LA BATTAGLIA DI DAVID SILVA: IL FIGLIO E’ NATO PREMATURO -GUARDIOLA:“LA COSA PIU’ IMPORTANTE DELLA VITA E’ LA FAMIGLIA. GLI HO DETTO DI RIENTRARE SOLO QUANDO SE LO SENTIRÀ. E NON M' IMPORTA NULLA SE SENZA DI LUI PERDEREMO PUNTI”
Carlos Passerini per il Corriere della Sera
«Mio figlio Mateo è nato estremamente prematuro e sta combattendo giorno per giorno». Che dietro a quelle quattro misteriose assenze nelle ultime cinque partite dell' anno ci fosse qualcosa di maledettamente serio, fra l' altro proprio in coincidenza del primo vero snodo cruciale della stagione del Manchester City, lo si era in realtà intuito già da un paio di settimane, da quando cioè alcuni quotidiani valenciani avevano riferito della presenza in città di David Silva «per importanti ragioni familiari».
La verità l' ha raccontata ieri lo stesso attaccante trentunenne attraverso una confessione in inglese e in spagnolo su twitter, un post a cuore aperto nel quale non si può non percepire tutto il dolore di un padre uguale a qualunque altro padre nella medesima situazione, drammaticamente diviso fra la naturale gioia per la nascita di un figlio e l' ansia per l' impotenza di fronte alle sue condizioni di salute.
Un messaggio nel quale il calciatore, oltre ad aver chiarito le ragioni dei suoi continui viaggi in Spagna, dove il piccolo è venuto alla luce, che avevano generato la solita discarica di illazioni sui social, ha ringraziato compagni, mister e club «per aver compreso la situazione». Il suo allenatore si chiama Pep Guardiola, uno che di banale non dice mai nulla, uno che ha scelto nella fase professionale più alta della propria carriera di rinunciare a un anno in panchina per dedicarlo alla moglie e ai figli, e infatti probabilmente non è un caso che martedì notte, dopo la vittoria per 3-1 sul Watford che ha spedito i Citizens a +15 sullo United in vetta alla Premier, abbia detto queste parole, semplici e bellissime proprio perché semplici e bellissime: «David è libero di scegliere se restare con noi o meno, ma sappia che la cosa più importante della vita è la famiglia».
Il calciatore, al City dal 2010 e che in questa stagione aveva segnato 5 reti in 19 partite di campionato contribuendo alla magnifica cavalcata della sua squadra in patria ma anche in Champions, all' inizio della settimana era infatti tornato a Manchester e martedì aveva giocato tutta la gara, al termine della quale il suo allenatore ha scelto di dispensarlo pubblicamente dagli allenamenti quotidiani. E pazienza se a causa dell' infortunio al ginocchio di Gabriel Jesus e degli ostacoli nell' acquisto di Alexis Sanchez dall' Arsenal ora qualche problema in attacco, almeno di numero, ce l' ha: «Ho detto a David di rientrare solo quando se lo sentirà - ha chiuso la discussione Pep nell' ammutolita press room dell' Etihad Stadium -. E sappiate che non m' importa nulla se senza di lui perderemo punti».
Se in Inghilterra la vicenda del piccolo Mateo sta avendo in queste ore un' eco mediatica enorme - non si contano i personaggi dello sport che incoraggiano il piccolo - non è però solo perché David Silva è David Silva, un formidabile atleta che in bacheca ha un Mondiale e due Europei vinti con la Spagna, ma anche perché di mezzo c' è il ricordo ancora fresco di Bradley, il bambino tifoso del Sunderland scomparso a luglio per un neuroblastoma, a 6 anni: la sua storia, e la sua amicizia con il suo idolo German Defoe che gli è stato accanto fino all' ultimo, ha commosso l' Inghilterra e il mondo.
In Italia recentissima è invece la notizia della malattia di Giacomo, figlioletto dell' ex calciatore Bernardo Corradi e di Elena Santarelli, raccontata su Instagram, anche se la storia del piccolo Mateo ricorda da vicino soprattutto quanto capitò un anno e mezzo fa al difensore allora juventino e oggi milanista Leonardo Bonucci e al suo piccolo, guarda te, Matteo. Che oggi è guarito.
«La più bella vittoria della mia vita» l' ha definita il rossonero. Il mondo del calcio tifa perché ce ne sia un' altra.
Cinque anni fa, erano le feste di Natale del 2012, aveva fatto il giro del mondo una foto di Silva che al Manchester Children' s Hospital abbracciava William, un bimbo di otto anni gravemente ammalato che durante la visita indossava la maglietta rossa dello United, l' altro club della città.
Mentre lo stringeva, il campione non riuscì a trattenere le lacrime: «Io non ho figli» disse, «ma qualcosa dentro me dice che essere qui è giusto». Strana la vita, a volte.