alvaro lojacono

LA SECONDA VITA DI UN ASSASSINO - DAGLI SCONTRI A FUOCO A “MEZZOGIORNO DI GIOCO”, IL TERRORISTA ALVARO LOJACONO CHE HA PARTECIPATO ALL'AGGUATO DI VIA FANI, HA CAMBIATO NOME, E’ SCAPPATO IN SVIZZERA DOVE HA CONDOTTO UN PROGRAMMA TV –L’ITALIA NON HA MAI CHIESTO L’ESTRADIZIONE PER LE CONDANNE NON ESEGUITE: LA COSTITUZIONE ELVETICA RECITA CHE...

Niccolò Zancan per la Stampa

 

lojacono

Lo chiamavano capitan «Zarro». Era il più bravo di tutti a fare i quiz. Assunto come collaboratore a Rete 3 della Rsi, la radio svizzera in lingua italiana, nel giro di poche settimane era diventato il conduttore del programma «Mezzogiorno di gioco». E se quel «Zarro» probabilmente derivava da una storpiatura del nome, di sicuro in quei giorni del 1988 il brigatista rosso Alvaro Lojacono aveva già cambiato cognome e cittadinanza. Per tutti era Alvaro Baragiola, come la madre.

Un cittadino svizzero. «Un tipo brillante», ricordano i colleghi. Un uomo in fuga.

 

 

La fuga Era tornato l' anno prima dal Brasile, o almeno così raccontava. Si era stabilito a Villa Orizzonte, la casa di famiglia in stile Belle Époque. Una villa nel comune di Croglio, quasi al confine italiano.

via fani agguato

E fu proprio lì che andò in visita l' allora ministro socialista del governo ticinese Pietro Martinelli, suscitando le polemiche dell' opposizione. Perché in quei giorni le pendenze giudiziarie di Alvaro Lojacono erano già note, almeno in parte.

 

Ma gli fu concessa comunque la cittadinanza svizzera. Stava iniziando la seconda vita di un assassino.

Il passato sanguinario Secondo la giustizia italiana, Alvaro Lojacono Baragiola il 28 febbraio del 1975 fece parte del commando che lasciò a terra Mikis Mantakas, uno studente universitario greco freddato davanti alla sezione del Movimento sociale italiano nel quartiere Prati a Roma.

via fani archivio alberto coppo

Sempre lui, prese parte all' omicidio del giudice Girolamo Tartaglione, il 10 ottobre del 1978. E ancora lui, assieme ad Alessio Casimirri, era sulla Fiat 128 che chiuse il corteo di morte in via Fani, durante il sequestro di Aldo Moro e la strage della scorta. Di questi tre fatti, soltanto uno lo ha raggiunto in Svizzera.

 

 

«Aveva lavorato in radio fino al giorno prima, ogni tanto raccontava dei suo trascorsi, diceva di essere stato un simpatizzante delle Brigate Rosse», ricorda adesso un collega di allora.

Baragiola è stato arrestato la sera del 9 giugno 1988 in una pizzeria di piazza Molino Nuovo, il quartiere popolare di Lugano. Il processo sul caso dell' assassinio del giudice Tartaglione è iniziato il 9 novembre 1989, l' unico di cui l' Italia abbia chiesto conto.

 

 

lojacono omicidio mantakas

«Durante il dibattimento, Baragiola ha sempre negato le sue responsabilità e respinto tutte le accuse» dice John Noseda, uno dei tre avvocati che compose il collegio difensivo. E poi aggiunge: «Ricordo che sollevammo molte questioni sull' attendibilità del pentito che lo accusava». Questa è sempre stata la linea. Ma intanto le condanne sono diventate definitive.

La condanna In Italia quella per l' assassinio di Mantakas e quella per l' agguato di via Fani. E anche i giudici svizzeri, sulla base delle carte ricevute, hanno emesso una condanna a 17 anni di carcere per l' omicidio del giudice Tartaglione.

VIA FANI

Alvaro Lojacono Baragiola ne sconta 11 nel penitenziario di Losanna (Cantone del Vuad), esce per buona condotta dopo essersi laureato. Quell' estate è in Corsica, in una casa della madre a Ile Rousse. Sarà l' ultimo tentativo della giustizia italiana. La segnalazione è precisa. Viene arrestato dalla gendarmerie perché deve scontare due condanne definitive, subito trasferito nel carcere di Bastia. L' Italia chiede l' estradizione: la Francia non la concederà.

 

Le luci si spengono. Baragiola torna in Svizzera, si sposa, fa due figli, cambia cantone e inizia a lavorare come ricercatore laureato in Economia e Scienze Sociali per l' Università di Friburgo.

VIA FANI2

Ma il suo nome è ricomparso adesso dopo il caso Battisti. C' è anche lui nell' elenco dei terroristi che sono riusciti a sottrarsi alla giustizia. Due giornalisti del sito «Ticino online» lo hanno trovato sull' elenco telefonico. È l' ufficio dell' università. «All' inizio Baragiola era infastidito», spiega il giornalista Salvatore Feo. «Ma poi, dopo un giorno, ci ha cercati e ci ha concesso l' intervista».

Sono parole che aggiungono poco. Non risponde su via Fani. E alla trasmissione Tv italiana «Le Iene», munite di telecamera nascosta, ha ripetuto le solite terribili frasi sulle vittime: «Nulla di personale. Erano qualcosa di simbolico e funzionale».

 

Nessuna estradizione L' Italia non ha mai chiesto l' estradizione alla Svizzera per le condanne non eseguite. L' avvocato di Baragiola è convinto che sia ormai troppo tardi. «Sono tutti fatti ampiamente prescritti per la nostra giustizia», dice John Noseda. L' articolo 25 della costituzione elvetica recita: «Le persone di cittadinanza svizzera non possono essere espulse dal Paese, possono essere estradate a un' autorità terza soltanto se vi acconsentono». Ecco perché sono così importanti gli anni 1988 e 1989, quelli in cui il brigatista conduceva un gioco a quiz alla radio e otteneva un nome nuovo.

VIA FANI 1MORO VIA FANIle auto di moro a via fani dopo l agguato delle brigate rosse L AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MORO

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…