DAGOREPORT! A CHI BRERA? A NOI! IL MERAVIGLIOSO PASTELLO DI BOLDINI NELLA SALA DI INGRESSO DI PALAZZO CITTERIO, OVVERO DELLA GRANDE BRERA APERTA A MILANO LO SCORSO 7 DICEMBRE, E’ INTITOLATO “RITRATTO DI EMILIANA CONCHA DE OSSA” (1888). SULLA DIDASCALIA DELL'OPERA E’ RIPORTATO IL NOME DEL DONATORE, BENITO MUSSOLINI. ALTRO CHE LA CARICATURA DEL DUCE MESSA IN SCENA DA “M”! QUI LE COSE SONO BELLE, SERIE E INTERESSANTI: MUSSOLINI RIENTRA IN UN MUSEO DI STATO…
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giovanni boldini il pastello bianco 4
Se il diavolo sta nel particolare non c’è particolare più interessante che l’ultima riga di una piccola didascalia come quella relativa al “Ritratto di Emiliana Concha De Ossa” del 1888 di Giovanni Boldini (chiamato anche “Pastello bianco”) esposto nella magniloquente sala principale di Palazzo Citterio, ovvero la Grande Brera inaugurata a Milano lo scorso 7 dicembre. La didascalia riporta solo che è un pastello su tela “donato /donated by Benito Mussolini”.
Già, altro che “M”, una caricatura del duce tirata fuori “per far cassetta”. Qui le cose sono belle, interessanti e serie. Il nome Mussolini torna in bella vista uno dei maggiori musei di Stato del Paese attraverso una magnifica opera di Giovanni Boldini, che è sotto la tutela della soprintendenza.
Nel 1888 le tre sorelle cilene Concha de Ossa, modelle d'eccezione e parenti del diplomatico Ramòn Subercaseaux, uomo di grande cultura, viticultore e pittore dilettante amico di John Singer Sargent, visitarono lo studio di Boldini a Parigi. Fu Sargent a introdurre nella cerchia dell'alta borghesia cilena il Boldini, a cui, nel giro di pochi anni, Subercaseaux commissionò quattro ritratti e il pittore rimase colpito dalla minore delle tre sorelle, Emiliana, una "giovinetta di diciotto anni, bella come un amore", scrisse. La dipinse e il successo di pubblico e di critica dell'opera fu immediato: presentato all'Esposizione Universale di Parigi del 1889, il “Pastello bianco” (primo titolo dell'opera) divenne famoso.
hitler ranuccio bianchi bandinelli e mussolini agli uffizi[2]
Boldini decise allora di tenere l’opera per sé e ne realizzò una seconda versione che partì per l'America al seguito della famiglia Concha de Ossa. L’opera rimase nell'atelier parigino del maestro custodito dalla sua ultima musa, Emilia Cardona. Fu lei, la vedova Emilia Cardona a donarlo a Benito Mussolini, che non lo tenne per sé e lo destinò alla Pinacoteca di Brera. Emilia detta Milli, era più simpatica che bella: di corporatura rotonda, faccia larga incorniciata nella levigata capigliatura bruna dalla quale faceva scendere sul naso un grazioso ricciolo. Vestiva sempre elegantemente, spesso con un copricapo a zuccotto che esaltava la naturale simpatia dei tratti del volto.
emilia cardona boldini in una foto del 1930 [2]
“Pastello bianco” va associato a un altro dipinto di Boldini conservato al Museo Boldini di Ferrara, dal titolo “Donna in nero” del 1889; ma questa in nero non finì tra le mani del duce.
giovanni boldini il pastello biancolibero andreotti emilia cardona boldini in the falconiera in 1931libero andreotti emilia cardona boldini in the falconiera in 1931 1benito mussolini palazzo citterio il giardino palazzo citterio14 palazzo citteriopalazzo citterio milanogiovanni boldini 3