1. IL VALORE DI SAPER VINCERE 1-0
Gianni Mura per “la Repubblica”
L’Inter risponde e resta prima e sola. Risponde a modo suo, nel solito modo, quasi fosse abbonata all’1-0: ormai sono 9 volte (su 12) che arriva questo risultato. Numeri troppo alti per essere rubricati come casuali. L’1-0 di Empoli vale più di altri inanellati finora, anche se molti ingredienti non cambiano. Un cinismo di fondo, che si può anche definire praticità: gol segnato al primo tiro in porta.
Pacche sulle spalle di Handanovic, fresco di rinnovo di contratto (ecco una mossa azzeccata). Niente di speciale o di miracoloso, ma grande attenzione tra i pali e anche nelle frequenti uscite cui l’ha chiamato il gioco dell’Empoli. Cui l’Inter ha concesso per lunghi tratti l’iniziativa, oppure sfacciatamente l’Empoli se l’è presa.
Nel fraseggio rasoterra, decisamente meglio quelli di Giampaolo, più veloci e reattivi. Ma con una pecca grave, che ha reso vano il gran lavoro di gruppo: poca precisione nell’ultimo passaggio, idem nelle conclusioni.
Aggiungiamoci il forte sospetto di un rigore, Murillo su Pucciarelli. Fosse finita pari, ci sarebbe stato poco da dire. Ma, in questo campionato così equilibrato, ancora senza un padrone, dove alla fine vincerà chi sbaglia meno (Allegri dixit, ed è vero), l’Inter sta sbagliando meno, perché riesce, soprattutto grazie alla difesa, a cavare il massimo da un gol segnato, a subìre, non sempre serenamente, il gioco altrui e a limitare i gol incassati: solo 11.
Vale più di altri l’1-0 di Empoli perché l’Empoli veniva da quattro vittorie di fila e sul suo campo il Napoli aveva pareggiato, come la Fiorentina nel derby di Toscana, a Firenze. E perché l’Inter, dopo la sconfitta interna con la Lazio, era chiamata a mantenere le distanze, tanto più conoscendo i risultati di Fiorentina e Juve. Obiettivo centrato, esigenza primaria soddisfatta. Per lo spettacolo si vedrà, c’è tempo.
A un punto dall’Inter, Fiorentina e Napoli. A tre la Juve, a sei la Roma, che rischia di perdere contatto. Dietro il deserto, anche perché il Sassuolo pareggia col Frosinone e il Milan riesce a perdere anche col Bologna.
La Fiorentina vince bene a Palermo, il pubblico dà un esempio di sportività applaudendo Ilicic, l’ex che decide la partita mentre Zamparini decide di richiamare Iachini al posto di Ballardini ma poi ci ripensa. Risulta più difficile leggere il futuro della Fiorentina. Quando tutti girano, è quasi irresistibile, ma ha i titolari contati. Almeno un difensore e un centrocampista di valore sono necessari.
Il discorso vale anche per il Napoli, forse in misura minore. Ma, per buona parte della gara col Torino, si è capito perché Sarri manda in campo sempre gli stessi. Perché la qualità di Valdifiori, pur in crescita, e David Lopez è inferiore a quella di Allan e Jorginho. Il vero spettacolo del Napoli è il tridente d’attacco.
Autentico babà il gol d’Insigne, pallonetto al volo, impreziosito dalla rotazione dei tre denti: Higuain a destra, Callejon a sinistra, Insigne al centro. Azione che da sola vale il prezzo del biglietto, ma non credo che Sarri ne sia rimasto abbagliato. Nel bilancio avrà sottolineato anche la paratona di Reina su Quagliarella, il rigore regalato da Ghoulam, la libertà eccessiva di cui ha goduto Acquah ma anche la gran prova di Hysaj. Il Toro tiene aperta la partita, c’è tensione e si vede. Non ricordo il caso di due tecnici espulsi contemporaneamente.
La Juve passa invece un pomeriggio tranquillissimo. Non poteva preoccuparla un Verona cui è venuto a mancare anche Toni. Semmai, e Allegri lo temeva, un approccio sbagliato alla gara dopo sette vittorie consecutive. Che ora sono otto. Si rivede un gol su punizione: Dybala. L’ultima pennellata vincente era stata di Pirlo, nel derby.
Alla Roma non basta essere avanti 2-0 e 3-2 a Verona. Il Chievo rimonta e pareggia. Molte assenze nella Roma ma anche molte latitanze dei presenti. E se uno di questi è Manolas, molto si spiega. Non si spiega perché la Roma sul mercato stia cercando di tutto, tranne che difensori.
Sabato Roma-Milan sarà una sfida tra deluse. Più il Milan, ovviamente, che dopo i poco esaltanti pareggi con Carpi e Verona sbaglia un sacco di gol e crolla nel finale. Cosa manca: continuità di risultati, giocatori di personalità, gioco. C’è un’aria di precarietà nei rapporti tra società e Mihajlovic, tra Mihajlovic e squadra.
Strano che nessuno a Milanello abbia mai pensato a Donadoni, in panchina. Oggi come oggi, sta meglio dov’è e comunque lo ha commosso l’affetto di quelli che erano i suoi tifosi. Infine, benvenuto al gol-non gol. Tutto chiarito in un minuto, nessuna discussione a Verona. E benvenuto, esordio in A, al giovane Ajeti: un autogol e un gol, ne avrà da raccontare.
2. IL MILAN AFFONDA, MIHAJLOVIC IN BILICO
Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
Il Milan è una squadra sbagliata perché è quasi impossibile darle equilibrio.
È piena di trequartisti che non saltano l' uomo e di uomini normali in mezzo al campo, senza più differenza.
Questo condanna a non avere regolarità di gioco. Prendiamo ad esempio le ultime sei partite: il Milan ha segnato reti 0-4-0-1-4-0. È evidente che manca un filo, che si va a caso. Mihajlovic d' altra parte non è mai stato portatore di un calcio proprio.
Non ha caratteristiche definite, è un buon gestore di situazioni. Fa di una pratica virile il suo fondamento, un vecchio spirito di spogliatoio che temo non sia adatto a una società fine come è sempre stato il Milan. Mihajlovic definisce i ruoli ma lascia che la loro esattezza faccia il gioco. Di suo non sa dare di più.
In sostanza c' è una squadra sbagliata e un allenatore che non può accomodarla. Il Milan non ha prepotenza, Mihajlovic sì. Spostare questo peso per avvicinarsi crea scompensi ulteriori, manda tutti fuori dal proprio modo di essere. Di sicuro il Milan non merita il punto e mezzo a partita, il suo essere rimasto fuori dal campionato fin dalla prima giornata, ma non c' è una soluzione che salvi.
E qui si arriva alla società. Il Milan si è spezzato quando Berlusconi ha tolto i suoi investimenti miracolosi e ha introdotto Barbara per equilibrio familiare. Non è un problema di Barbara, certamente sarà una risorsa, ma con lei è diventata un' altra società, un insistito vorrei ma non posso.
Questo ha causato mercati che hanno abbassato incredibilmente il fatturato e la competitività mantenendo però gli stessi obblighi di risultato. Berlusconi il generoso, l' intenditore, l' uomo in più, è diventato uno che ha pensato di mettere tutti d' accordo: Galliani con Barbara, il risparmio con i risultati, l' esigenza finanziarie con mister Bee. È molto difficile da fare in pochi mesi, più facile scambiare quello che è conveniente con quanto è necessario.
Infatti il Milan è una mezza buona squadra e una società rauca, che pensa ancora in grande ma corre a piccoli passi. Si può cambiare Mihajlovic, forse l' uomo sbagliato di una squadra sbagliata, ma è la società a dover essere sincera con se stessa, a raccontarsi ogni tanto la verità. L' altra parte di Milano intanto resta prima in classifica in fondo a una giornata scivolosa. L' Inter non ha giocato benissimo, ma ha rischiato niente su un campo molto difficile.
MILANO DOUBLE FACE MILAN INTER
L' Empoli veniva da 4 vittorie consecutive, ieri ha mostrato solo buona volontà, nessuna idea diversa. È stata normalizzata a spallate e poi battuta con il classico gol di un centravanti bravo e isolato. In trasferta l' Inter ha preso solo 5 reti, meno della metà della Fiorentina, 2 meno della Juve, 3 meno del Napoli.
Questo non sarà un gran gioco, ma è un gioco chiaro, produttivo, conforme. Non si può chiedere di più a chi ha questi risultati. Nessuno ha la certezza che giocando meglio vincerebbe di più. E oggi vincere è ricchezza reale. La Juve intanto continua il suo filo di vittorie. In 8 gare ha recuperato 6 punti all' Inter, 7 a Fiorentina e Napoli, 14 alla Roma, 34 punti in totale. Ma anche le altre corrono.