FAB-OULOS FOGNINI, L’ITAL-TENNIS RIALZA LA TESTA – L’IMPRESA DEL NUMERO UNO DEL TENNIS AZZURRO CONTRO MURRAY PORTA DOPO 16 ANNI L’ITALIA IN SEMIFINALE DI DAVIS – IL ‘FOGNA’: ‘CI HO MESSO LA FACCIA E GLI ATTRIBUTI, SONO UNICO. COME MESSI’ (INFATTI, HA ANCHE VOMITATO IN CAMPO)

1. FOGNINI DA RE SPINGE L'ITALIA IN SEMIFINALE 16 ANNI DOPO
Gianni Clerici per ‘La Repubblica'

Nel momento in cui i miei colleghi inglesi, preoccupatissimi per le condizioni fisiche di Andy Murray, distoglievano lo sguardo dal mio informatissimo notes statistico, mi sono ritrovato ad intonare "o' surdato ‘nammurato", insieme a qualche centinaio di spettatori entusiasti per gli eroismi di Fognini.

Devo confessare che il mio entusiasmo non raggiungeva la sonorità di un gruppetto carnevalesco di imparruccati tricolori che, tra la prima e la seconda palla di servizio suggerivano addirittura allo scozzese "looser, looser" e cioè "perdente, perdente", senza rendersi conto di far torto a Fognini, che continuava a mostrare, con intenta correttezza, le qualità opposte, quelle di un vincente molto positivo.

L'avevo incontrato, Fognini, su un divanetto del bar di questo antico club prima della partita. Aveva già un'aria intenta, tanto che - vergogna - non mi ero reso conto di una donna che gli sedeva al fianco, sinchè, mentre si sollevava a regalarmi due bacini sulle guance, avevo sentito il profumo di Flavia Pennetta.

«Spes ultima dea» si era affrettato a mormorare Fabio, trovandomi d'accordo, certo per ragioni meno istintive. Ricordavo che, pur decorato con le rosse medaglie di semifinali al Roland Garros, Montecarlo, Roma, Andy non poteva dirsi uno specialista della terra, al contrario del nostro eroe. E, per giunta, un campo appena allestito, volutamente lento, aveva raggiunto grazie alla pioggia le caratteristiche meno adatte a Murray, e al suo tennis in progressione.

Su quelle dune Fabio ci si sarebbe dovuto ritrovare, specialmente per i cambiamenti di ritmo, di rotazione della palla (lift e slice) e di un colpo che è divenuto sempre più importante per interrompere il tran tran robotico degli scambi d'oggi, il raffinatissimo drop-shot, il colpo goccia, in italico smorzata. Doveva quindi essere, questo Fognini confortato da Flavia, ben conscio di possibilità che andavano oltre lo "spes ultima dea" e, non appena iniziato il match, me l'avrebbe confermato con i fatti, non solo grazie alle ripetute invocazioni a San Gennaro di un mio vicino che non cessava di mormorare "fang stu miracl".

Non per mettere in dubbio l'assistenza divina, ma Fognini impiegava non meno di cinque games per ritrovare se stesso, una posizione in campo più avanzata e, dopo la difficile mezz'ora iniziale, conquistava il set con un parziale di 21 punti a 6. Cercava, un Murray avvisato, di accelerare, per quel poco che gli permetteva Fabio, ma così facendo non guadagnava certo regolarità, anche perché, come mi ricordava il mio vicino Claudio Giua, non era indenne dalle tossine delle quattro ore e venti della prosecuzione del singolare e del doppio di ieri.

Nulla sarebbe mutato in un terzo set per un Murray sinceramente disperato, sempre più dimentico di una qualsiasi scelta tattica, cieco nel colpire con violenza e sempre più incline ad attribuire responsabilità alle dune di terra, graffiata da un paio di scarponi sempre meno mobili. Questo pareggio che portava le squadre sul due pari era in realtà una vittoria travestita.

Solo circostanze irrazionali, solo un infortunio, un improvviso harakiri, avrebbero impedito a un giocatore del livello di Andreas Seppi di perdere contro un bravo giovanotto, Ward, che non è tra i primi cento del mondo ed è del tutto privo del talento necessario alle eroiche imprese. Faticava un tantino più di quanto gli sarebbe accaduto nel primo turno di un torneo, Andreas, ma il suo tennis di superiore categoria affiorava via via, sino a completare una vittoria che, va riconosciuto, rimarrà nei nostri annali col nome di Fabio Fognini.

2. SUPER FABIO: ‘CI HO MESSO LA FACCIA, SONO UNICO'
Stefano Semeraro per ‘La stampa'

Dopo la vittoria Fabio Fognini ha ancora lo sguardo da tigre, sazio ma attraversato da lampi di allegra ferocia. E non vede l'ora di rispondere alle domande: «adesso viene il bello».

Fognini, quanto è stata dura battere Andy Murray?
«Battere uno come Murray è sempre duro. Ho dovuto tirare fuori il mio miglior tennis, ma è per vincere partite così che ho lavorato tanto. Ci ho messo la faccia, e gli attributi, come ho sempre fatto in Coppa Davis. Qualche volta magari rimediando castighi e insulti, ma io sono fatto così».

In campo ha anche vomitato, come Messi. È una novità?
«Sì, non mi era mai successo, un fatto nervoso. Messi però è unico. A pensarci bene anche Fognini è unico».

In tre giorni è passato da un quasi forfait per l'infortunio al costato al trionfo.
«Il giorno più duro è stato venerdì, non sentivo la palla. In doppio ho provato un po' di dolore nel secondo set, oggi solo fastidio a servire. Dopo la sconfitta in doppio per noi era un match in salita, ma a me sono sempre piaciute le partite così. Stamattina mi sono alzato e mi sono detto "dai, mettici la faccia". E ho risposto presente».

Ha vinto in tre set: fosse andato al quarto avrebbe rischiato?
«Sarebbe stato più difficile. Chiudere al terzo è stato importante».

Con l'arbitro ha discusso spesso...
«Dell'arbitro me ne frego. Oggi sono felice, non tiratemi dentro alle polemiche».

Murray era al meglio?
«Era un po' stanco. Ma oggi spero che guarderete più ai miei meriti che ai demeriti di Murray»

È la vittoria più importante della sua carriera? Prima di oggi aveva battuto solo altri due top-ten, Gasquet e Berdych.
«Grande vittoria, ma in Davis ho già dimostrato le mie qualità. Non ho pensato a Murray ma a me stesso. So quello che valgo, e su questa superficie valgo tanto. Ora cercherò di vincerne altre di partite così. In fondo, è il mio lavoro».

 

 

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