
“CHI MI SCEGLIE DEVE PUNTARE A VINCERE IL CAMPIONATO” – ANTONIO CONTE TORNA A LANCIARE FRECCIATE A DE LAURENTIIS, DOPO CHE IL NAPOLI HA BATTUTO 1-0 IL MONZA E HA AGGANCIATO L’INTER IN TESTA ALLA CLASSIFICA, IN ATTESA DELLA SFIDA DI OGGI DEI NERAZZURRI COL BOLOGNA: “STO BENE NELLA CITTÀ, DA CASA VEDO IL MARE, I TIFOSI MI AMANO, C’È LA PIZZA E IL MANDOLINO. MA NON BASTA. C’È BISOGNO DI PROGRAMMAZIONE, FINORA HO DATO UNA MANO A DE LAURENTIIS, MA HO RESTITUITO CON GLI INTERESSI” – L’ATTACCO SGUAIATO AI GIORNALISTI: “DEVO PROTEGGERMI, NON POSSO TOLLERARE CHE SI ABUSI DEL MIO FONDOSCHIENA” – VIDEO
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INTER 71 POINT (32 Games)
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— Siaran Bola Live (@SiaranBolaLive) April 19, 2025
Estratto dell’articolo di Monica Scozzafava per www.corriere.it
Contavano i tre punti, il Napoli li ha presi, per una notte aggancia l’Inter e torna in vetta. Con sofferenza, certo. Con le gambe pesanti di una squadra ridisegnata a poche ore dalla partita per l’infortunio di Neres, che sente il peso dei tre punti, subisce la pressione del testa a testa e non offre uno spettacolo particolarmente entusiasmante contro il Monza, che è invece a un passo dalla retrocessione.
Ci pensa il solito McTominay a risolvere i problemi dopo 72 minuti. Lo scozzese arrivato dalla Premier tiene il Napoli in lotta scudetto ed evita ulteriori processi ad Antonio Conte.
Ecco, l’allenatore, che spinto dalla vittoria, urla a gran voce lui chi è, cosa ha fatto e soprattutto cosa non è più disposto a tollerare. Diventa lui il protagonista della vigilia di Pasqua, si prende la scena esibendosi in un monologo di dieci minuti in sala stampa. Le domande non servono, Conte ha una sola cosa nella testa: chiarire le parole della vigilia, togliersi sassolini dalle scarpe contro chi, a suo dire («i media»), ha strumentalizzato, ha fatto «sciacallaggio».
[...] «Sto bene nella città, da casa vedo il mare, i tifosi mi amano, c’è la pizza e il mandolino. Non basta. Dal punto di vista professionale conta anche altro. C’è bisogno di programmazione, finora ho dato una mano a De Laurentiis, ho ricevuto dalla città e dalla sua famiglia ma credo di aver restituito con gli interessi.
Chi mi sceglie deve puntare allo scudetto, la Champions non basta. Chi lo dice? A fine stagione parlerò con il presidente al quale ho dato tutto quello che mi ha chiesto, servono armi per andare in guerra, posso fare da garante ma fino a un certo punto. Non sono stupido».
Antonio è un fiume in piena, incontenibile. Va da destra a sinistra, parla dei campi di Castel Volturno: «Troppi infortuni al soleo ai giocatori, non so se dipende dai campi che sono vecchi e vanno rifatti. Continuiamo a lavorare ma per me diventa un gioco al massacro». Il comandante Antonio ha la testa alta e il petto in fuori, non ha badato alle parole di De Laurentiis, che poco prima della partita gli aveva suggerito indirettamente che «certe riflessioni creano disagio e vanno fatte a fine stagione».
Invece, no. La vittoria col Monza, in trasferta, il successo mancava da tre mesi, passa in secondo piano, o forse è il piano da cui (ri)partire senza esclusioni di colpi e con parole anche sopra le righe. L’allenatore sente il bisogno di «difendersi». «Devo proteggermi — dice — non posso tollerare che si abusi del mio fondoschiena. Ho un rapporto sereno con la famiglia De Laurentiis».
[...] Gli occhi della tigre, l’esigenza di sentirsi rispettato: «Non mi sono piaciute certe trasmissioni televisive, non voglio più essere massacrato. Altrimenti sarà stato un bellissimo viaggio insieme». End of communication , è Pasqua.