DIMMI CHE DEPRESSIONE HAI E TI DIRÒ CHE CURA TI SERVE – UN TEAM DI RICERCATORI È RIUSCITO A INDIVIDUARE SEI TIPI DIVERSI DI DEPRESSIONE: UNA DISTINZIONE CHE SI RIESCE A FARE ESAMINANDO QUALI AREE DEL CERVELLO E QUALI CIRCUITI VENGONO ATTIVATI CON LA MALATTIA – UN ENORME PASSO AVANTI NELLA CURA DELLA DEPRESSIONE VISTO CHE, PROPRIO GRAZIE A QUESTE DISTINZIONI, SI POTRÀ DECIDERE SE USARE UN TRATTAMENTO FARMACOLOGICO O PSICOTERAPICO IN BASE A…
Estratto dell’articolo di Danilo Di Diodoro per “Salute – Corriere della Sera”
Si sta iniziando a comprendere meglio che sia la depressione sia l’ansia possono essere sostenute da differenti configurazioni di attivazione cerebrale, e si inizia anche a capire che queste differenze potrebbero aiutare a spiegare perché alcune di queste forme rispondono bene al trattamento farmacologico oppure a quello psicoterapico, mentre altre forme rispondono meno o per nulla.
È, questa, un’importante area grigia della psichiatria, dal momento che si stima che circa il 30-40 per cento di coloro che soffrono di depressione non trae attualmente giovamento dalle terapie.
Una nuova luce su questo problema arriva adesso da una ricerca che è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature Medicine.
Lo studio in questione indica che è possibile individuare almeno sei differenti tipi di depressione, definiti «biotipi», a seconda di diversi pattern (modalità) di attivazione oppure non attivazione di specifici circuiti cerebrali.
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A individuare specifici tipi di depressione e ansia è giunto un gruppo di ricercatori guidato da Leonardo Tozzi, neuroscienziato italiano che lavora presso il Department of Psychiatry and Behavioral Sciences della Stanford University School of Medicine di Stanford, in California, dove dirige il Computational Neuroscience & Neuroimaging Program dello Stanford Center for Precision Mental Health and Wellness. Leonardo Tozzi ha risposto ad alcune domande poste dal Corriere Salute […]
Lo studio pubblicato su Nature Medicine è stato condotto su un campione di 801 pazienti affetti da depressione, alcuni dei quali avevano anche sintomi di ansia.
«[…] nel corso di questi studi i pazienti sono stati trattati con diversi tipi di antidepressivi, come escitalopram, sertralina e venlafaxina, oppure con un trattamento psicoterapico specificamente sviluppato per loro, oppure ancora con il trattamento usato nella pratica clinica corrente. I risultati hanno mostrato che il biotipo Default with salience and attention hyperconnectivity risponde meglio alla psicoterapia, il biotipo Attention hypoconnectivity risponde peggio alla psicoterapia, e il biotipo Cognitive control hyperactivation risponde meglio alla venlafaxina».
I risultati di questo studio potranno fornire indicazioni per un trattamento più personalizzato di depressione e ansia. L’obiettivo sarebbe riuscire a contenere il fenomeno delle persone che non rispondono alla terapia psicofarmacologica o psicoterapica e a orientare i medici in maniera più precisa verso la scelta di una di queste due forme di terapia.
[…] L’importanza di ricerche come questa è indicata anche da dati epidemiologici. Il disturbo depressivo maggiore è un vero e proprio problema di salute pubblica. L’esperienza soggettiva della depressione altera le emozioni, la percezione del proprio corpo, di sé stessi, dello scorrere del tempo. Da un punto di vista dei suoi effetti economici e sociali rappresenta il disturbo più importante per il suo effetto sulla produttività lavorativa.
Solo negli Stati Uniti, la disabilità dovuta alla depressione ha un costo di 336 miliardi di dollari.
Il carico indotto dalla depressione ha il suo impatto maggiore sui giovani, con conseguenze che spesso sono fatali, considerando che tra di essi i suicidi sono triplicati negli ultimi trent’anni.