanto chiude il bilancio al 30 giugno con 232 milioni di euro di rosso e una inchiesta che potrebbe farle rischiare la posizione in Serie A, ma agli azionisti per ora va bene così.
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