doping russia

DOPING? ZITTI E MOSCA - DOPO IL RAPPORTO DELLA WADA, RUSSIA ISOLATA - CHIUSO IL LABORATORIO ANTIDOPING MA PUTIN RIFIUTA OGNI ACCUSA: “NON VEDO PROVE” - NEL CENTRO FEDERALE DI SARANSK LA FABBRICA DEL DOPING: MARCIATORI USATI COME CAVIE

yuliya rusanovayuliya rusanova

1. ISOLATI

Giulia Zonca per "la Stampa"

 

Il laboratorio antidoping di Mosca è chiuso, ha perso l' abilitazione della Wada e il suo direttore, Grigori Rodchenkov. Le teste cadono mentre i capi negano ma nonostante l'arringa di Putin i toni si sono abbassati.
 

La Russia rischia di restare isolata, intrappolata: non ha più credibilità sportiva, venerdì la Iaaf deciderà se sospendere la federazione di atletica ed è molto probabile che decida di farlo. Putin rifiuta ogni accusa: «Non vedo prove» e raduna tutti gli sport non per affrontare il problema ma per «fare il punto sulle Olimpiadi 2016». I Giochi dove rischiano il castigo.
 

Osservati speciali

PUTIN STADIOPUTIN STADIO

Non hanno più indipendenza perché comunque vada la Russia sarà controllata dall' esterno per i prossimi anni. La Fifa ha preso la gestione dei test della Confederations Cup, anticamera dei Mondiali di calcio, e il calendario più imminente è in bilico.

 

L' atletica ha in cartellone i Mondiali jr, a Kazan, in giugno e la Coppa del Mondo di marcia, a Cheboksary, in maggio, tappa in cui dovrebbe tornare alle gare anche Alex Schwazer, però è difficile che le sedi previste rimangano. La Russia è sotto processo e sa che per uscirne deve concedere qualche colpa.

 

svetlana krivelyovasvetlana krivelyova

Escluso che ammettano il doping sponsorizzato dal governo, più facile che concedano pecche ai piani più bassi.

 

La Casa Bianca interviene

Il Cio ha chiesto che le medaglie assegnate nel 2012 vengano «riconsiderate», pretendono squalifiche esemplari, richiesta che ovviamente non si limita ai singoli atleti.

 

Non esprimono giudizi, però la frase «ci fidiamo della Iaaf» è difficile da fraintendere. Persino il portavoce della Casa Bianca mette pressione con un solo apparentemente neutro «non ritengo ci siano motivi per mettere in dubbio il rapporto Wada». In effetti l' unico motivo per non bandire la Russia sarebbe non considerare veritiero quel dossier.
 

Sebastian Coe non avrebbe voluto trovarsi davanti a questo bivio solo che come presidente dell' atletica Mondiale gli tocca decidere. E come uomo di sport che occupa cariche importanti da un decennio, e non si è mai accorto di nulla, ha bisogno di risposte urgenti per smarcarsi dai dubbi.

 

Sospendere ora la Russia potrebbe dare il tempo necessario per riabilitarla prima delle Olimpiadi, davanti a qualche cambiamento. Il ministro dello sport Mutko all' improvviso promette collaborazione. L' isolamento inizia a farsi sentire.

 

2. GULAG PER CAMPIONI, SARANSK CITTA’ DEL DOPING

svetlana krivelyova svetlana krivelyova

G.Zon. per “la Stampa”

 

C' è una parola che torna infinite volte nel faldone della Wada, un posto che potrebbe persino essere il paradiso dello sport invece è la casa del doping. E fa paura constatare quanto è stretto il confine.
 

Saransk è la patria della marcia russa, quindi a tutti gli effetti un pezzo di patria reale visto tutte le medaglie che sono arrivate da lì. Centro federale perfetto, alta tecnologia, circuito di allenamento da invidia con aria superba e tifo perenne. L

savinova londra 2012savinova londra 2012

 

ì i marciatori sono come rockstar, idoli dell' intera la città che è poi la stessa scelta da Gerard Depardieu per la sua contestatissima cittadinanza ed è una di quelle che ospiteranno i Mondiali nel 2018.
 

Chegin, la sentinella

Le prime accuse arrivano nel 2008, il discusso Viktor Chegin, tecnico di punta del sistema russo, è subito il principale indiziato, ma lui scansa le accuse, rifiuta qualsiasi confronto e sa di poterselo permettere. Dai primi avvertimenti alla reale squalifica passano sette anni e più di 20 positivi pescati nel suo gruppo. Lo chiamano lo stregone ma sarebbe più giusto considerarlo una sentinella.

 

ekaterina poistogovaekaterina poistogova

Lui era il terminale di qualsiasi mossa, gli atleti gli venivano consegnati a 14 anni e diventavo sua proprietà. Stabiliva le regole, i programmi e spediva ogni singolo talento da dottori pronti a manipolare ogni ambizione. Chegin è l' esempio sopra cui la Russia contemporanea ha perfezionato il suo sistema.

 

Sui fogli in cui gli atleti segnavano la reperibilità c' era sempre lo stesso numero di telefono, quello di Chegin. Lui telefonava al laboratorio di Mosca tutte le volte che un ispettore si presentava a Saransk: «Sapete cosa fare», quando la Wada, sospettosa, ha iniziato a spedire lì i suoi agenti per i test sono iniziati i depistaggi. Chegin non ha cambiato atteggiamento neppure quando uno dei suoi pupilli, German Skurygin, è morto di infarto a 45 anni.
 

yaroslav kholopov yaroslav kholopov

«Nessuno è reperibile»

I casi di doping nella sua cerchia non hanno fatto che aumentare, come i soldi. Ultimo finanziamento ricevuto nel 2014: 375 milioni di rubli (5,5 milioni di euro circa), poi il bando ufficiale.

 

L' ha ignorato: ha continuato ad allenare, si è presentato agli Europei di Zurigo come nulla fosse, non era nella delegazione ufficiale ma stava regolarmente al suo posto. Convinto che gli appartenesse a dispetto di ogni norma tradita.
 

«Ho visto atleti in lacrime»

A Saransk addestrava anche gli adepti. Quando il 2 giugno 2015 arriva un ispettore Iaaf, il tecnico Nikitin Sergey vuole una lista dei nomi che devono essere testati ancora prima di farlo entrare. Sono le 6,50 della mattina e lui sostiene che si tratta di un giorno libero:

 

«Nessuno è reperibile». Ovviamente chiamarli al telefono è impossibile, tutti i riferimenti portano allo stesso cellulare, quello di Chegin. All' ispettore non resta che stanare gli atleti di persona.

 

valentin balakhnichevvalentin balakhnichev

Alle 10,25 non ha ancora trovato nessuno. Quando compaiono sono automi e si comportano tutti nello stesso modo: si lamentano perché l' ora non è quella concordata, vogliono scrivere un reclamo, l' ispettore nota nel rapporto: «Erano spaventati, chiaramente non agivano liberamente, uno di loro si è messo a piangere».
 

maria konovalovamaria konovalova

Scene di vita quotidiana a Saransk: il centro specializzato o il gulag per campioni, dove l' aria è salutare e il futuro altamente tossico.
 

 

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