Estratto dell'articolo di Giulia Zonca per “la Stampa”
La gabbia cala sul circuito dell'ippodromo più grande al mondo e Marcell Jacobs guarda i cavalli entrare negli stalli dalla terrazza del Meydan Hotel, a Dubai, dove il campione olimpico si allena da fine dicembre[…]. Il primo start dell'anno è previsto il 4 febbraio, a Lodz, Polonia, per i 60 metri che aprono la stagione indoor. Prima tappa di un 2023 con vista Mondiale, in agosto, a Budapest.
[…] Dalla sua canzone più ascoltata Dubai: «Ho vari figli, ho vari sosia, ho vari cloni, ma non ho competitori», da «$ Freestyle» di Sfera Ebbasta.
«Io ho vari figli che adoro, ho vari cloni che possono tentare di imitare me e il mio modo di correre e ho vari cloni che vogliono comportarsi come me per sentirsi fighi, ma non ho competitori. Non parlo dei rivali, ognuno è unico, con le proprie esperienze».
[…] Ha avuto tante fregature?
«Il giusto. Le batoste servono, nella vita le mazzate sono necessarie, sempre, a più riprese. Quando tutto sembra facile non ti godi nulla e nel momento in cui cadi ti fai male, se prendi botte eviti di rifare lo stesso errore».
Le mazzate sono sempre necessarie?
«Sì, ti trovi in situazioni inedite e impari. Dopo le Olimpiadi ho dovuto faticare per recuperare gli stimoli importanti che avevo prima. […] La carriera non mai è scontata, neanche dopo due ori olimpici».
Ha vinto un Mondiale indoor e un titolo europeo. Dove sta la bastonata?
«Dopo la stagione al coperto ho avuto la sensazione che sarebbe stato tutto in discesa e l'ho presa sotto gamba».
Ha recuperato le motivazioni?
«Non solo, ho ritrovato la voglia, l'attenzione. Oggi so che quando raggiungi livelli altissimi, per migliorare anche di poco serve il doppio del lavoro».
[…] Lei, Kerley, attuale campione del mondo e gli altri sprinter vi punzecchiate parecchio.
«Sono rivalità sane. Non ci si manca di rispetto, ci si stima, sfotterci ci dà stimoli e porta attenzione all'atletica che è seguita troppo poco».
Quando il record di Bolt, 9"58, è diventato un tempo reale e non marziano?
«Dopo le Olimpiadi ho smesso di pormi i limiti. Se lo fai ti fermi. Ho rinunciato a ipotizzare cronometri, mi dedico ai movimenti, ai gesti, immagino di farli nel modo più veloce possibile. Corro».
[…] In pochi anni ha cambiato diversi manager, perché è così difficile rappresentarla?
«Non pensavo lo fosse. Nel 2018 mi sono affidato alla società di Fedez, mi aspettavo che stare vicino a lui desse visibilità ma lì non hanno mai sviluppato un progetto. Me li aspettavo pronti al risultato invece ho vinto a Tokyo e mi hanno scritto 24 ore dopo. Erano al mare e non gliene fregava niente. Per contrasto, quando mi sono trovato davanti a persone che promettevano soldi e numeri mi sono affidato. In qualche mese ho realizzato che mi raccontavano come non sono. C'era poca trasparenza».
[…] Ha appena conosciuto Valentino Rossi, altro italiano che va veloce.
«Bello scoprire che dietro i campioni ci sono essere esseri umani disponibili e gentili, interessati a ciò che fai. Mi ha scritto subito un bel messaggio, rimarremo in contatto. Lui ha riscritto lo sport, non solo la MotoGp».
Rossi è stato la faccia dell'Italia. Vive lo stesso ruolo?
«Ancora non come lui, ha vinto l'impossibile. Mi piacerebbe essere conosciuto all'estero quanto Vale».
Lei non lo è abbastanza?
«Non mi sembra. In pista ho fatto il massimo, sono andato più veloce che potevo, ma intorno a me qualcuno ha sbagliato qualcosa. Prima mi hanno detto "bisogna essere globali", poi "il simbolo dell'italianità". Tutti sanno che Valentino è italiano però porta l'Italia nel mondo, persino a Bali ci sono maglie gialle con il 46».
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