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ARTSPIA MOSTRE - LA VIDEO ART? E' DONNA. GUARDARE PER CREDERE. ECCO UN ESEMPIO DEI MIGLIORI VIDEO MESSI IN SCENA DA "TOTAL ART": MOSTRA A WASHINGTON DC CHE RENDE GIUSTIZIA ALLO SCHERMO FEMMINILE (VIDEO)

a cura di Teresa Bertuzzi

 

Fino al 12 ottobre il Museum of Women in the Arts di Washington DC  mette in scena il meglio dela video art femminile nella collettiva “Total Art: Contemporary Video”: la mostra è dedicata alle artiste più radicali nella storia della video arte dal 1960 a oggi.

 

I lavori esposti, che spaziano dal surreale al politico all’intimista e che sono stati realizzati con le tecniche più disparate, sono l’espressione di alcune tra le pioniere della storia dell’arte contemporanea.

 

Ecco 10 artiste che grazie alla loro forza e al loro stile hanno contribuito alla crescita di un mezzo di espressione artistica e che sono state fondamentali nella sua definizione.

 

 

1. Janaina Tschäpe (Monaco, 1973) esplora i temi del sesso, della morte, della natura, del mito e della trasformazione utilizzando il proprio corpo come veicolo di espressione. I suoi video, fluidi e spirituali, offrono uno spazio dove diventa possibile sognare a occhi aperti.


 

 

2. Dara Birnbaum (New York, 1946) indaga il mezzo televisivo e come il suo contenuto viene redatto e trasmesso. La Birnbaum compie una vera e propria critica ai media con dei lavori ancora estremamente controversi.

 

 

3. Kimsooja (Daegu, 1957) utilizza video, installazioni site-specific e performance per indagare le implicazioni metaforiche della tessitura e la sua relazione con l’identità culturale e con l’interiorità umana. La maggior parte dei suoi lavori ha a che fare con l’atto fisico del cucire con un ago o, in altri casi, direttamente con il proprio corpo.

 

 

4. Mariko Mori (Tokyo, 1967) crea video futuristici che mirano a svelare le connessioni implicite tra le cose. Mori appare nelle proprie opere in veste di ragazza cyber-fantasy, eppure il suo lavoro è più spirituale e femminista di qualunque altro. Influenzata sia dai manga che dagli antichi testi giapponesi, Mori esplora i molteplici punti d’incontro tra l’arte e la tecnologia.

 

 

 

5. Mwangi Hutter è lo pseudonimo utilizzato da Ingrid Mwangi (Nairobi, 1975) e da suo marito Robert Hutter (Ludwigshafen, 1964), che lavorano insieme da anni. I loro video si focalizzano sulle ferite personali e collettive per poi tentare di guarirle attraverso l’arte.

 

 

 

6. Alex Prager (Los Angeles, 1979) costruisce eleganti film in uno stile Hollywood retro, ma nei quali tempo e luogo non sono mai definiti con precisione. Le sue misteriose clip sembrano spesso soffermarsi su ciò che precede o segue un climax cinematografico, piuttosto che su di esso.

 

 

7. Pipilotti Rist (Rheintal, 1962) attacca la riduzione della donna a oggetto tipica sia della storia dell’arte che del mondo del cinema, creando brevi lavori, strani, sensuali e carichi di colore.


 

8. Michal Rovner (Tel Aviv, 1957) registra scenari reali o teatrali per poi distorcerli grazie all’uso di software, mutare la gamma di colori e per frammentare le immagini in qualcosa di astratto e irriconoscibile. I suoi lavori, non apertamente politici, sono carichi di tensione e conflitto e si risolvono in una visione della realtà confusa ed evanescente.

 

 

9. Margaret Salmon (New York, 1975) gioca nei suoi lavori con la tradizione cinematografica, dal realismo del dopoguerra al cinéma vérité francese. Girando tutti i suoi film da sola, senza una troupe ad assisterla, la Salmon sviscera con drammaticità il lato vulnerabile di vite apparentemente normali, con l’aiuto di colonne sonore emotivamente intense che lei stessa crea.

 

 

 

 

10. Eve Sussman (Londra, 1961) ha dato vita nel 2003 alla Rufus Corporation, un ensemble di performer, artisti e musicisti, attraverso la quale ha ricreato una versione personale di “Las Meninas” di Diego Velázquez. Con il suo team, la Sussman ricrea i capolavori noti dell’arte trasformandoli in video e qualche volta in musical.

 

 

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