SENZA CR7 (E ZIDANE) E’ CRISI REAL – 4 SCONFITTE IN 11 GARE, 409 MINUTI SENZA SEGNARE UNA RETE, LA PANCHINA DI LOPETEGUI SCRICCHIOLA – ESPLODE IL CASO BALE: “HA CHIESTO IL CAMBIO PER GIOCARE CON IL GALLES” – SPROFONDA ANCHE IL BAYERN: NIKO KOVAC SEMPRE PIU’ IN BILICO…
E se dalle parti di Madrid avessero sbagliato i calcoli? Per rimpiazzare i 50 gol a stagione di media fatti da Ronaldo in 9 anni (450 in totale) al Real hanno comprato solo l' imberbe brasiliano Vinicius Junior, spedito a fare pratica nella seconda squadra e utilizzato 10' appena anche sabato, nella sconfitta (quarta in 11 gare) con l' Alaves al 95', che ha aggravato una crisi tanto rapida quanto profonda.
Dopo l' addio di Cristiano, il Real sembrava più armonioso, sia in campo sia nello spogliatoio. Ma in undici giorni ha perso tre partite, pareggiando una volta. Senza segnare mai: il digiuno è salito a 409', quasi sette ore, un' anomalia che alla Casa Blanca hanno visto solo negli Anni 80, con Boskov in panchina (1982) e con Amancio (1985).
CR7 non c' è, ma nemmeno Lopetegui sembra all' altezza di Zidane. E dire che la Spagna - per questo allenatore che fuori dalla Federazione ha allenato solo il Porto ad alto livello - ha vissuto prima dell' inizio del Mondiale la sua peggior crisi calcistica: l' annuncio dell' accordo col Real, ha convinto il frettoloso presidente Rubiales a cacciare il c.t.
Lopetegui rimpiazzandolo con Hierro e destabilizzando l' ambiente. Chissà se «Lope» si è già pentito di aver preso la panchina di una squadra reduce da un ciclo irripetibile.
Allegri, per rispetto alla Juventus, aveva declinato l' offerta di Florentino Perez. Ed è stato premiato due volte, perché si è pure ritrovato Ronaldo a Torino. Mentre Lopetegui deve assistere a scene poco Real, con Bale che chiede il cambio per un problema muscolare, ma nell' attesa calcia una punizione. E si ferma ai box, come Benzema, Marcelo, Isco e Carvajal. Il 28 ottobre c' è il Clasico contro il Barcellona: l' importante, per l' allenatore, sarà arrivarci.
2. CRISI BAYERN E KOVAC È SEMPRE PIÙ IN BILICO
Elmar Bergonzini per la Gazzetta dello Sport
È sempre così: il tempo vola quando le cose vanno bene, sembra non passare mai nelle difficoltà. Niko Kovac lo ha capito non appena arrivato al Bayern: ha vinto le sue prime sette partite da allenatore bavarese, conquistando, fra l' altro, la Supercoppa. In tutta la storia del club solo Ancelotti ebbe una partenza migliore (8 successi nelle prime 8 uscite), eppure Kovac dopo appena 11 partite è già in bilico.
Troppo brutto, abulico e rassegnato il Bayern visto contro il Borussia Moenchengladbach (era dal marzo 2015 che i bavaresi non restavano a secco in una partita casalinga di Bundesliga col Gladbach), troppo preoccupanti le quattro partite senza vittoria, per non porsi domande. «Conosco i meccanismi del calcio, della Bundesliga e del Bayern - ha detto il tecnico croato -.
Qui il tempo scorre diversamente che altrove. Abbiamo fatto bene per sette partite e male per quattro...».
DIFFICOLTÀ Proprio lì sta il problema: perché quelle quattro gare pesano come un macigno. Hoeness ha assicurato che non ha intenzione di scaricare il tecnico, ma i giocatori non sono soddisfatti: gli allenamenti sono considerati troppo blandi, il turnover di Kovac troppo estremo. Solo Kimmich e Neuer hanno giocato tutti e 990 i minuti stagionali, Müller ne ha saltati 225, Robben e Ribery circa 300 a testa come Hummels e Boateng. L' idea era quella di coinvolgere e accontentare tutti, nessuno però è soddisfatto. Il mercato estivo del Bayern (0 euro spesi), ha trasmesso alla squadra una sensazione di supremazia assoluta, e in campo si vede.
Era dal 2010 che il Bayern (attualmente sesto a -4 dal Dortmund capolista) non partiva così male. Adesso che c' è la sosta, inoltre, le voci sul possibile cambio di allenatore (si comincia a parlare di Zidane) non fanno che rallentare le lancette dell' orologio.
Alla prossima partita del Bayern mancano 12 giorni: per Kovac saranno lunghi come mai.
lopeteguilopeteguilopetegui portolopeteguiLOPETEGUIlopeteguilopetegui e rubialeshierro lopeteguilopetegui florentino perez