dotto di francesco

GIANCARLO DOTTO ESONERA DI FRANCESCO! “SE PALLOTTA IMPARASSE A FIDARSI SOLO DEI CALCIATORI O DI SE STESSO, ANCHE QUANDO SI TRATTA DI PALLONE, DOVREBBE DECIDERE OGGI STESSO DI CHIEDERE SCUSA A DI FRANCESCO E RIMANDARLO IN CONTESTI PIÙ ADEGUATI. I GIOCATORI HANNO RIGETTATO IL SUO GIOCO: E’ UNA SENTENZA…”

Giancarlo Dotto per Dagospia

 

GIANCARLO DOTTOGIANCARLO DOTTO

James Pallotta non sa di calcio, ma sa di uomini (e di stadi). Gli basta sfiorare con il suo pollice bostoniano una superficie umana per capire se è di cartapesta. Quando si tratta di stregoni da panchina o di bipedi calcianti tende a fidarsi. Salvo poi diffidare di chi si fida. Gli basta poco per rovesciare il binocolo.

 

James ha dalla sua l’entusiasmante brutalità del rullo compressore. Che si chiamino Rudi Garcia, Walter Sabatini o le decine di dirigenti italiani o yankee passati per Trigoria, James quando è l’ora ti schiaccia come un brufolo prima che diventi purulento. Non si fa il segno della croce, o forse sì, prima di spianare l’equivoco.

 

DI FRANCESCODI FRANCESCO

Nel mirino ora, dopo la gita all’Olimpico, c’è già il buon Eusebio. Tanto più appassionato quanto più inadeguato. Pallotta ne sta decifrando l’inadeguatezza. E mica perché l’abruzzese gioca il 4-3-3 piuttosto che il 3-5-2. Da vero cacciatore di teste e di qualunque cosa, il boss fiuta l’inconsistenza tremula di chi gli si para davanti. Ne misura la pochezza dei suoni e l’opacità dei lampi. I balbettii spacciati per grida.

 

Non solo lui, a dire il vero. Il guaio per l’onesto Difra è che a misurare l’inconsistenza del leader cominciano, e non da ieri sera, i calciatori, lupi di terra e di mare abituati a confrontarsi con sciamani a cazzo eternamente dritto come Spalletti, Guardiola, Mourinho.  Gente come Dzeko, Nainggo, Strootman, lo stesso De Rossi, in cuor suo, onesto, leale, capace di mentire qualche volta al mondo, mai a se stesso.

 

james pallottajames pallotta

Il rigetto dei calciatori è una sentenza. Non c’è scampo. Ricordate Zeman? Quando fu chiaro che stava portando la Roma allo sfascio con le sue cocciute stravaganze, smisero di giocare. Ricordate Rudi Garcia? Quando cominciò a mostrarsi debole, sazio e distratto da altro, fu sfrattato prima ancora che lui potesse rendersene conto.

 

Nulla di subdolo o riprovevole. Questa è la parte sana dei calciatori. Rigettano chi non sta dalla loro parte o chi non ha abbastanza bastone carismatico per abbassarne la cresta. Il calcio lo fanno i calciatori. Il rigetto dei calciatori è l’anticorpo che salva una squadra. Se Pallotta imparasse a fidarsi solo di loro o di se stesso, anche quando si tratta di pallone, dovrebbe decidere oggi stesso di chiedere scusa a Di Francesco e rimandarlo in contesti più adeguati dove tentare tutta la chirurgia necessaria per cambiare maschera, voce e storia.

 

di francescodi francesco

Ci è riuscito Allegri, l’allenatore meno carismatico del pianeta, perché non dovrebbe riuscirci lui? Ci sono tutti, ma proprio tutti, gli elementi per capire già qui e ora che questa Roma, la Roma umiliata dall’Atletico (un giorno vi racconterò la vera storia del mitologico Alisson da Porto Alegre a Trigoria), costretta a difendersi come una minus habens, e prima ancora dall’Inter con l’alibi della mala sorte e dall’Atalanta con quello della buona sorte, deve cambiare all’istante il suo conducator prima che sia troppo tardi.  

 

DE ROSSIDE ROSSI

Mi risulta stupefacente come, a questi livelli, i livelli di un club come la Roma, non ci si renda conto di come la prima qualità da perlustrare di un candidato sia la sua dote carismatica. Il magnete. Che può diffondersi da quattro fonti primarie, la sua storia, il suo volto, la sua voce, la sua inclinazione a giocare anche perversamente o follemente il ruolo del capo. Prendi Guardiola e Zidane (storia più volto, più voce).

 

Prendi Mourinho (stoffa, tenebra e perversione da leader). Prendi Ancelotti (la sua storia). Prendi Spalletti (volto, voce, stoffa e follia da leader).  Così Conte (aggiungi la storia). Prendi il loco Bielsa o lo stesso Zeman (vedi Spalletti). Prendi Klopp (tutto meno che la storia, meno folle, maniacale e perverso degli altri, ma straripante e messianico abbraccio che ti porta per definizione verso terre promesse). Non prendi Allegri. E’ la Juve il suo carisma.

 

DZEKODZEKO

Prendi Di Francesco. Prova ad accostarlo a un aggettivo subliminale. Non ne trovi uno. Zero. Ragazzo splendido a farci un picnic in una banda di boy scout, ma zero carisma, zero follia, zero perversione. Faccia buia e voce chioccia. Non è lupo e non è lampo. Non è suono. Le sue comunicazioni pubbliche sono strazianti. Ci dicono: “Voi pensate che io non sia all’altezza? Il guaio è che il primo a pensarlo sono io...”.

 

E così prova a confondersi facendo la voce grossa. Ma è voce che non passa. Non è mai un titolo Eusebio. Non è mai un esclamativo. Non è mai, porca miseria, un dubbio: “ma questo è un genio o un cretino?”. Zero enigmi con Difra. Dalle sua parti non latita mai una domanda appena inquietante. Non passa con noi, come volete che passi con la scafatissima banda che dovrebbe governare? Passare da Spalletti a Difra è come passare da Yul Brinner a Cecco Adinolfi

 

NAINGGOLANNAINGGOLAN

La unica forza è anche, a oggi, la sua definitiva debolezza. La sua idea di calcio. La Roma degli ultimi  trentacinque anni, da Liedholm a Spalletti, passando per Eriksson, Zeman, Luis Enrique, Garcia, tra estasi e frane, ha sempre avuto una sua identità di gioco. Ha innamorato e straziato, ma sempre riconoscibile. Questa di Difra è una squadra senza identità e senza nerbo.

 

Con l’unica risorsa che è l’orgoglio dei suoi campioni. Che non ci stanno a perdere. A Bergamo e contro l’Atletico la Roma si è aggrappata poveraccia allo specchio in frantumi della sua identità per salvicchiare una vittoria e un pareggio mai così mortificanti. Dov’è finito il suo calcio fluido e musicale? Nainggo, Strootman e Dzeko erano uomini squadra nel coro di Spalletti, esecutori di uno spartito. In questa Roma sono piccoli, frustratissimi titani che lottano solitari contro il mondo. Ingabbiati in un calcio che non porta da nessuna parte e non lascia altro che fatica e bava alla bocca.   

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…