Da ansa.it - ottobre 2023
Le Finals? Per noi sono più importanti delle Olimpiadi".
Non usa mezzi termini il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, in merito al torneo Atp riservato ai primi otto tennisti del mondo in programma dal 12 al 19 novembre a Torino.
"Stiamo utilizzando l'impianto più capiente d'Italia e stiamo andando verso il tutto esaurito - spiega - Significa che il nostro sport ora ha bisogno di impianti molto più capienti.
MALAGO’
Paolo Brusorio per “la Stampa” - Estratti
L'ufficio del numero uno del Coni è un florilegio di foto, maglie, pettorali, palloni, dediche, pagine di giornali incorniciate: hall of fame dello sport olimpico italiano e cabina di regia di una spedizione che cercherà di migliorare le 40 medaglie vinte tre anni fa a Tokyo. Cento giorni alla cerimonia inaugurale dei Giochi, ma sono giorni di guerra e di tensione.
Presidente Malagò ha ancora significato la definizione tregua olimpica?
«Non parlarne significa abdicare alla realtà dei fatti, credo che il governo delle istituzioni dello sport debba fare l'impossibile per mantenere vivo il significato. Più che anacronistica, la tregua olimpica è molto complicata».
Gli atleti russi e bielorussi gareggeranno ancora senza bandiera e inno. Decisione inevitabile o si sarebbe potuto allentare la presa?
«Troverai sempre qualcuno per cui si doveva fare di più o diversamente, ma il fatto che sia ucraini sia russi siano insoddisfatti ci fa capire che questa soluzione è la meno peggio».
La regola 50 della Carta Olimpica, seppur ammorbidita, limita le manifestazioni politiche degli atleti ai Giochi. Ma oggi è una censura o una regola per limitare il caos?
giovanni malagò ed angelo binaghi foto mezzelani gmt 05
«La parola censura mi fa venire i brividi, ma bisogna calarsi in chi organizza i Giochi Olimpici. Certi elementi sono super strumentalizzabili da chiunque, il perimetro entro cui muoversi ci deve essere».
Quindi?
«Lo spirito non è censurare, ma dare una regola anti-caos».
Come già a Tokyo, sfilerà la Palestina: alta tensione?
«La speranza è che in questi 100 giorni i missili possano lasciare spazio alla diplomazia. Spero in uno spiraglio che possa evitare questo massacro quotidiano. Alternative non ci sono, peggio sarebbe lasciare a casa israeliani o palestinesi».
Avremo il portabandiera o i portabandiera come a Tokyo dove sfilammo dietro a Jessica Rossi ed Elia Viviani?
giovanni malagò e angelo binaghi foto mezzelani gmt 09
«Un comitato olimpico nazionale può fare quello che vuole, ma se il presidente è membro Cio, come lo sono io, più che sbagliato è inelegante non seguire le indicazioni in tema di gender equity. A maggior ragione, poi, se i prossimi Giochi saranno in casa nostra».
Il Coni prevede che siano olimpionici: vale sempre?
«Ho un'idea ma fino al 22 aprile, quando la comunicherò alla Giunta, me la tengo. La regola della medaglia d'oro non è scritta, ma è una consuetudine che ci piace mantenere».
Ha mai visto un atleta come Sinner?
«Sinceramente no. La cosa che più apprezzo è il comportamento e lo stile. Jannik portabandiera? Mi hanno tirato per la giacchetta, ma la cosa più credibile l'ha detta lui, più giusto che la portino gli altri. Sarei il primo a pensare a lui per la cerimonia di chiusura, significherebbe, come Jacobs a Tokyo, aver vinto l'oro».
Conquistare due volte Parigi, Roland Garros e Giochi, è il suo obbiettivo. Ha sentito?
«Per il mondo che rappresento è meraviglioso sentirglielo dire. Meraviglioso malgrado il presidente della sua federazione Binaghi continui a derubricare i Giochi. Una delle frasi più comiche mai sentite, un'offesa per il mondo dello sport».
Da Sinner a Jacobs: perché Marcell invece non ha conquistato gli italiani?
«Non ne sono convinto. Conosco benissimo Jacobs, è una persona di grandi qualità e non solo in pista. Ma gli italiani sono altalenanti nei loro giudizi e nelle loro emozioni. Non sanno aspettare. Per qualcuno, non troppo competente però, dovrebbe fare lo sfracello in ogni gara dopo quello che ha vinto, ma non funziona così nello sport e soprattutto nei 100 metri».
C'è chi lo definisce un malato immaginario.
«Appunto, quelli che non conoscono l'atletica. Quando vinci o perdi una medaglia per un millesimo di secondo, se ti tolgono anche solo un dente devi rivedere l'assetto in gara. Per dire dei dettagli».
giovanni malagò e angelo binaghi foto mezzelani gmt 07
La proiezione Nielsen ci assegna 46 medaglie a Parigi (tredici ori). A Tokyo ce ne diede 41 e furono 40 (ma Nielsen scentrò completamente le previsioni sull'atletica). Fatta la tara, le fa paura una cifra simile?
«No, sono sempre ottimista. A 100 giorni però è un discorso prematuro. Abbiamo ancora in bilico molte situazioni, il basket e la 3 x 3 femminile per esempio: è complicato qualificarsi ma non è un'ipotesi bislacca prendere una medaglia se andremo a Parigi. La pesistica? Se andiamo in cinque possiamo arrivare a tre medaglie, ma ancora la qualificazione è aperta. E potrei proseguire».
C'è una medaglia "sicura"?
«So che loro si arrabbiano, ma gli atleti più forti che abbiamo sono i due velisti Ruggero Tita e Caterina Banti. Non a caso anche Nielsen li candida a quell'oro già vinto a Tokyo. Sono fortissimi e si giocano la vittoria su 10 gare, una puoi sbagliarla e da regolamento scartarla. E l'ultima, la medal race, vale doppio. Sono quasi blindati».
La medaglia a sorpresa?
«Sergio Massidda nel sollevamento pesi».
World Athletics premierà gli ori di Parigi nelle proprie specialità con 47.000 euro. Da Los Angeles 2028 soldi anche per argento e bronzo. Graffio allo spirito olimpico o strada inevitabile?
«Credo non si debbano fare ipocrisie, noi abbiamo ribadito i premi - 180mila euro lordi per l'oro, 90 per l'argento e 60 per il bronzo - sinceramente non vedo di dover fare polemiche se questi premi vengono assegnati da un soggetto rispetto a un altro. L'atletica è di gran lunga lo sport più universale che esiste, ci sono molti Paesi del Continente africano che vanno a medaglia, è anche un messaggio per supportare questi atleti».
(…) Strada chiusa per il terzo mandato di Malagò?
giovanni malagò foto mezzelani gmt008
«Io sono sereno, ma è curioso che venga consentita alle federazioni questa opportunità e non a chi le rappresenta. A pochi mesi dalla mia scadenza abbiamo le Olimpiadi invernali in casa e sono sette anni che ci metto cuore e testa». Le rifaccio la domanda: partita chiusa? «Non deve farla a me. Qualcuno, però, sta ragionando sul fatto che la norma sia quanto meno insolita».
giovanni malagò e angelo binaghi foto mezzelani gmt 04 giovanni malagò e angelo binaghi foto mezzelani gmt 06 MALAGO BINAGHI giovanni malagò e angelo binaghi foto mezzelani gmt 08