POGBA SI IN-GAZA PER I BOMBARDAMENTI ISRAELIANI - IL FRANCESE SCENDE IN CAMPO PER SOSTENERE LA CAUSA DI GAZA: IL CENTROCAMPISTA DELLA JUVE HA PUBBLICATO SU INSTAGRAM UNA FOTO DEI VOLI DI ALCUNI BAMBINI UCCISI NEI BOMBARDAMENTI DEI GIORNI SCORSI: "ALLAH PROTEGGA IL POPOLO DI GAZA" - IL CALCIATORE HA RISCOPERTO LA FEDE ISLAMICA UNA VOLTA DIVENTATO FAMOSO: "L'ISLAM MI HA DATO UNA IDENTITÀ. A VOLTE METTIAMO IN DISCUSSIONE LA VITA PER QUALSIASI STUPIDAGGINE, SERVE UN FULCRO"
il post di paul pogba con le facce dei bambini morti nei bombardamenti a gaza
Giulia Zonca per “la Stampa”
Paul Pogba non ha mai avuto paura di mostrare bandiere, lui stesso potrebbe definirsi così, nome di un calcio ancora ribelle e indipendente, talento che a volte non ha reso al meglio anche perché fuori dal sistema. Oggi, rientrato alla Juve dopo 6 anni al Manchester United, torna a sostenere la causa di Gaza: «Allah protegga il nostro popolo». Idealmente sventola di nuovo i colori della Palestina, come ha fatto davvero, in campo, nel maggio del 2019.
Oggi aggiunge un post alle sue storie di Instagram, non lo ha scritto lui, lo prende da un account che si definisce «Islam is my deen» (l'Islam è la mia guida) e si limita a lasciarlo come è, con le facce dei bambini uccisi nei bombardamenti dei giorni scorsi, prima del cessate fuoco mediato dall'Egitto che regge, come sempre su precari equilibri. Il testo scarno è una denuncia: «Bambini uccisi. Nessuna notizia. Ma siete umani?». La Palestina elenca i minorenni morti, 16, il più piccolo di 4 anni e Israele fa altri conti, dà altri numeri e allontana le responsabilità. In mezzo alla faida la gente continua a soffrire e Pogba sa bene da che parte stare.
Il campione del mondo si è convertito già da stella del pallone, in tempi recenti. Sua madre è musulmana, ma non l'ha cresciuto secondo i principi della religione, lui ne ha sentito il bisogno quando ricco e famoso ha capito di non avere un proposito. Di non avere chiari i valori che servono per mettere in fila ciò che conta ed evitare di farsi stravolgere da ogni cattiva notizia: «L'Islam mi ha dato una identità. A volte mettiamo in discussione la vita per qualsiasi stupidaggine, serve un fulcro».
Se oggi Pogba, infortunato e lontano dal campo per più di un mese, scrive, «vedi il buono in ogni cosa» è per il culto che segue. È per l'esempio di Muhammad Ali che lui ha scelto come punto di riferimento: «Il Corano mi ha detto come affrontare le mie giornate, Ali è come me, un uomo che si è convertito per capire la sua storia».
Qualche anno fa Pogba ha iniziato a pregare con gli amici, si è confrontato con i numerosi colleghi praticanti, è stato alla Mecca, poi ha semplicemente capito «che cosa mi avrebbe messo in pace». E ha individuato esempi. E ha scelto le lotte, molte cause e quella palestinese abbracciata subito senza temere di finire in mezzo alle critiche, di essere contestato. Non è il tipo che si lascia spiegare che cosa fare.
Su tutte le questioni vuole decidere in proprio, lo ha fatto anche sul suo menisco, dopo vari consulti e in accordo con la Juve, ma ha avuto lui l'ultima parola: ha optato per una terapia conservativa, non proprio la più consigliata, per poter riprendere a giocare prima ed essere ai Mondiali del Qatar, i primi in un Paese arabo. Gli interessa per difendere il titolo con la Francia, gli interessa per quel che rappresentano. Nel 2019, la bandiera palestinese gli è stata calata dalla tribuna, lanciata da un tifoso e lui l'ha raccolta e non ha esitato.
Non si è limitato ad alzarla: dopo la partita contro il Fulham, ha fatto il giro del campo con il compagno Amad Diallo, ivoriano e musulmano. Erano altri giorni di bombardamenti e di morti, anche allora ha pubblicato la foto sui suoi profili e anche allora si è scatenato il solito rumore di fondo. Sul conflitto arabo-israeliano non si muovono solo i differenti fronti, pure degli interessi. Diversi giocatori hanno litigato con i propri sponsor per aver manifestato solidarietà a Gaza.
Pogba ha reso il suo credo evidente, tutti sanno come la pensa, i marchi che lo accompagnano e le squadre che lo vogliono quindi la Juve non può essersi stupita. Neanche se pochi giorni fa era a Tel Aviv dove avrebbe dovuto giocare un'amichevole contro l'Atletico Madrid. La partita è saltata proprio perché la situazione era instabile, pericolosa. Pogba è fermo e non si è dovuto porre il problema del viaggio.
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